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Il 27 giugno a Bruxelles ritornerà SEMIC 2024, la Conferenza sull’interoperabilità semantica della Commissione Europea, sotto il coordinamento della presidenza belga del Consiglio dell’Unione europea. Quest’anno il tema è “Europa interoperabile: dalla Visione alla Realtà” e si concentra sul contesto più ampio posto dall’attuazione del “Interoperable Europe Act”, uscito il 11 aprile 2024. SEMIC 2024 ospiterà i player che determinano lo sviluppo, la condivisione e il riutilizzo di soluzioni, dei servizi e dei prodotti di interoperabilità. SEMIC ha in agenda le specifiche semantiche, come da sua tradizione, ma anche la discussione di politiche per il digitale, l’interoperabilità negli spazi europei di dati, la qualità dei dati per l’affidabilità dell’IA e l’applicazione dell’IA per l’interoperabilità.

L’importanza crescente dell’interoperabilità per l’Italia

L’interoperabilità del settore pubblico è di importanza crescente per l’Italia. Secondo le stime riportate da Enrico Letta nel suo recente report sul mercato unico, “More than a Market”, la piena interoperabilitàporterebbe all’incremento del PIL per lo 0,4% ed all’aumento del numero di cittadini che utilizzano i servizi pubblici online per il 15%.

Già il Piano triennale Informatica 2024-26 dell’AgID (Agenzia per l’Italia digitale) esprime chiaramente la necessità di accelerare nell’interazione digitale tra Pubbliche Amministrazioni, cittadini e imprese, recependo le indicazioni operative dello “European Interoperability Framework (EIF) e favorendo l’attuazione del principio once only, secondo il quale la PA non deve chiedere a cittadini e imprese dati che già possiede.  L’AgID ha varato la “Piattaforma Digitale Nazionale Dati” (PDND) proprio con l’obbiettivo di raggiungere la completa interoperabilità dei dataset e dei servizi chiave tra le PA centrali e locali e di valorizzare il capitale informativo delle pubbliche amministrazioni, e l’ha fatto nell’ambito del Sub-Investimento M1C1_1.3.1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Al recente Forum PA, il Dipartimento della Transizione Digitale di Angelo Borrelli ha comunicato che la realizzazione della PDND è già molto avanzata, con decine di pubbliche amministrazioni già coinvolte, ed un migliaio di e-services per l’interoperabilità già rilasciati. Nella stessa sede Cecilia Colasanti, il direttore del IT di Istat, ha informato il mondo della PA del contributo che il Catalogo Nazionale Dati, cioè la parte della PDND realizzata da Istat, sta dando in ambito semantico alla interoperabilità delle PA.

L’interoperabilità non è solo un concetto tecnico. In occasione dell’evento conclusivo delle celebrazioni del 125° anniversario dell’INPS, il Direttore dell’informatica Massimiliano D’Angelo ha affermato che: “…interoperabilità vuol dire mettersi dal punto di vista dell’utente affinché possa usufruire dei servizi in modo trasversale, passando da un’amministrazione all’altra in modo del tutto trasparente”. Secondo Colasanti: “L’interoperabilità è far dialogare i sistemi informativi delle singole amministrazioni, pubbliche e private, senza spostare il dato, conseguendo così una sicura riduzione di costi ed errori.”

Il contesto europeo e l’Interoperable Europe Act

Nel “State-of-play”, il report 2023 sulla “Digitalizzazione ed interoperabilità della PA”, Leontina Sandu, Capo dell’Unità per l’Interoperabilità di DG DIGIT (Direzione Generale per i Servizi digitali della Commissione Europea) parla dell’Italia riportando la soluzione AI dell’INPS per la trasmissione automatica di PEC, che svolge una analisi semantica dei testi non strutturati provenienti dai cittadini. Il DG non a caso dà anche spazio ai cataloghi delle API della PDND ed al Catalogo Nazionale dei Dati. Il report nota come i cataloghi siano in stato soddisfacente, ma ancora in versione beta, visto che entrambi sono partiti nel 2022 grazie l’erogazione dei fondi Next Generation EU.

