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In poco più di sei ore gli ecobonus per l’acquisto delle vetture totalmente elettriche si sono esauriti il primo giorno di avvio degli incentivi, lunedì 3 giugno. Ben 240 milioni di euro si sono volatilizzati a fronte della vendita/prenotazione di circa 30mila auto. Un fenomeno definito «strano» non solo dagli addetti ai lavori, considerato che in precedenza le campagne incentivi si erano chiuse nel 2023 con 312 milioni non utilizzati, mentre nel 2022 l’avanzo era stato di 330 milioni. Qualcosa deve essere successo, se questa volta l’ecobonus si è volatilizzato.

«La questione è singolare e ricca di dubbi – osserva Paolo Ghinzani, presidente del gruppo Concessionari Confcommercio Bergamo e direttore di Ghinzani Group -: stavolta hanno potuto aderire agli incentivi, oltre che i privati, anche le società di noleggio e di leasing, che hanno prenotato la maggior parte dei contributi, facendo man bassa dei fondi riguardanti le auto elettriche. Gli altri incentivi, per vetture ibride e termiche, invece questa volta non sono finiti, ma sono ancora a disposizione. L’impatto è stato molto più modesto, a differenza del passato, quando si esaurivano nel giro di 15 giorni».

Maggio in attesa: vendite in calo

A livello di immatricolazioni a maggio si è registrato un arretramento: -6,6% il calo delle nuove auto targate e addirittura -10,6% nella Bergamasca, rispetto allo stesso mese del 2023. «Maggio è stato un mese di attesa, in previsione dell’arrivo degli incentivi», sostiene Ghinzani. La flessione ha riguardato tutti i tipi di alimentazione, ad esclusione delle ibride, che hanno segnato un lieve incremento (+4,7%).

Sul «fenomeno anomalo» degli ecobonus esauriti in poche ore interviene anche Loreno Epis, presidente della categoria Autosalonisti di Confcommercio Bergamo e titolare

«Bisognava ancorare gli incentivi alla rottamazione»

dell’omonima rivendita di auto di Scanzorosciate: «È mistero facilmente spiegabile: se si dà la possibilità alle società di noleggio e leasing di poter beneficiare dei contributi è chiaro che queste poi se li accaparrano, è un gioco da ragazzi. In più c’è da sottolineare la stortura dei contributi elargiti non a fronte della rottamazione dei veicoli, vero obiettivo del provvedimento, che intende portare allo svecchiamento del vetusto parco auto italiano. Bisognava ancorare l’erogazione degli incentivi al vincolo della rottamazione. In questo modo, invece, le società di leasing e noleggio hanno portato a casa un fiume di denaro, soldi dei contribuenti. Così si trasmette un messaggio sbagliato».

È recente, poi, l’annuncio della Commissione europea di voler introdurre nuovi dazi all’importazione dei veicoli elettrici dalla Cina – che vanno dal 17,4 al 38,1% (a seconda dell’entità di sussidi statali ricevuti), in aggiunta all’aliquota standard del 10% – che grazie ai loro bassi prezzi di vendita si apprestano ad invadere il continente. Imposizioni pensate per rendere più oneroso l’acquisto di questi mezzi e per avvicinare i prezzi a quelli delle corrispondenti auto di produzione europea. I dazi non riguardano però solo le Case cinesi, ma tutte quelle aziende – sia europee che di Paesi terzi, come Tesla – che producono in Cina ed esportano in Europa. I balzelli in questione entreranno in vigore in via provvisoria dal 4 luglio e in via definitiva probabilmente da novembre.

La reazione di Pechino

Ma a Pechino non stanno a guardare: i gruppi cinesi hanno chiesto a loro volta di alzare i dazi sulle importazioni di auto di grossa cilindrata dall’Ue, come ritorsione per le tariffe sui veicoli elettrici. I marchi tedeschi, in particolare Bmw, Mercedes e Porsche, sarebbero i più colpiti. «I dazi possono però avere un effetto boomerang – osserva Epis -; l’Europa si è accorta di essere in ritardo sull’elettrico e ora cerca di recuperare. Noi però siamo dipendenti dalla Cina (principale produttore al mondo di batterie per veicoli a corrente, ndr) che ci può schiacciare quando vuole. Questa manovra può essere un bene per la produzione europea se porta ad una negoziazione con la Cina» In conclusione, per Epis, «il mercato deve essere libero e vedremo se entro il 2035 si potranno rivedere le norme nell’Ue che puntano solo all’elettrico, dando la possibilità di immatricolare anche altre vetture con propulsione diversa, non solo a corrente».

 

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