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600 milioni e Plafond Africa da 200 milioni per il Piano Mattei, governo lavora per chiedere la sesta rata del Pnrr, nomine Fs e Cdp a un passo. La rassegna stampa

Nuove risorse per il Piano Mattei. Il decreto infrastrutture approvato ieri dal Consiglio dei Ministri mette in campo 600 milioni di euro e dà il via libera al “Plafond Africa” da 200 milioni di euro. Ieri si è riunita la cabina di regia sul Pnrr per monitorare lo stato di avanzamento e preparare i documenti per richiedere a Bruxelles il pagamento della sesta rata, pari a 8,5 miliardi. Richiesta che arriverà sui tavoli delle istituzioni europee entro la settimana prossima. Sembra vicina a sbloccarsi la situazione delle nomine di vertici di Fs e Cdp, dopo i nuovi tentativi di accordo nella maggioranza.

PIANO MATTEI, 600 MILIONI E PLAFOND AFRICA PER L’EXPORT IN ARRIVO

“Oltre 600 milioni di euro in arrivo per sostenere il Piano Mattei. È quanto prevede uno degli articoli del decreto Infrastrutture approvato ieri dal Consiglio dei ministri che sblocca nuove risorse a sostegno della strategia fortemente voluta dalla premier Giorgia Meloni. Il provvedimento contiene innanzitutto il via libera al cosiddetto “Plafond Africa”, la cui partenza imminente era stata annunciata nei mesi scorsi dal ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani. Si tratterebbe di un plafond da 200 milioni di euro, secondo l’ultima bozza circolata ieri prima del Cdm, a valere sul fondo 394 che Simest gestisce per conto della Farnesina. La nuova provvista servirà a concedere finanziamenti agevolati alle imprese che sono presenti, esportano o si approvvigionano nel continente africano. Le erogazioni messe in campo dalla società presieduta da Pasquale Salzano e guidata da Regina Corradini D’Arienzo seguiranno i criteri già fissati per l’utilizzo delle risorse del Fondo e beneficeranno quindi di una quota di fondo perduto (che per le imprese localizzate nel Meridione sarà del 20%)”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.

“Le risorse possono essere utilizzate dalle aziende per rafforzamento patrimoniale, realizzazione di investimenti digitali, ecologici, nonché produttivi e commerciali. Nel provvedimento licenziato ieri da Palazzo Chigi, si precisa altresì che potranno avere accesso alla misura anche le imprese che sono di una filiera produttiva a vocazione esportatrice. Per imprimere un’accelerazione al Piano Mattei, il Dl autorizza poi Cassa Depositi e Prestiti a concedere finanziamenti agevolati, anche insieme al canale bancario o altre istituzioni finanziarie, «prioritariamente» alle imprese stabilmente operative in Stati africani per la realizzazione di interventi in alcuni settori tutti collegati al piano: dalle infrastrutture alla tutela dell’ambiente, dall’agricoltura al comparto manifatturiero. Per decidere l’erogazione dei fondi, precisa la norma, Cdp svolgerà l’istruttoria di ciascuna intervento”, continua il giornale.

“La dote a disposizione della Cassa, in base all’ultima bozza circolata ieri, sarebbe di 404,5 milioni di euro. E, sempre restando in casa Cdp, il Dl affida a un decreto della presidenza del Consiglio, di concerto con la Farnesina, il compito di determinare l’orientamento strategico e le priorità di investimento delle risorse del Fondo italiano per il clima che, vale la pena di ricordare, è stato istituito dalla legge di bilancio del 2022 con una dotazione di 4,4 miliardi di euro e con il compito di sostenere i progetti di contrasto al cambiamento climatico nei Paesi emergenti (…) una parte delle risorse
del Fondo, la cui gestione è in capo a Cdp, dovrà però andare ora a supporto del Piano Mattei. Il decreto incrementa infine di 150
milioni di euro per il 2024 la dote del fondo di venture capital, gestito sempre da Simest in convenzione con il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, con cui la società del gruppo Cdp può acquisire partecipazioni di minoranza in imprese italiane e controllate estere per progetti di espansione internazionale in Paesi al di fuori dell’Unione Europea”, continua il giornale.

PNRR, GOVERNO PREPARA DOCUMENTI PER SESTA RATA

“Nuova riunione ieri, a Palazzo Chigi, della cabina di regia sul Pnrr, per fare il punto sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’Italia presenterà entro la settimana a Bruxelles la richiesta di pagamento della sesta rata, pari a 8,5 miliardi, relativa ai 37 obiettivi da conseguire nel primo semestre 2024. Allo stesso tempo il governo è in attesa che la commissione Ue sblocchi il pagamento della quinta rata, 10,6 miliardi, riferita al secondo semestre del 2023. Si arriverà così a 113 miliardi di euro incassati dall’Italia su un totale di 194,4 miliardi previsti fino al 2026”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.