Commentando lo “Interoperable Europe Act”, Johannes Hahn, Commissario della Comunità Europea per il Bilancio e l’Amministrazione, ha affermato che questo atto pone le basi per un settore pubblico europeo efficace e interconnesso e per una trasformazione digitale inclusiva, trasparente e responsabile. Dal punto di vista del pubblico servizio, Hahn è convinto che il nuovo regolamento migliorerà la collaborazione tra le amministrazioni pubbliche degli Stati membri, “amplierà l’accesso ai servizi pubblici digitali transfrontalieri nell’UE e, contemporaneamente, non lascerà indietro nessun europeo”.

Impatto economico dell’interoperabilità sul mercato unico digitale

Non possiamo dimenticare tuttavia l’impatto di mercato dell’interoperabilità.  Il report di Letta fa parte di uno sforzo continuo di adattamento del mercato unico alle attuali dinamiche evolutive dell’UE. Prende le mosse dalle premesse e dai piani passati per proporre una nuova visione del mercato che si allinei con gli attuali obiettivi strategici del UE.

Letta propone una serie di misure strategiche per rivitalizzare il mercato e soddisfare la domanda proveniente da un contesto globalizzato, con una strutturazione molto complessa. Ed è a questo punto che Letta enfatizza il ruolo fondamentale dell’Interoperable Europe Act per il raggiungimento di un mercato unico digitale. Letta nota che, nonostante l’esistenza di diverse iniziative dell’UE per sostenere lo sviluppo di servizi digitali interoperabili, “nella pratica l’interoperabilità digitale tra le amministrazioni pubbliche dell’UE è limitata”.

Ciò rappresenta “un limite importante alla libera circolazione di beni, servizi e capitali, poiché le onerose procedure amministrative possono creare ostacoli significativi, soprattutto per le PMI”. 

Le considerazioni di Letta si basano su un rapporto del “Joint Research Center” della Commissione Europea (JRC), per cui la piena interoperabilità aiuterebbe i cittadini a risparmiare fino a 24 milioni di ore all’anno – che rappresentano un risparmio monetario di 543 milioni di euro – e le imprese fino a 30 miliardi di ore all’anno – che si traducono in un risparmio economico di 568 miliardi di euro. Possiamo concludere insieme a Letta che dare forza al mercato unico per garantire un futuro sostenibile e la prosperità di tutti i cittadini dell’UE implica necessariamente di promuovere e sostenere soluzioni di interoperabilità tra le amministrazioni pubbliche, e quindi di assicurare un’attuazione efficace del nuovo regolamento.

Risultati del report Artificial Intelligence for Interoperability in the European Public Sector – An exploratory study 2023

È facilmente intuibile che l’AI, ormai candidato a panacea per tutti i mali, possa essere anche un alleato per l’interoperabilità. Le tecnologie dell’AI potrebbero offrire al settore pubblico strumenti per superare ad esempio le situazioni in cui i sistemi siano incompatibili, i dati frammentati e gli standard incompatibili. Abbiamo però la necessità di ragionare su dati di fatto e non concederci a mere supposizioni; a questo fine ci soccorre l’accurato report del JRC “Artificial Intelligence for Interoperability in the European Public Sector – An exploratory study 2023”.

Questo report cerca di individuare nel panorama delle pratiche europee nell’uso dell’AI nel settore pubblico degli utili spunti per affrettare l’implementazione del regolamento di interoperabilità e trasformare il settore pubblico in Europa in un ecosistema più connesso, più agile e più efficiente nel fornire i servizi.  Si inizia con una ragionata discussione dell’interazione tra AI ed interoperabilità nel settore pubblico, e con la definizione di un nuovo campo di indagine battezzato AI4IOP.

