diMartina Zambon
Tramontati residuo fiscale e 9/10, nella legge non ce n’è traccia
Autonomia e Costituzione, Autonomia e visione federalista, Autonomia e unità nazionale. I dualismi della «riforma delle riforme» sono molteplici. Quello più oscuro, ammettiamolo, è però un altro: Autonomia e soldi. Buona parte della battaglia politica e mediatica si gioca proprio sui soldi e l’espressione «secessione dei ricchi», inutile negarlo, ha lasciato il segno.
Allora proviamo a fare un po’ di chiarezza, partendo dal testo della legge Calderoli fresca di approvazione in parlamento. Degli undici articoli di legge ce n’è uno, il quinto, intitolato «Principi relativi all’attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali corrispondenti alle funzioni oggetto di conferimento». E iniziamo col dire ciò che, sicuramente, nella legge non c’è. Primo mito da sfatare: non c’è alcun riferimento ai leggendari 9/10 di tasse versate da trattenere sul territorio come fanno i fortunati vicini a Trento, ad esempio. È vero che nella prima bozza veneta la richiesta c’era ma, qui ci viene in soccorso Andrea Giovanardi, tributarista che ha seguito la partita fin dal primo minuto: «Il 2 dicembre 2017, al primo incontro con l’allora governo Gentiloni, il tema dei 9/10 è stato scartato in cinque secondi. E non è mai più rispuntato, ero presente».
il «Residuo fiscale»
Procediamo, nel testo di legge non c’è nessun riferimento al «residuo fiscale». «Il residuo fiscale – spiega Giovanardi è la differenza fra entrate fiscale riferite a un determinato territorio e la spesa che su quel territorio fiscale viene fatta con trasferimenti statali. Tutte le regioni del Nord, Veneto incluso, hanno un residuo positivo, cioè versano più tasse di quanti fondi tornano poi sul territorio. L’ipotesi di trattenere quel delta positivo non è presente nella legge e non è stata oggetto di discussione» spiega ancora Giovanardi.
I soldi che arriveranno
Ma, allora, quanti e quali soldi arriveranno al Veneto per una determinata materia, poniamo una delle 9 non-Lep trasferibili prima che i Lep (Livelli essenziali di prestazione ndr) siano definiti? La risposta semplice è: quelli arrivati l’anno prima per svolgere le stesse funzioni, cioè la spesa storica. Per la precisione, la legge dice: «L’intesa […] stabilisce i criteri per l’individuazione dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative necessari per l’esercizio da parte della Regione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia». Quindi la parte finanziaria viene demandata alla trattativa sulla singola intesa fra Veneto e governo. Un bene o un male? Ivo Rossi, esperto del Pd sul tema anche per la lunga collaborazione col ministero degli Affari Regionali, trasecola: «I criteri per l’attribuzione delle risorse devono essere uguali per tutte le regioni». Giovanardi, invece, spiega che «una legge quadro non potrebbe dire altrimenti». Ma è sul punto successivo che i due esperti hanno visioni opposte. Ed è un punto cruciale.
Gestione virtuosa
Perché se i 9/10 sono una fantasia e il trattenimento del residuo fiscale anche, cosa resta come «vantaggio economico» per il Veneto? Secondo Ivo Rossi «è implicito che, con una gestione virtuosa, ciò che “avanza” sulla spesa storica, può essere trattenuto dalla Regione nel suo bilancio generale». La legge dice testualmente: «L’intesa […] individua le modalità di finanziamento delle funzioni attribuite attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali». «Con tutta probabilità si farà un mix di compartecipazione Iva e Irpef per rendere più stabile possibile l’entità del gettito – spiega Rossi – ma i criteri per individuare i finanziamenti dovevano stare in questa legge altrimenti, potenzialmente, avremo 20 chiavi di lettura diverse». Di parere opposto, su più livelli, Giovanardi: «L’articolo 8 della legge recita “Sulla base dei dati del gettito effettivo dei tributi compartecipati rilevati a consuntivo, si procede, di anno in anno, alle conseguenti regolazioni finanziarie relative alle annualità decorse, sempre nei limiti delle risorse disponibili” significa che il gettito alle compartecipazioni è tarato sulla spesa e quindi non ha effetto sul “risparmio” da gestione virtuosa. Alla Regione non arriverà un euro in più. Il vantaggio sarà poter dare servizi migliori ai cittadini e, soprattutto, aver aperto una strada importante».
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