“«Abbiamo il doppio primato e di essere la prima nazione in Europa a richiedere il pagamento della sesta rata, dopo essere stati anche i primi a richiedere la quinta. L’Italia è al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del Pnrr. Primato certificato dalla Commissione europea», ha detto Meloni aprendo la riunione della cabina di regia cui hanno partecipato i ministri interessati, l’Anci (associazione dei Comuni), l’Upi (Province) e la Conferenza delle Regioni. (…) «ci sono interventi strategici», come la realizzazione della linea ferroviaria adriatica, il nuovo gasdotto Nord-Sud, «indispensabile per garantire maggiore sicurezza energetica, ma anche per rendere l’Italia l’hub di approvvigionamento per l’Europa»”, continua il giornale.

“Inoltre, ci sono l’avvio della Zes (Zona economica speciale) Unica del Sud; la digitalizzazione della Guardia di Finanza; la formazione nel sistema sanitario; i crediti d’imposta per la transizione ecologica 4.0 e 5.0; la semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti di fonti rinnovabili; la riduzione dei ritardi di pagamento della pubblica amministrazione; la legge quadro dedicata alla disabilità e l’entrata in vigore dei decreti legislativi del «Patto per la terza età». Alle opposizioni che, secondo Meloni, «avevano scommesso che con questo governo il Pnrr sarebbe fallito», la premier replica che «porteremo a compimento l’intero Piano».

“Nella conferenza stampa, Fitto, (…) ha detto che, dopo la fase della progettazione e delle gare, la spesa aumenterà, pur «senza voler nascondere le difficoltà». Basti pensare che la settima rata prevede il conseguimento di ben 69 obiettivi. Fitto non si è voluto pronunciare sull’ipotesi che possa essere richiesto uno slittamento oltre il 2026 per concludere il Piano né sulla sua possibile designazione a commissario Ue. «Il governo vanta successi — attacca Andrea Orlando (Pd) — ma gran parte degli obiettivi sono stati spostati tra due anni»”, continua il giornale.

TRASPORTI, TENTATIVI DI ACCORDO DEL GOVERNO SU NOMINE

“Due giorni, poi il quadro sarà completo. Nel frattempo, la maggioranza di governo lavora di diplomazia per trovare la quadra per le nomine ai vertici di Fs e Cdp. Nel primo caso la casella da riempire è quella della presidenza, nel secondo si tratta dei consiglieri e del peso all’interno del Mef. La Lega è uscita malconcia dalle urne, Forza Italia si è scoperta seconda forza di maggioranza e vuole che il ruolo le venga riconosciuto pubblicamente. Lo ha detto chiaramente il vicepremier Antonio Tajani in un’intervista a La Stampa e lo ha ribadito a chi ha incontrato in questi giorni. Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, si limita a dire che la partita per Fs è chiusa, ma ancora non si sbilancia sui nomi. L’unico certo della poltrona è Stefano Donnarumma che giovedì sarà incoronato ad del gruppo”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.

“(…) per rispettare gli equilibri all’interno del governo, l’idea sarebbe di far intestare la scelta del manager a Salvini stesso. D’altra parte non è un mistero che l’ex capoazienda di Terna, ora senior advisor di Equita Sgr, abbia dedicato molto tempo a ricostruire il suo rapporto con Salvini. Lo scorso anno sembrava tutto fatto per il suo passaggio in Enel, ma – nel risiko della nomine – la premier decise di intestarsi la scelta di Cingolani al vertice di Leonardo per superare le resistenza degli alleati. E per la Lega in Enel era prioritario il nome di Cattaneo, per quanto stimato e apprezzato trasversalmente”, continua il giornale.

“La via d’uscita per mantenere gli equilibri di governo, sarebbe quella di lasciar indicare Donnarumma da Salvini che potrebbe anche spiegare come la scelta in Enel dipese dalla volontà di portare il manager in Fs e poi assegnare a Forza Italia la presidenza del gruppo. Nei palazzi romani il nome che circola con maggior insistenza è quello di Stefano Cuzzilla, presidente di Trenitalia e numero di Federmanager. Più defilato Tommaso Tanzilli che potrebbe essere confermato nel cda in quota FdI. Ancora in alto mare, invece, la disputa tra i due direttori generali del Mef, Marcello Sala e Riccardo Barbieri Hermitte, per il ruolo di consigliere in Cassa Depositi e Prestiti”, continua il giornale.

 

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