Le opportunità offerte dall’AI per migliorare l’interoperabilità

L’interoperabilità è qui intesa in un’accezione molto ampia, come la capacità delle organizzazioni di interagire verso obiettivi reciprocamente vantaggiosi. Il report ci consegna quindi un’analisi quantitativa di 189 casi d’uso dell’AI nel settore pubblico, selezionati per la loro rilevanza e uno studio qualitativo che approfondisce alcuni casi. In ben il 26% dei casi l’AI è impiegata proprio per contribuire all’interoperabilità del settore pubblico. 

In Fig. 1 sono riportati i quattro strati di interoperabilità, rubricati secondo l’EIF: è lo strato semantico dell’interoperabilità ad essere in gioco nella stragrande maggioranza dei casi AI4IOP (91%). L’AI è quindi utilizzato in combinazione con ontologie e tassonomie per creare un linguaggio comune ed un significato condiviso dei dati, aiutando notevolmente l’interoperabilità semantica tra organizzazioni e sistemi differenti.

Tra i principi principali del EIF che stanno guidando lo sviluppo e l’adozione di soluzioni AI4OP c’è la semplificazione amministrativa, con il 59% dei casi, che è di gran lunga il principio più rilevante, seguita dalla valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei processi con il 35% dei casi.  Ciò indica che questi tipi di soluzioni sono in grado di ridurre gli oneri amministrativi e allo stesso tempo rispettare gli obblighi UE, nazionali, regionali o locali.

L’AI è usata nel 36% dei casi di AI4OP per contribuire alla gestione dei processi interni, fornendo vantaggi come l’identificazione delle incoerenze normative, la semplificazione dei processi amministrativi, la velocizzazione dei processi decisionali, la creazione di vocabolari e la facilitazione del collegamento dei dati in domini specifici.

Se vogliamo entrare nel merito più operativo ci soccorre la Fig. 2 (tratta dal report JRC), in cui viene mostrata la grande varietà di azioni di cui l’AI è capace allo scopo di strutturare e collegare efficacemente dati e processi. Le classi di azioni che i sistemi basati su AI compiono sui dati per conseguire l’interoperabilità sono soprattutto: Rilevazione (42%), Strutturazione (22%) e Classificazione (16%). Queste azioni si avvantaggiano della capacità dell’AI di elaborare automaticamente quantità enormi di dati, e sono soprattutto volte a trasformare i dati in formati standard mentre li filtrano per migliorarne la qualità, e quindi facilitarne la condivisione tra sistemi differenti.

Da questo minuzioso lavoro di analisi scopriamo che il campo delle opportunità che l’AI può offrire per migliorare l’interoperabilità dei processi amministrativi è molto più ampio del perimetro che si era intuito in partenza.

SEMIC 2024: temi caldi e previsioni

In SEMIC 2024 vedremo alla ribalta molti dei temi caldi che abbiamo tratteggiato, dalle proposte di politiche per lo sviluppo del mercato unico digitale, alla luce del report Letta e del report sulla competitività di Mario Draghi, all’emersione del nuovo settore di AI4OP con i suoi impatti che verranno discussi alla luce dell’approvazione dell’AI Act. Ritorneremo presto sui nuovi sviluppi di questo mondo fervido ed in rapida evoluzione.

Collegamenti ai Report

  • Letta Report “Much More Than a Market” (April 2024)

https://european-research-area.ec.europa.eu/sites/default/files/documents/2024-05/LETTA%20Report%20-%20Much%20more%20than%20a%20market_April%202024.pdf

  • The 2023 edition of the State-of-play report on Digital Public Administration and Interoperability in Europe

https://joinup.ec.europa.eu/sites/default/files/news/2023-11/State%20of%20play%20report%202023.pdf

  • Artificial Intelligence for Interoperability in the European Public Sector

https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/3f94b728-640c-11ee-9220-01aa75ed71a1/language-en

  • The New European Interoperability Framework

https://ec.europa.eu/isa2/sites/default/files/eif_brochure_final.pdf

  • Speech Mario Draghi La Hulpe 16 April 2024

https://i2.res.24o.it/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Embedded/Documenti/2024/04/16/20240416%20Speech%20Mario%20Draghi%20La%20Hulpe%2016%20April%202024.pdf

 

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