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Pochi settori trainano i listini: la tecnologia negli Stati Uniti, il bancario in Europa. Il pericolo recessione non è passato, meglio cautelarsi con altri investimenti, come bond e commodity

C’è troppa compiacenza da parte dei mercati. La maggior parte degli analisti è ormai convinta che non ci sarà nessuna recessione o al massimo solo un rallentamento. «Ma la storia e i principali leading indicator (gli indicatori del ciclo economico, ndr) ci dicono l’esatto contrario. Potremmo doverci preparare al peggio». Parola di Enrico Vaccari, clientela istituzionale di Consultinvest, che guarda soprattutto alla curva dei rendimenti per corroborare la sua teoria: «viviamo in un contesto in cui i tassi a breve sono più alti di quelli a medio-lungo periodo. In pratica, la curva è invertita ed è così da più di 500 giorni. Una dinamica che negli ultimi 100 anni si è verificata solo tre volte: nel 1929, nel 1974 e nel 2008, con i mercati che in tutte e tre le occasioni hanno fatto registrare cali superiori al 50%. Rimaniamo, quindi, molto prudenti sull’azionario, mentre vediamo maggiori opportunità sull’obbligazionario e nell’oro». E ancora, secondo Vaccari c’è un altro aspetto che i mercati stanno ignorando, ovvero che le recessioni normalmente avvengono in maniera improvvisa, con le probabilità che si alzano velocemente, mese dopo mese, a fronte di nuovi dati che cambiano le aspettative: «solitamente le recessioni arrivano quando i dati hard, quelli calcolati dai governi (per esempio, inflazione, prezzi alla produzione e Pil, ndr), e quelli soft, calcolati dalle agenzie (per esempio, la fiducia dei consumatori e degli investitori, ndr), si contraggono allo stesso tempo – argomenta –. Per il momento i dati hard rimangono sostenuti, soprattutto in un’America drogata dalle politiche fiscali del governo Biden, mentre quelli soft hanno già iniziato a segnare il passo. È un contesto che va monitorato con attenzione anche perché la cosiddetta Bideconomics sta intervenendo pesantemente sui mercati».

Pochi settori trainano i listini

Nel 2021, il governo Usa ha firmato un pacchetto d’aiuti, che è ancora in corso, da 2.000 miliardi di dollari, che si aggiungono ai 2.300 miliardi stanziati in precedenza da Donald Trump. «Con l’approssimarsi delle elezioni l’effetto delle politiche di Biden potrebbe cominciare ad affievolirsi e a quel punto basterà un solo dato negativo, tra quelli hard, per far crescere le aspettative di un’imminente recessione – sottolinea ancora Vaccari –. A questo si aggiunge un debito pubblico che in America non è mai stato così alto, passato dai 4,9 trilioni di dollari del 1995 agli attuali 35 trilioni. Tutti fattori che ci fanno essere molto cauti su un mercato azionario che, sostenuto dall’esuberanza degli investitori verso l’intelligenza artificiale, ha raggiunto valutazioni eccessive, con le aspettative che vanno oltre gli utili che potremmo vedere nei bilanci delle aziende nei prossimi anni. Se togliamo il contributo dato dai cosiddetti Magnifici 7 (Nvidia, Meta, Apple, Amazon, Microsoft, Alphabet e Tesla, ndr), ci accorgiamo che, nel Russell 3.000, il 70% delle azioni a oggi è al di sotto dei livelli del 2021. Un po’ come in Europa dove, tolta la componente finanziaria, i settori e industriali e gli altri comparti non stanno facendo bene».




















































Dove possono esserci occasioni

Le opportunità, invece, Vaccari le vede sul mercato obbligazionario: «e le occasioni migliori le troviamo in Europa, dove la Bce ha iniziato ad agire sui tassi prima della Fed (giovedì 6 giugno ha tagliato il costo del denaro dello 0,25%, ndr). Nello specifico, consigliamo di posizionarsi sulla parte intermedia della curva dei rendimenti. Oltre ai bond, sta accadendo qualcosa di epocale anche nel mondo delle commodity, e mi riferisco in particolare all’oro – aggiunge –. Le quotazioni sarebbero dovute scendere in un contesto di rialzo dei tassi, e invece hanno continuato a fare record. E ora, l’inversione di politica monetaria da parte delle banche centrali potrebbe favorire un ulteriore crescita delle quotazioni. Ci troviamo di fronte a un rally di lungo periodo, appena iniziato. Il portafoglio ideale potrebbe essere composto per l’80% da obbligazioni e per il 20% dall’oro. Escluderei le azioni, per ora», conclude Vaccari.

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