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Sono 577mila i pugliesi che hanno effettuato interventi di riqualificazione energetica degli immobili. Oltre mezzo milione di contribuenti, dunque, ha effettuato, a proprie spese, interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica. Più precisamente sono stati 577.055 i residenti in Puglia che hanno fruito degli incentivi fiscali.

È quanto emerge dal nuovo studio condotto dall’Osservatorio economico Aforisma, diretto dal data analyst Davide Stasi, che ha elaborato i dati relativi alle dichiarazioni trasmesse all’Agenzia delle entrate. L’analisi prende in esame tutte le aliquote di detrazione (dal 36 al 110 per cento) introdotte al fine di favorire i lavori di recupero del patrimonio immobiliare.

I pugliesi hanno portato in detrazione ben 400,8 milioni di euro, con la dichiarazione dei redditi 2023 riferita all’anno d’imposta 2022. La media è di 695 euro. I bonus continuano così a rilanciare l’edilizia e a stimolare la crescita del Prodotto interno lordo (Pil), seppur in misura inferiore rispetto all’anno passato, a causa della continua revisione del quadro normativo, modificato più volte dai numerosi provvedimenti emanati. Nel complesso, però, sono notevolmente aumentati i lavori in casa o in condominio nel corso degli ultimi tre anni.

In particolare, le detrazioni per le spese di recupero del patrimonio edilizio ammontano a 339,6 milioni di euro (per una media di 728 euro) a cui si aggiungono quelle per gli interventi finalizzati al risparmio energetico pari a 61,2 milioni di euro (per una media di 554 euro).

«Gli interventi – spiega Davide Stasi – hanno riguardato, principalmente, gli edifici costruiti nel decennio 1970-1980; a seguire, quelli del decennio 1980-1990. Dunque, ci sono meno nuove costruzioni, ma più ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche. Il calcolo – aggiunge Stasi – tiene conto dell’ammontare complessivo delle detrazioni che si riferiscono agli interventi in corso e a quelli degli anni precedenti incentivati dalla forte spinta rappresentata dai bonus recentemente introdotti: su tutti il Bonus facciate (con detrazione al 90 per cento, poi sceso al 60 e infine abolito) in vigore dal primo gennaio 2020 e il superbonus (con detrazione al 110 per cento, poi sceso al 90 per cento nel 2023, al 70 per cento nel 2024 e al 65 nel 2025) in vigore dal primo luglio 2020. Nell’anno d’imposta 2015, ad esempio, i contribuenti che hanno effettuato interventi di ristrutturazione o riqualificazione energetica erano 380.567 per un ammontare complessivo di 190,7 milioni di euro. Un ammontare, dunque, inferiore alla metà di quanto portato in detrazione l’anno scorso».

Una parte dei lavori, però, è comunque rimasta fuori dall’ultima dichiarazione dei redditi. In tanti, infatti, hanno optato per la cessione del credito e lo sconto in fattura, soprattutto per quanto concerne il Bonus facciate e il superbonus. «C’è alla base una ragione molto semplice dietro questa scelta – prosegue Stasi – Per molti contribuenti l’imposta da versare all’erario risultava insufficiente per utilizzare in pieno le detrazioni. Non parliamo, poi, degli incapienti o di coloro che non possono detrarre nulla come i contribuenti in regime forfetario. Come sappiamo, il superbonus si traduce in un ammontare molto rilevante di sconti fiscali. Per molti contribuenti, allora, l’unica alternativa è stata la cessione del credito della quale non si trova traccia nelle dichiarazioni».

Nei giorni scorsi, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge 67/2024 di conversione del decreto-legge 39/2024 si è concluso l’iter di approvazione del provvedimento. In sintesi, si introduce l’obbligo di “spalmare” la detrazione in dieci anni per gli interventi di superbonus, sismabonus e barriere architettoniche; lo stop dal 30 marzo allo sconto in fattura e alla cessione del credito anche per barriere architettoniche, case popolari (Iacp), cooperative di abitazioni, onlus (salvi solo i lavori già avviati e gli interventi in zone colpite dal sisma); lo stop alla remissione in bonis (termine ultimo per la comunicazione dell’opzione della cessione del credito fissato al 4 aprile scorso); l’obbligo di comunicazione preventiva; il blocco della fruizione dei bonus edilizi da parte di soggetti con debiti erariali; il bonus ristrutturazioni scenderà al 30 per cento dal 2028; la vigilanza e controllo da parte dei comuni per gli interventi Superbonus.

 

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