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Tra «L’importante non è vincere, ma partecipare» e «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta» c’è tutto un mondo in mezzo, e il Comune di Cuneo quando ha deciso di candidarsi a Capitale italiana del libro per il 2025 questo spettro ce l’aveva ben presente, come sottolinea l’assessora alla Cultura Cristina Clerico. «Da oltre 220 anni il libro è al centro della vita culturale di Cuneo ed è oggetto di un lavoro di qualità altissima, che ci permette di presentare una proposta credibile. Cuneo ha lo status quo per ambire a quel titolo, e se la giocherà fino in fondo, ma questa è molto più di una semplice candidatura, è il modo con cui abbiamo scelto di costruire nell’immaginario collettivo la nuova biblioteca civica».

Da ospedale a casa dei libri: il grande cantiere della biblioteca di Cuneo


Perché nel 2026 non ci sia un mismatch tra una biblioteca aperta, versatile, multimediale, uno spazio di socialità da vivere sette giorni su sette indipendentemente dai servizi attivi e chi quello spazio dovrà renderlo tale, serve lavorare su questi ultimi. Quanto sono pronti i cuneesi a una biblioteca del genere? Cosa sanno del progetto di Santa Croce, cosa vorrebbero trovarci? A queste domande cercherà di rispondere il percorso che verrà intrapreso grazie alla candidatura a Capitale italiana del libro. «L’obiettivo è arrivare al giorno dell’inaugurazione consapevoli di aver fatto tutto il possibile per far sì che la biblioteca venga accolta con desiderio e urgenza, e per coinvolgere la comunità in un processo di costruzione partecipata dal basso».

Se Cuneo è un libro aperto – come da titolo del dossier della candidatura -, e tutto da scrivere, nessuno deve sentirsi escluso dalla chiamata alle penne, ai pennelli, agli smartphone. «La cultura è un patrimonio necessario, dal quale non si può prescindere. Il primo passo sarà dunque restituirle fascino, scatenarne il bisogno, generare curiosità». Il come è mettersi in ascolto con un atteggiamento costruttivo, andare fuori dal seminato con un pressing asfissiante che già da fine luglio «costringerà» chi se ne è tenuto lontano finora a dire la sua sulla biblioteca che vorrebbe. Nel processo sarà cruciale il ruolo attivo delle giovani generazioni, per le quali la nuova biblioteca dovrà essere uno spazio accogliente e attrattivo in cui coltivare la conoscenza sulla scia di un’esperienza vincente come quella del Rondò dei Talenti e parallelamente a quella che animerà il Tomasini Campus della Fondazione Ospedale Cuneo in via Statuto. Una candidatura che sulla carta è di una città, ma sul campo è di un territorio intero, quello del sistema bibliotecario cuneese, non potrà che coinvolgere i principali attori istituzionali. «La nuova biblioteca non solo concretizza un lavoro di una serie di amministrazioni comunali, ma è l’espressione di una sensibilità condivisa e diffusa».

Fondamentale nel trovare le parole e gli strumenti sarà il contributo di sguardi laterali come quelli della Fondazione Artea, «un partner “scontato” che ci permetterà anche di individuare le criticità», e l’esperienza di quarant’anni nel mondo dell’editoria di Oliviero Ponte di Pino, scrittore, giornalista, organizzatore di eventi culturali, con il quale la comunanza di intenti è stata immediata. «Quando ci siamo incontrati per la prima volta, aveva appena pubblicato il libro “Cultura. Un patrimonio per la democrazia”: ci è parso un segno del destino». Una cultura che cura, per tutte e tutti, è quella che sarà di casa a palazzo Santa Croce.

 

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