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Questa settimana parliamo di un luogo destinato all’arte nato in un’oasi naturale sull’Appennino Pistoiese, e di un artista internazionale, Pascale Marthine Tayou, che qui è protagonista di una mostra appena inaugurata, di un duo artistico italiano, i TTOZOI, che hanno sviluppato una tecnica di “pittura” che consente di imprimere sulle tele il Genius Loci dei luoghi, di uno street artist, Ozmo, che ha dato il suo contributo all'”Allegoria della felicità pubblica” a Trento. Abbiamo poi scelto una mostra in Sicilia, con l’artista Lorenzo Reina, che presenta scultura e fotografia, e infine una mostra dedicata ad un grande fotografo contemporaneo italiano, Antonio Biasiucci, protagonista alle Gallerie d’Italia di Torino.

Partiamo da San Marcello Piteglio, nell’Appennino Pistoiese, e dall’Oasi Dynamo, una riserva naturale affiliata WWF, per trovare una sede espositiva dove non è possibile arrivare in auto, ma a cui si accede solo dopo una camminata nel bosco di circa 30 minuti. Si chiama OCA Oasy Contemporary Art and Architecture lo spazio che da circa un anno, sotto la direzione artistica di Emanuele Montibeller, accoglie progetti di arte contemporanea, con un focus particolare sull’indagine del rapporto tra l’uomo e la natura. Domenica 30 giugno, in collaborazione con Galleria Continua, si è inaugurata la nuova stagione espositiva con Love Letter, a cura di da Marco Bazzini e Emanuele Montibeller, mostra dell’artista camerunense Pascale Marthine Tayou, la cui ricerca è incentrata da sempre sull’ambiente.

Presto, nel parco, arriveranno anche installazioni ambientali di Alejandro Aravena, Stefano Boeri, Michele De Lucchi con Mariangela Gualtieri, fuse*, Kengo Kuma, Davide Quayola, Diana Scherer, Matteo Thun e Edoardo Tresoldi. Dopo avere lasciato la macchina in località Croce di Piteglio, l’immersione nella natura per il visitatore sarà totale e le installazioni artistiche parteciperanno con il pubblico a questa immersione.

L’Oasi Dynamo è un territorio prevalentemente boschivo, dove vivono una grande varietà di animali selvatici e tante specie di piante rare. In parte dedicata alle tradizionali attività dell’allevamento e dell’agricoltura, l’oasi si è aperta negli anni anche all’ospitalità, all’eco turismo, alla divulgazione di una cultura sostenibile dell’ambiente. E in quello che fino ad un anno fa era una grandissima stalla per le mucche, è nato lo spazio-museo che nei prossimi quattro mesi consentirà di conoscere l’opera di Pascale Marthine Tayou, artista “produttore” che concepisce un’arte senza confini e norme, nutrendosi delle proprie radici culturali – è nato in Camerun nel 1966 col nome di Pascal Marthin – ma anche dei tanti viaggi fatti. In uno scambio continuo tra arte e vita, ha deciso nei primi anni Novanta di cambiare il proprio nome in Pascale Marthine, entrambi tipicamente femminili, cosciente della mutevolezza e non staticità dell’identità personale.

II. In Sicilia alla scoperta della “Fattoria dell’Arte Rocca Reina”

Una scultura di Lorenzo Reina

Una mostra alla Fondazione La Verde La Malfa – Parco dell’Arte, in occasione del suo XVI anniversario, inaugurata il 23 giugno, che resterà visitabile fino al 15 dicembre 2024, ci consente di presentare un altro luogo dedicato all’arte assolutamente unico, che forse molti ancora non conoscono. Si tratta della “Fattoria dell’Arte Rocca Reina” creata dall’artista Lorenzo Reina, e del Teatro di Andromeda, una vera perla d’arte a 1.000 metri sul livello del mare, un teatro in pietra all’aperto, dalle atmosfere magiche e contemplative, dedicato, in primis, alle donne, essendo rivolto alla Costellazione di Andromeda, da cui trae il nome, e all’umanità tutta. Al contempo la Fattoria annovera un laboratorio d’arte e un museo a pianta ottagonale. La mostra organizzata nella sede della Fondazione Alfredo La Malfa a San Giovanni La Punta (CT) presenta otto sculture di Lorenzo Reina ed anche alcuni scatti fotografici realizzati dal figlio Christian Reina, che restituiscono tutto il fascino del Teatro Andromeda (la foto che abbiamo scelto come copertina di questo articolo è una di queste).

La mostra “Scolpire gli elementi” , secondo le parole della curatrice Daniela Fileccia «[…] vuole andare alla sorgente che ha alimentato l’energia creativa di un archiscultore in grado di accordare gli elementi nell’unico suono dell’origine. Il Teatro Andromeda è un tempio solare in cui si manifesta la quintessenza eterica di terra, acqua, fuoco e aria. Le sculture sono scrigni energetici che nutrono il Teatro, sono immagini cosmiche che dischiudono l’immaginazione creativa, sono strumenti accordati alla musica delle sfere». Per saperne di più continua a leggere›.

III. Dipingere il Genius Loci. Una nuova opera di TTOZOI a Roma

Genius Loci

Genius Loci, TTOZOI, Museo Carlo Bilotti, credits Simone Piresti

Il duo artistico Stefano Forgione (1969) e Giuseppe Rossi (1972), che opera sotto lo pseudonimo TTOZOI, hanno sviluppato una tecnica unica che realizza un altro progetto artistico fortemente legato alla natura e al modo in cui essa continua a permeare i luoghi in cui si sono sviluppate la storia e la cultura dell’Uomo. Come poter catturare il Genius Loci  di questi luoghi? La loro idea è di far lavorare i microrganismi, le muffe, che proliferano su delle tele grezze, fino al momento in cui decidono di bloccarne la formazione con appositi reagenti, quando l’atto creativo viene ritenuto compiuto.

