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Non c’è nessun’altra area, non solo in Italia ma probabilmente nell’intera Europa, nella quale oggi è più conveniente investire e creare occupazione. Calamita Sud è la sintesi più immediata, efficace ma soprattutto concreta per indicare questo scenario.

Duecento miliardi circa di risorse europee e nazionali tra Pnrr, fondi ordinari europei e della politica di coesione, bonus, crediti d’imposta, agevolazioni fiscali, incentivi per l’occupazione di giovani e donne, accordi di programma, contratti di sviluppo e un’altra infinità di misure solo apparentemente “minori”: il Mezzogiorno che si riappropria della propria inevitabile centralità nei nuovi assetti geopolitici determinati dalla guerra in Ucraina e dal ribaltamento in chiave sud-nord delle principali direttrici delle forniture energetiche, è esattamente questo.

Una calamìta per l’Europa e per il Nord Africa, tenute insieme dal Piano Mattei e destinate a breve e a medio termine ad essere sempre più sinergiche nel processo di sviluppo dell’area euromediterranea. Insomma, se non qui dove altro sarebbe possibile restituire all’Italia il ruolo di Paese leader in questo contesto, probabilmente decisivo per le sorti del pianeta? Ecco le tante buone ragioni che fanno del Sud l’attrazione principale per chi a questo scenario sa guardare in profondità e con visione.

Il Pnrr

Al Sud dovranno essere spesi entro il 2026 oltre 80 dei circa 213 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La riserva del 40%, che è stata estesa a tutti i programmi pluriennali di spesa, è legge (governo Draghi) è stata persino superata nella missione Infrastrutture e trasporti. Nei Comuni del Sud ha già raggiunto a livello di progetti appaltati il 90% del totale.

La coesione

Al Sud, per il ciclo 2021-27 spettano 102,4 miliardi dell’intero importo tra fondi strutturali europei, fondi nazionali per la coesione e Fondo sviluppo e coesione (al Centronord 38,5 miliardi).

I fondi ordinari Ue

In particolare, sempre per il ciclo 2021-27, che di fatto è scattato solo da pochi mesi (dopo cioè i 3 anni di deroga concessi dall’Ue per garantire ad ogni programma di arrivare al traguardo senza disimpegni), la quota prevista per il Sud ammonta a circa 30 dei 41 miliardi assegnati all’Italia che però salgono a oltre 73 miliardi con la quota di co-finanziamento nazionale (al Sud dunque altri 22 miliardi per un totale di oltre 52 miliardi).

Sviluppo e coesione

Il riparto complessivo di queste risorse, che sono nazionali, è di 32,4 miliardi per la programmazione 2021-27 ma l’80 per cento è destinato alle regioni meridionali: si tratta di circa 28 miliardi.

Maxi decontribuzione

Il decreto attuativo appena varato dai ministri Giorgetti e Calderoli apre la strada con un maxi-sconto del 120% sul costo del lavoro alle assunzioni a tempo indeterminato, nel rispetto di precisi paletti. E può salire al 130% nel caso che ad essere assunti siano lavoratori e lavoratrici disagiate (donne vittime di violenza, ad esempio). È una misura valida in tutta Italia, che dovrebbe coinvolgere almeno 380mila imprese secondo una stima dello stesso ministero del Tesoro: considerata la distanza tra Sud e Nord in termini di tasso di occupazione è molto probabile che di questo gruppo faranno parte molte imprese meridionali.

Resto al sud 2.0

È la versione aggiornata della misura di autoimprenditorialità introdotta nel 2016 (ministro del Sud Claudio De Vincenti) per incoraggiare i giovani a fare impresa nel Mezzogiorno e prorogata quest’anno, alla vigilia della scadenza, dal governo Meloni. Più di 14mila nuove imprese nate finora grazie al mix di due agevolazioni, per una metà contributi a fondo perduto e per l’altra metà finanziamenti bancari dimostrano la sua affidabilità. Tra le novità il ritorno al tetto massimo per i beneficiari, gli under 35 che in questi anni erano stati affiancati anche da atrev fasce di età (fino a 56 anni).

Zes Unica

Ci sono 1.800 milioni di euro sul credito d’imposta che si annuncia come il vero banco di prova dell’attrattività del Sud in termini di nuovi investimenti. A metà luglio scadranno i termini per la comunicazione delle spese effettuate o da effettuare nel 2024 per le aziende interessate ad acquisto di macchinari, all’ampliamento dei siti o a ulteriori insediamenti. Il credito è commisurato all’ammontare degli investimenti realizzati dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024 nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 100 milioni di euro. Non sono agevolabili i progetti di investimento il cui costo complessivo sia di importo inferiore a 200.000 euro.

Assunzioni Zes

Prevede un esonero dal versamento dei contributi del 100% per due anni in favore dei datori di lavoro che operano nelle regioni meridionali e che assumono lavoratori di età superiore a 35 anni che sono disoccupati da almeno 24 mesi, anche se nella vita hanno avuto già un contratto a tempo indeterminato. Si tratta di uno dei tre esoneri contributivi previsti dal Decreto, insieme al Bonus donne di qualsiasi età ed al Bonus giovani under 35. Per questi ultimi, le assunzioni effettuate da settembre 2024 a dicembre 2025 in una sede che si trova nella Zes unica, in pratica in tutto il Sud, sono incentivate con un sgravio contributivo del 100% fino a un tetto di 650 euro mensili, nel rispetto di tutti gli altri requisiti previsti. Per le donne l’incentivo è dello stesso importo e si applica a donne svantaggiate, lavoratrici cioè di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, residenti nel Mezzogiorno, oppure prive di impiego regolarmente retribuito da 24 mesi, indipendentemente da dove risiedono. L’assunzione deve determinare un aumento occupazionale dell’impresa.

Decontribuzione Sud

La misura, che vale 3,3 miliardi e ha sostenuto l’occupazione delle imprese al Sud (anche con la stabilizzazione dei contratti a termine) scade il 30 giugno e non sarà prorogabile nella versione attuale, come ha spiegato più volte il ministro Fitto: non ci sono più, infatti, le condizioni straordinarie previste dall’Ue per derogare al blocco degli aiuti di Stato (Covid e guerra in Ucraina). Il governo lavora comunque a un’ulteriore proroga e comunque a mantenere la misura in vita, rendendola strutturale, sia pure con un nuovo percorso di cui al momento si sa ancora poco.

Contratti di sviluppo

Sono in crescita dal 2023. Nei soli primi nove mesi dello scorso anno, del 2023, sono state ammesse alle agevolazioni 24 imprese del Sud sul totale di 31. Nello stesso periodo, sono ammontati a circa 3 miliardi gli investimenti attivati nelle regioni meridionali, a cui vanno aggiunti gli 800 milioni circa dei progetti multiarea (da realizzare in più regioni). Interventi che godono di contributi pubblici per circa 630 milioni (progetti per il Sud) e per 162 milioni (i progetti multiarea). Cifre nettamente superiori rispetto ai 970 milioni di investimenti attivati nel Mezzogiorno nei primi nove mesi del 2022.
 



 

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