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“Sinergia: integrazione per competere”. La frase, modernissima, sembra rubata a un seminario motivazionale o a quei coach della sfera emotivo-relazionale e, invece, fonti dirette la ricordano pronunciata da un inedito Francesco Cossiga di moltissimi anni fa.

Torna utile per raccontare un convegno pubblico voluto dalla neonata Ucid “Quadragesimo Anno”, la sezione romana dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti. In realtà, un seminario più che un convegno, non solo per il luogo, la sede della Lumsa, e il livello dei relatori, ma per il clima di attenzione dei partecipanti, che andavano dagli imprenditori soci di Ucid al cardinale Giovanni Battista Re, a Pierluigi Abete e tanti altri.

Si diceva del concetto di sinergia perché la testimonianza che è passata in modo plastico è che la complessità non si risolve semplificandola, ma affrontandola (o volendo, abbracciandola) tutta intera. Stiamo parlando e si è parlato non di temi esistenziali, ma di “sostegno alle imprese come strumento di crescita del Paese”, il titolo del convegno.

Bernardo Mattarella e Pasquale Salzano hanno raccontato cosa fanno, rispettivamente Invitalia e Simest, dando il quadro che fa capire come un Paese scalcagnato su tante cose tiene botta a livello globale perché, zitto-zitto verrebbe da dire, ha inventato meccanismi e modalità di integrazione del capitale pubblico nel tessuto dell’economia di raffinatissima qualità. Siamo un Paese che riesce ad aiutare benone molte start-up, imprese grandi, piccole ma anche (Simest) ad accompagnare i privati, con modalità originalissime, dentro gare internazionali che spesso vinciamo contro giganti dieci volte più grandi.

Certo, ha ricordato Bernardo Mattarella offrendo un tono e volendo comunicare il punto con grande attenzione, “siamo anche il Paese con 6 milioni di poveri conclamati e con altrettanti che stanno in bilico, pur lavorando”. Per cui – a proposito di sinergia – occorrono sia i piedi per terra che la piena consapevolezza della direzione verso cui andare. Così Massimo Garavaglia, Presidente della commissione Finanze del Senato, ha raccontato l’esperimento in un grande gruppo turistico che mettendo insieme un sistema, solo elettronico, di raccolta delle mance con una norma che permette una tassazione agevolata al 5%, ha ottenuto un aumento netto in busta per i dipendenti di 400 euro, oltre a un non banale flusso tributario.

Le strade per far incontrare le esigenze dello Stato con le aspettative di profitto e di reddito non sono troppe e, ha detto il Presidente della “Quadragesimo Anno” Giuseppe Pedrizzi, “per noi fanno capo al metodo e al concetto della sussidiarietà: regole certe e aiuto concreto dello Stato quando e dove serve, ma anche un passo indietro nel rispetto dell’individuo e delle comunità in cui si aggrega, quando è evidente che funzionano”.

Approccio che è stato la cifra di un’altra bellissima testimonianza/lezione, quella di Simona Alberini, Presidente di ABB Italia, con alle spalle altre due esperienze in altrettanti giganti multinazionali, la quale con diplomazia appena sufficiente (essendo presenti pezzi di maggioranza di governo con ruoli parlamentari chiave) ha ricordato quanto micidiale può essere l’effetto delle incertezze di cui, pure, siamo capaci come Paese. In termini di scelte politiche, di ripensamento di regole e principi o anche solo di interpretazioni di norme. Tutti veleni per un investitore estero, nuovo o già presente che sia. E ancora la sussidiarietà ha incorniciato gli interventi di Gianfranco Torriero, Vicedirettore generale vicario di Abi che – di nuovo – ha reso evidente quanto delicato e complesso ma anche straordinariamente utile, anzi vitale, può essere l’intreccio virtuoso fra pubblico (risorse), privato (banche, con mezzi, organizzazione e risorse aggiuntive) e utenti (le imprese), ad esempio nel cruciale mondo delle garanzie del credito (ordinarie o quelle straordinarie come per il Covid).

Per la verità a Torriero, su provocazione del Presidente Pedrizzi in tema del costo del denaro, che sale subito per l’impresa quando sale nel mercato ma non scende quando la Bce abbassa i tassi, è toccato anche sconfinare su tematiche un po’ più finanziarie. E ha così ricordato – ancora una volta – che in certi casi il mercato o “le borse” anticipano (prove e dati alla mano) le fasi, per cui già da mesi è misurato uno sgonfiamento del costo del credito che ha anticipato la recente “piccola” mossa della Bce (e probabilmente anche in parte la prossima).

E poi c’è stato l’intervento di Dario Focarelli, Direttore generale di Ania, forse il più importante dal punto di vista del cronista di economia. L’esponente di vertice dell’associazione delle assicurazioni ha ricordato – e in parte anticipato – che un certo progetto Archimede, già noto agli addetti ai lavori in relazione alle facoltà e oneri per gli assicuratori, a problematiche di ordinamento privacy, sta camminando verso un fronte del tutto nuovo, cioè la connessione fra la “ricchezza” assicurativa (in Italia le polizze vita valgono circa il 20% della ricchezza finanziaria delle famiglie, una massa critica enorme) e l’accesso al credito (diretto o in termini di valutazione del merito).

Riecco tornare la sinergia… che sembra coniugarsi così bene con il ragionamento e le esperienze di chi invoca, come non si sente più tanto, ultimamente, la sussidiarietà. Il Presidente Giuseppe Pedrizzi l’ha fatto, introducendo i lavori con l’espresso auspicio, fatto di orgoglio cattolico in veste laica, anch’esso da tempo un po’ fuori moda, di tornare a fare analisi ed esprimere giudizi, riattingendo al metodo e agli strumenti che derivano dall’impianto educativo e culturale della fede.

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