Una mostra organizzata da WEM Gallery al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese fino al 15 settembre 2024, a cura di Gianluca Marziani, presenta al pubblico le opere realizzate durante le sessioni di lavoro all’interno di tre Siti Unesco, simboli della cultura italiana nel mondo: la Reggia di Caserta (novembre 2017), l’Anfiteatro del Complesso archeologico di Pompei (dicembre 2017) e il Colosseo (giugno 2022). Per l’occasione, durante l’inaugurazione della mostra, è stata messa a dimora in una teca di legno una grande tela in juta grezza che è stata cosparsa con farine e lieviti bagnati. Dopo avere lasciato che per 27 giorni il buio e l’umidità permettessero la proliferazione delle muffe, domenica 30 giugno alle ore 11.30 la teca è stata aperta e la tela trattata con i reagenti, per svelare al pubblico le “tracce di memoria” lasciate dal Museo Carlo Bilotti, il genius loci che dà il titolo all’intera mostra. Per saperne di più sulla mostra continua a leggere›.

IV. L’arte si interroga sulla felicità pubblica. Il murale di Ozmo a Trento

Ozmo, Le Tre Grazie

Lo street artist OZMO durante la realizzazione de “Le Tre Grazie” – courtesy Studio d’Arte Raffaelli Trento

In occasione di Trento Capitale Europea del Volontariato 2024 e grazie alla collaborazione con il Servizio Cultura, la Galleria Civica di Trento, Turismo e Politiche Giovanili – Comune di Trento e a diverse associazioni culturali, il progetto “Allegoria della felicità pubblica” accende la città di Trento con installazioni di arte pubblica, tra cui un intervento dell’artista e street artist OZMO. La sua opera “Le Tre Grazie“, realizzata sul muro delle Scuole secondarie Bresadola, è stata inaugurata mercoledì 26 giugno, giorno in cui la città di Trento festeggia il suo santo patrono, San Vigilio.

Ozmo, all’anagrafe Gionata Gesi, ha utilizzato simbologie tipiche dell’arte classica, le tre Grazie, ciascuna accompagnata da un elemento, un bambino, una sfera e una colomba, rimandano alle tre virtù teologali – Carità, Fede e Speranza – per la sua personale interpretazione del tema del progetto cittadino, proponendo l’armonia come principio guida per il perseguimento della felicità pubblica. Non ha rinunciato però all’inserimento di soggetti tipici della scena underground, con due immagini laterali rappresentanti musicisti a rappresentare la scena rock e quella hip-hop.

L’artista, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze e tra i protagonisti dell’allora nascente Street Art made in Italy in ambito milanese dal 2001, tra la fine del 2023 e la primavera di quest’anno era già stato protagonista a Trento per iniziativa dello Studio d’Arte Raffaelli, con la mostra “Amalgama, un viaggio alchemico“, in quel caso con opere pur anche di grande formato, ma adatte all’esposizione in galleria, tra cui una monumentale installazione che proponeva una sua visione onirica della montagna.

 

V. Antonio Biasiucci alle Gallerie d’Italia di Torino

Antonio Biasucci alle Gallerie d'Italia

Antonio Biasiucci alle Gallerie d’Italia di Torino – Foto allestimento di Andrea Guermani

Tra le diverse mostre inaugurate durante la settimana, abbiamo scelto di chiudere la nostra cinquina con un progetto espositivo dedicato ancora alla contemporaneità, in questo caso in cui è protagonista la grande fotografia d’autore. 

Arca è il titolo della mostra dedicata ad Antonio Biasiucci dalle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo nella sua sede di Torino, a cura di Roberto Koch. Terzo capitolo del progetto “La Grande Fotografia Italiana”, che segue la mostra di Lisetta Carmi e quella di Mimmo Jodice, la mostra omaggia un altro dei grandi maestri della fotografia del Novecento del nostro Paese. Nella sua fotografia domina il nero profondo, alla ricerca, attraverso le immagini fermate nei suoi scatti, di un lampo primigenio, di elementi che riconducono all’origine della vita. Ecco quindi gli archetipi dell’Arca, o la piramide, costruzione utopica fatta di tanti possibili tasselli simbolo di un sogno di assoluto.

Complessivamente oltre 250 fotografie esposte in questa mostra, tra cui per la prima volta i diversi capitoli del “poema utopico” di Biasiucci: tra potenti polittici, sequenze di immagini, opere singole, lo sforzo è di realizzare una rappresentazione poetica ed estesa della vita degli esseri umani, toccando i temi profondi dell’esistenza, gli elementi essenziali del vivere, partendo sempre dall’esperienza personale e, dunque, da elementi autobiografici. E a impreziosire l’esposizione fotografica, un contributo di Mimmo Paladino. Su tre monoliti che occupano lo spazio centrale della mostra, tra i pani, i teschi e i calchi di Biasiucci, sono esposti dei disegni primitivi di Paladino, i suoi numeri incisi nel nero dell’inchiostro, in un dialogo intimo con le fotografie, come ulteriore testimonianza della molteplicità degli esseri umani. Scopri di più sulla mostra›.



 

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