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Per Christian de Roualle (Tikehau Capital), le iniziative intraprese dell’UE per sanare le debolezze emerse con il Covid e la guerra metteranno le ali a molti titoli del Vecchio Continente. Dalla difesa ai semiconduttori fino alla sanità, ecco i settori su cui puntare. E per farlo c’è una strategia ad hoc 

Christian de Roualle, equity fund manager di Tikehau Capital
Christian de Roualle, equity fund manager di Tikehau Capital

Negli ultimi anni, le principali fragilità dell’Europa sono state messe in luce. La pandemia ha dapprima mostrato l’elevata dipendenza dalla produzione estera e le complesse catene di fornitura in settori critici. Poi è arrivata la guerra in Ucraina, che ha reso manifeste le vulnerabilità sul fronte energetico e difensivo. Di fronte a questa scoperta, i leader UE non sono rimasti a guardare e hanno intrapreso varie iniziative per rafforzare la sovranità della regione: dal programma RepowerEU a InvestEU fino al più recente Chips Act. Secondo Christian de Roualle, equity fund manager di Tikehau Capital, si tratta di provvedimenti che promettono di influenzare fortemente i mercati finanziari. La redazione di FocusRisparmio lo ha raggiunto per capire quali opportunità e minacce attendano dunque gli investitori, specie ora che le urne hanno dato il loro verdetto e l’Europarlamento si appresta a mutare la sua composizione.

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Il rafforzamento della sovranità europea è un processo che vede gli investitori solo come parte passiva o istituzionali e risparmiatori avranno modo di dare il proprio contributo?

Anche se viene dall’alto, gli investitori non si limiteranno a comportarsi da meri osservatori di questa spinta. C’è infatti la possibilità di creare valore concreto investendo nel mercato azionario europeo. Ma, per farlo, è necessario selezionare solo quel ristretto gruppo di società che possono contribuire attivamente al rafforzamento dell’autonoma, perché operano nei settori coinvolti dai programmi governativi, e al contempo sono nella posizione di tratte beneficio della conseguente crescita economica.

L’equity europeo viene spesso trascurato dagli investitori in favore di quello americano. Questo fenomeno potrebbe quindi mostrare l’asset class sotto una luce migliore?

Anche se la sovranità europea dipende da un’istanza politica, i piani per realizzarla hanno effetti tangibili sul tessuto produttivo e sulla finanza. Prendiamo il Chips Act, misura da 43 miliardi di euro destinata a incrementare la produzione di semiconduttori in Germania e Francia: questa iniziativa implicherà investimenti nell’area, creando più posti di lavoro e quindi una maggiore ricchezza. Se si allargano i termini dell’esempio, non può che risultare chiaro in quale misura il trend possa contribuire a migliorare la percezione dell’Europa come catalizzatore di capitali. E considerando che le azioni UE sono storicamente scontate rispetto alle loro cugine d’Oltreoceano, diviene altrettanto evidente quanto i titoli del Vecchio Continente siano forieri di opportunità per gli investitori più pazienti. Ecco perché la stessa Tikehau ha lanciato un prodotto dedicato: European Sovereignty Fund.

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Come è concepito il fondo e quali caratteristiche ha?

Lo strumento investe in azioni europee quotate e punta a costruire un portafoglio diversificato di circa 40-50 società che abbiano alta qualità ma siano anche negoziate a un prezzo interessante. Nello specifico, il patrimonio è distribuito su sette temi che vengono scandagliati alla ricerca di titoli in grado sia di rafforzare la sovranità europea sia di trarre beneficio dalle politiche regionali e locali a favore dell’autonomia. Nell’ambito del tema ‘competitività digitale’, ad esempio, abbiamo constatato come siano soprattutto le aziende di semiconduttori quelle più idonee a beneficiare degli investimenti derivanti dal regolamento sui chip. Un altro comparto attenzionato è la difesa: dopo vari decenni di considerevole sottoinvestimento, le recenti tensioni a livello globale hanno infatti spinto Francia e Germania a spendere di più su questo fronte e un numero crescente di Paesi sta considerando di allocarvi un budget intorno al 3% del PIL. Non mancano neppure industrie come la sanità o la tecnologia.

Ora che le elezioni hanno cambiato i rapporti di forza, con uno spostamento a destra dell’Unione, che cosa devono aspettarsi gli investitori?

Stiamo assistendo a cambiamenti significativi negli orientamenti dei governi nazionali di tutta Europa. Ed è possibile che tali sviluppi possano influenzare le politiche economiche, fiscali e di bilancio. Ritengo però improbabile che la spinta dell’UE verso la reindustrializzazione della regione, con la creazione di più posti di lavoro e ricchezza in tutti gli Stati membri, trovi opposizione. Si tratta infatti di un obiettivo che gode di un sostegno trasversale tra i partiti.

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