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diPaolo Cuozzo

Osservatorio Economia e Società, primo report sulla città: tessuto imprenditoriale dinamico. Molte le disuguaglianze tra i quartieri. «Locomotiva» turismo, allarme donne inoccupate

Napoli scopre d’essere una città «con un tessuto di imprese vivo e dinamico ma frammentato», con la «disoccupazione in diminuzione», anche se è «ancora bassa» la quota di lavoratrici «e permangono sperequazioni tra le varie aree del comune». È quanto emerge dal primo rapporto dell’Osservatorio Economia e Società Napoli, restituisce l’immagine di una città dinamica e in forte crescita. In cui viene estrapolato un dato molto importante per la prima volta relativo al solo territorio del Comune di Napoli, atteso che l’Istat lavora sull’intera area metropolitana: quello del Pil cittadino. Dato che a Napoli ha un valore di 28,4 miliardi di euro (prezzi al 2021). Il settore trainante è quello dei servizi (87,3%), poi c’è l’Industria (12,3%) ed in via residuale l’Agricoltura (0,4%). Ne deriva che il Pil del Comune di Napoli rappresenta il 25% del Pil della regione Campania e il 7% di quello del Mezzogiorno, il che significa essere di fatto la capitale del Sud.

Lo studio, che per la prima volta entra nel vivo dei numeri di una città in profonda trasformazione — in cui, per esempio, è ancora difficile avere una stima puntuale del Pil del settore turistico, che è esploso nell’ultimo biennio dal sindaco Gaetano Manfredi e dall’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta che hanno voluto l’istituzione dell’Osservatorio, il cui coordinamento è affidato al professor Gaetano Vecchione dell’Università Federico II, che ha redatto e presentato il primo Rapporto insieme ai prof Paolo De Vivo, Giuseppe Lucio Gaeta e Francesco Izzo. Demografia, economia, lavoro e bilancio del Comune sono le tematiche approfondite.




















































Napoli è la terza città più popolosa d’Italia, dopo Roma e Milano, sebbene sia interessata da un calo demografico che ha avuto inizio negli anni ‘80 del secolo scorso. La popolazione, oltre a ridursi, sta sperimentando un processo di graduale invecchiamento con un rapporto di 152,6 over 65 per 100 under 15 (dati del 2021). Sempre nel 2021 gli stranieri residenti erano 53.440, il 91% dei quali proveniente da paesi extra europei. Complessivamente rappresentavano il 6% della popolazione cittadina.
Nel 2023 gli occupati erano circa 255mila, il 71% della forza lavoro. Il tasso di occupazione, della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, è del 41%, il più basso tra quelli osservati per le più popolose città del Paese. Tra il 2018 e il 2023 la città ha registrato un’evidente contrazione di «inattivi»: -30.000, con riduzioni molto meno accentuate degli occupati (-1.500 circa) e dei disoccupati (-5.000 circa). Nel complesso, dunque, il tasso di attività e quello di disoccupazione sono migliorati. Grave il problema dell’inattività collegata alla platea femminile: il 54% degli uomini era occupato o in cerca di lavoro, mentre tra le donne era pari al 31% circa. All’interno del contesto comunale — dati 2021, che sono i più recenti disponibili — la situazione dell’occupazione appare piuttosto eterogenea tra le diverse aree della città. Il tasso di occupazione va dal 52% di Chiaia, Posillipo, San Ferdinando e il 38% di Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno. Secondo la Ragioneria dello Stato, del Mef e del Comune di Napoli — anni 2022-2023 —, circa 85mila persone, cioè il 24% della forza lavoro in città, lavorano nella pubblica amministrazione.

A Napoli, il reddito medio annuo lordo dichiarato è di 22.600 euro, leggermente superiore alla media nazionale. Ma la media nazionale è molto diversa dal 48% dei contribuenti che dichiara meno di 15mila euro, mentre a Milano sono il 39%, a Roma il 38%, a Bari e Palermo rispettivamente 43% e 47%. Napoli presenta il più basso tasso di contribuenti sulla popolazione residente rispetto alle altre grandi città: 53%. Il reddito medio a Chiaia-Posillipo è circa 50mila euro (a Roma-Parioli è 70mila euro a Milano-Brera è superiore a 100mila euro). Il reddito medio di Chiaia è circa quattro volte quello di Forcella-Porta Capuana, che è il più basso. 

L’analisi dello stock di imprese con sede nel comune di Napoli si riferisce ai dati Istat 2023. Le imprese attive censite sono 78.477, in crescita di oltre 1.800 unità rispetto al 2020. Il 95,3% non raggiunge i dieci addetti mentre le unità locali con almeno 50 addetti rappresentano appena lo 0,6% del totale. La dinamica di crescita più accentuata si coglie nel settore delle costruzioni dove si contano 4.475 imprese con un aumento di 800 imprese in soli due anni (+21,8% dal 2019). Nel settore alberghi e ristorazione si contano a Napoli 5.400 unità locali, di cui 1.000 nella categoria degli alloggi e 4.500 nei servizi di ristorazione. In crescita le imprese nei servizi di informazione e comunicazione, circa 2.400, con una quota dominante delle attività di produzione di software e di consulenza informatica (1.100 unità locali) e di servizi informatici (oltre 800 unità locali). Le attività professionali sono concentrate tra studi legali e di contabilità (9.600); di architettura e ingegneria (2.700); e di consulenza gestionale (1.500). Oltre 5.400 sono le unità locali che operano nel settore della sanità e dell’assistenza sanitaria.

Non si interrompe, però, il lento processo di erosione del patrimonio industriale del sistema urbano: le unità locali censite a Napoli sono 3.799, in diminuzione del 3,3% dal 2019, l’anno prima della pandemia. Per quanto riguarda la distribuzione tra le Municipalità, il 40% delle imprese opera nelle aree di Municipio-Porto-Mercato; Arenaccia-Poggioreale-Centro Direzionale; Chiaia-Mergellina; Fuorigrotta-Agnano. con oltre il 60%, l’area con la maggiore percentuale di imprese che fatturano più di 500mila euro è Vomero-Arenella, seguita dalla zona Ospedaliera-Rione Alto-Camaldoli-Colli Aminei-Capodimonte. Chiaia primeggia per startup innovative (31) e le Pmi innovative (13).

La spesa corrente è aumentata nel 2023 del 55% rispetto al 2019 passando da 480 a 750 milioni circa. Considerano lo stesso periodo di riferimento, le missioni che hanno registrato il maggior incremento di spesa sono state: Istruzione e diritto allo studio (+123%); Cultura (+96%); Politiche giovanili (+71%); Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente (+1400%); Trasporti e mobilità (+85%); Lavoro e formazione professionale (+72%); Turismo (+277%). Particolarmente importante il contributo del Pnrr: nel 2023 il Comune ha stipulato contratti per circa 450 milioni cui sono da aggiungere contratti per circa 75 milioni stipulati tra il primo gennaio e il 6 febbraio 2024. Nessun prestito è stata poi acceso nell’ultimo biennio. Il turismo è il settore in forte ascesa, da cui il Comune conta di far cassa molto ma molto di più. «La città deve espandersi, i quartieri dovranno essere più omogenei tra loro e occorre arrestare il calo demografico»: così il sindaco Manfredi. Convinto che se poi cominciano i lavori a Bagnoli finanziati dal governo, i prossimi dati dell’osservatorio saranno probabilmente molto più positivi.

22 giugno 2024

 

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