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“Mi auguro che come sempre si trovino le ragioni per analizzare e per fare un’analisi seria, anche severa, sulle ragioni di qualche sconfitta”. È stato chiaro Stefano Bonaccini, governatore uscente dell’Emilia-Romagna, a commentare ieri i risultati dei ballottaggi in provincia di Bologna, dove il Pd ha perso due volte su tre. Certo, la strigliata del ‘pres’ ai dem locali sta dentro a un discorso più ampio, positivo, che ha ricordato lo stato di salute globale del partitone, che è andato bene alle Europee più o meno ovunque e ancora meglio ha fatto nei ballottaggi di domenica. Tranne che in provincia di Bologna, dove sono cadute le roccaforti storiche di Pianoro e Castel Maggiore. Serve dunque una resa dei conti. Quelle tensioni non sono sfuggite a Bonaccini. Che però ha predicato calma, anche considerato la sostanziale serenità con cui il centrosinistra si avvicina alle prossime Regionali in Emilia-Romagna dopo, appunto, il buon esito delle ultime elezioni europee e amministrative. “Io non vorrei che un Comune di 15mila abitanti perduto o vinto definisse come sono andate le amministrative – ha messo in guardia Bonaccini, ieri mattina a margine dell’assemblea legislativa dove ha fatto il suo discorso di fine mandato –. Per il centrosinistra il dato è incredibile: vinciamo in tre quarti dei Comuni. Dopodiché, come sempre bisogna fare le cose per bene”.

La destra, ha ragionato Bonaccini, “legittimamente punterà a batterci, cosa deve fare? Però dico anche a loro che nei Comuni dove non abbiamo vinto, non è che vince la destra. Succede di più che il centrosinistra non è stato capace di stare unito. Quindi mi auguro che siano esperienze che possano dare un contributo per non ripetere le divisioni”. Nel Pd di Bologna, quindi, ha aggiunto Bonaccini con un richiamo, “mi auguro si trovino le ragioni per un’analisi seria. Ma sapendo che abbiamo avuto di recente un risultato incredibile e che ci prepariamo alle Regionali in un clima molto diverso rispetto a cinque anni fa”, ha concluso il governatore.

Che ha poi allargato il monito a non disunirsi anche nell’imminente processo che riguarderà la scelta del candidato governatore. Accompagnato dalle riflessioni sul possibile campo largo. “Io credo solo che, siccome nessun territorio non è contendibile, sia fondamentale non dividersi, come abbiamo fatto in Regione in questi dieci anni, caso più unico che raro in Italia – ha continuato Bonaccini –. Se possibile persino allargare il perimetro della coalizione, secondo me ci sono le condizioni stavolta per farlo, dai moderati fino alla sinistra”. Sull’apertura al M5s, Bonaccini ha citato i casi di Reggio Emilia, Modena e Cesena. “C’erano i numeri, non era indispensabile un’alleanza ampia, si sarebbe vinto comunque. Vuol dire che se c’è una condivisione del programma e degli obiettivi si può stare insieme – ha sottolineato ancora il prossimo europarlamentare del Pd –. Ho letto i commenti di qualche politologo, che dovrebbe studiare meglio i numeri di questi anni. Che l’Emilia-Romagna fosse contendibile lo abbiamo visto nel 1999 quando perdemmo Bologna. Per 25 anni non abbiamo governato Parma. Però negli ultimi tre anni, quando il vento era verso destra, in Emilia-Romagna il centrosinistra è passato da sei a otto capoluoghi governati e a 12 su 12 città sopra i 30mila abitanti. Un fatto rilevante”.

Paolo Rosato

 

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