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Matteo Rosso, Edoardo Rixi e Carlo Bagnasco, segretari regionali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia in Liguria, hanno incontrato ieri Giovanni Toti, in un nuovo incontro autorizzato dai magistrati. L’incontro si è tenuto presso l’abitazione di Ameglia del presidente della Regione, dove si trova ai domiciliari.

«L’incontro col presidente Giovanni Toti è stato approfondito e costruttivo. Abbiamo tracciato un percorso condiviso per la nostra Regione e dato la nostra solidarietà e vicinanza, umana e personale», hanno scritto i segretari in una nota congiunta. «Con lui abbiamo condiviso l’importanza di proseguire quel percorso di crescita iniziato insieme nel 2015 e di portarlo avanti fino alla fine del mandato. L’auspicio è che si possa continuare con Toti nuovamente nel suo ruolo e con una riconquistata agibilità politica».

Rosso, Rixi e Bagnasco hanno ribadito che non si parla di dimissioni per Toti

«Senza entrare nel merito di indagini che rispettiamo insieme al lavoro dei magistrati», prosegue la nota, «ci auguriamo che possano venire meno le esigenze cautelari e che il mandato elettorale possa essere mantenuto nel rispetto contestuale del voto degli elettori in una fase di indagini preliminari che non prevede dimissioni, nemmeno citate nel corso del nostro incontro. Sosterremo il presidente e tutta la giunta per continuare un lavoro non facile, ma importante e impegnativo per il quale, nel prosieguo, ciascuno di noi avrà necessità del confronto col proprio responsabile nazionale del partito».

Infine, i tre segretari hanno ringraziato il presidente ad interim, Alessandro Piana, «che da oltre un mese regge la Regione con grande impegno e professionalità e, insieme a lui, tutti gli assessori della giunta e i consiglieri regionali di maggioranza che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno, convinti che la strada tracciata sia quella più rispettosa nei confronti dei liguri. Andiamo avanti con convinzione perché la Liguria non si può fermare».

Gli altri inquisiti e le richieste di revoca degli arresti domiciliari 

L’ex capo di Gabinetto della Regione Liguria Matteo Cozzani, finito ai domiciliari il 7 maggio nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria, ha chiesto tramite il suo avvocato, Massimo Ceresa Gastaldo, alla gip Paola Faggioni la revoca della misura cautelare. Cozzani ha dato le dimissioni dal suo incarico lo scorso 29 maggio.

E proprio poiché ha lasciato il proprio posto da funzionario pubblico, secondo il difensore, Cozzani non può più commettere il reato di corruzione. Anche la motivazione di evitare l’inquinamento delle prove non sussisterebbe, secondo il legale, perché il clamore mediatico dell’inchiesta impedirebbe a Cozzani di indurre testimoni o co-indagati a fornire versioni di comodo. Inoltre, le indagini in corso sono ormai “fuori termini” e non sono utilizzabili in questa fase, sempre secondo la difesa, e ciò sarebbe sufficiente per revocare gli arresti domiciliari.

La Procura dovrebbe aver già formulato il parere, mentre la giudice deciderà entro i primi giorni della prossima settimana. Al momento Cozzani è l’unico fra gli arrestati nell’ambito dell’inchiesta che non si è ancora sottoposto a interrogatorio, né di fronte al gip né davanti ai pm. Per lui è la prima richiesta di revoca dei domiciliari.

Cozzani è accusato nell’indagine genovese di corruzione elettorale, con l’aggravante di aver agevolato la criminalità organizzata per il presunto voto di scambio con i ‘riesini’, promettendo posti di lavoro in cambio di voti ad alcuni candidati della lista Toti. Per lui vi sono anche accuse di corruzione semplice per la vicenda legata a Esselunga, dove in cambio di una velocizzazione delle pratiche relativa all’apertura di due supermercati avrebbe ottenuto un finanziamento pubblicitario occulto alla lista Liguria al Centro – Toti per Bucci, in campo per le elezioni comunali del 2022, attraverso il maxi-schermo dell’emittente tv Primocanale. Ma è anche indagato dalla Procura della Spezia per corruzione e turbata libertà degli incanti.

Niente revoca dei domiciliari per Aldo Spinelli

Intanto Aldo Spinelli, l’imprenditore portuale ai domiciliari per corruzione dal 7 maggio, si è visto in questi giorni rigettare la seconda richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Per il gip è ancora concreto e attuale il rischio di reiterazione del reato in quanto le erogazioni «di finanziamenti ai partiti sono una leva economica per ottenere favori», secondo il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni.

«In alcuni casi», si legge nell’ordinanza, «Spinelli era esplicito nel mettere in correlazione il finanziamento al rilascio del provvedimento desiderato (“adesso il 2 per mille…tutto il resto dopo”). In altri casi, trovava il modo di “ricordare” a Toti l’imminenza delle elezioni o l’importanza del finanziamento, inducendo lo stesso a chiedere esplicitamente il contributo, facendosi così trovare pronto per ribattere con la richiesta di intervento a proprio favore, facendo chiaramente trasparire come il finanziamento fosse concepito come leva economica per ottenere dei provvedimenti favorevoli e non certo come atto di liberalità».

L’imprenditore, ha concluso la giudice, «non ha esitato a manifestare apertamente la sistematicità del ricorso a un tale meccanismo corruttivo».

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