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«In quell’1,3% di crescita del Pil targato Mezzogiorno, che l’Istat ha appena confermato nelle stime preliminari del 2023, c’è tanto di turismo. E questo nonostante che il settore al Sud non riesca ancora a manifestare tutto il suo enorme potenziale». Mariano Bella, capo dell’Ufficio studi di Confcommercio, quasi “rivendica” il contributo delle imprese turistiche (che vanno dall’accoglienza alla ristorazione ai servizi alla persona) nella crescita dell’economia e dei consumi meridionali nel giorno in cui la sua organizzazione giudica possibile un 2024 da record per il settore in Italia. Ma si spinge anche oltre, Bella: «Se il turismo al Sud si ramificasse nelle zone ancora oggi considerate poco attrattive, e penso soprattutto alla Calabria, la crescita di Pil per l’intera area salirebbe del doppio. Da solo questo settore è in grado di assicurare l’incremento di almeno un punto percentuale di Pil all’anno», sottolinea

Le premesse

La credibilità della previsione poggia su dati di fatto ormai acquisiti al dibattito nazionale sulle prospettive del comparto. La forte spinta della Campania, ad esempio: nel 2023, secondo il monitoraggio di Srm, la Società di studi e ricerche sul Mezzogiorno collegata a Intesa Sanpaolo, la regione ha incrementato del 5% le presenze turistiche complessive (italiani e stranieri, cioè) rispetto all’anno precedente un dato superiore alla media nazionale (+4,6%) e doppio del Sud che chiude al +2,5% per via di tre fattori frenanti: «Una certa sofferenza della domanda domestica negli ultimi mesi dell’anno dovuta ad una maggiore sensibilità all’impennata dei prezzi per effetto dell’inflazione; un minore rimbalzo della componente internazionale, dovuto alla maggiore concorrenza del bacino Mediterraneo; e fenomeni specifici come la chiusura dell’aeroporto di Catania nel pieno della stagione estiva 2023 in seguito al devastante incendio».

Ma lo scenario delineato per il 2024 va decisamente a velocità maggiore. Per il Sud e le Isole la crescita attesa sale infatti al 3,4%, pari a 85,2 milioni di presenze. E non è tutto. Dal monitoraggio di 900 imprese alberghiere, i ricercatori rilevano che il 40% delle imprese meridionali ha investito in sostenibilità e tecnologia contro il 25% della media Italia nell’ultimo triennio. Un’attenzione destinata a crescere in futuro con il Sud che arriverà al 75% contro il 70% del totale del campione intervistato.

Le prosepettive

Nella stessa direzione, del resto, vanno i risultati dell’indagine condotta dall’Osservatorio turismo di Confcommercio insieme a Swg, attraverso un campione di su un campione di 1.045 italiani tra 18 e 80 anni intervistati tra l’11 e il 17 giugno, rappresentativi della popolazione per genere, età, area geografica coglie in pieno questa opportunità. Nei 4 mesi in esame, Sardegna e Puglia ad esempio sono saldamente in testa se si tratta di scegliere vacanze più lunghe, con almeno sei pernottamenti cioè, con la Sicilia al quarto posto dopo il Trentino Alto-Adige e Campania e Calabria tra le prime nove posizioni. Ma Sardegna e Puglia sono anche le prime del Sud nella graduatoria delle mete preferite per una vacanza dai 3 ai 5 giorni, alle spalle di Toscana e Trentino e davanti alla Calabria, mentre la Campania è al decimo posto. Campania, però, che risulta in testa tra le regioni meridionali quinta in assoluto – se la vacanza non supera i due pernottamenti (anche in questo caso Trentino e Toscana guidano la classifica generale, seguite da Liguria ed Emilia-Romagna).

Il 58% degli intervistati si conferma fedele all’Italia (mete balneari per il 39% di chi farà vacanze più lunghe), ma il 34% si dice disponibile a scegliere mete tanto nazionali quanto oltre confine, mentre solo l’8% farà vacanze esclusivamente all’estero. La montagna sale al 13% superando (11%) tanto le città quanto i luoghi d’arte mentre i borghi si assestano al 10%. «Le previsioni per il turismo 2024 indicano la possibilità di avere i numeri migliori di sempre – dice il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli -. Mai come oggi il settore turistico può contribuire a quella crescita necessaria che ancora manca alla nostra economia. Le sorti di questo 2024, che si concluderà con una manovra di bilancio complicata, dipendono dalla tenuta complessiva dell’occupazione, dalla riduzione dell’inflazione e dalla prevista crescita del turismo in tutte le sue forme».

L’esempio della Campania torna utile anche qui: dal 2014 al 2022, dice il Rapporto turismo di Srm, il peso degli arrivi turistici della sola città di Napoli sul totale della regione è cresciuto, dal 15,5% nel 2014 al 20,8% nel 2022, raggiungendo 1 milione di arrivi e 2,7 milioni di presenze. «A Napoli il peso della domanda straniera è del 49,4%. L’elevata attrattività nazionale ed internazionale della città capoluogo procura una spinta alla domanda turistica della regione e la sinergia tra i diversi tipi di turismo ha effetti positivi su diverse filiere».

Ecco spiegato perché il valore aggiunto generato da ogni presenza turistica aggiuntiva sul territorio della Campania sia tra i più alti in Italia. Se, secondo Srm, il turismo culturale attiva più ricchezza rispetto a quello balneare (145 euro pro capite contro 128,2) ed ancor più quello enogastronomico (151,7 euro), «l’offerta integrata della Campania e di Napoli fa crescere il valore aggiunto del settore».
 



 

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