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Fare rete. È questo il concetto al centro del progetto “Futuro al Centro” presentato oggi a Roma che vede otto università del Centro Italia unite tra loro. Ed è la prima volta che accade in Italia. L’obiettivo è quello di rispondere ai giovani studenti che cercano prospettive di realizzazione professionale ed umana.

Questo perché in questi territori del centro «i giovani hanno opportunità e occasioni di crescita», come spiegato nel corso della conferenza stampa dai rettori in sala. All’iniziativa – che come claim ha ‘cambia prospettiva metti il tuo futuro al centro’, aderiscono gli atenei di Abruzzo, Marche e Umbria, che insieme contano circa 100mila studenti: l’università di Perugia, Urbino Carlo Bo, la Politecnica delle Marche, l’università di Macerata, l’università di Camerino, l’università di Teramo, l’università dell’Aquila, l’università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara.

Il progetto vuole mettere in evidenza le opportunità possibili tra progetti internazionali, esperienze all’estero, servizi e agevolazioni, attività legate al territorio, percorsi post-laurea e numerosi rapporti con il mondo delle organizzazioni e delle imprese. «C’è questa idea di condivisione delle nostre offerte formative, di attrarre studenti dagli altri territori e trattenere i giovani nelle nostre regioni», spiega il rettore dell’università di Urbino, Giorgio Calcagnini. L’impegno è quello di «garantire formazione di qualità e servizi», aggiunge.

Il rettore dell’università di Perugia, Maurizio Oliviero, ricorda il messaggio che si vuole lanciare con il progetto Futuro al Centro: «Qualità, formazione, rete e navigare controcorrente. È la prima volta che otto rettori fanno una scelta di questo tipo – spiega – È un punto di partenza per il futuro del Paese». «Stare uniti è leva sviluppo importante’ (ANSA) – ROMA, 20 GIU – Abbiamo fortemente voluto fare questa scelta che rappresenta un cambio di passo culturale molto importante nella storia del sistema universitario del nostro Paese. Le università sono state stimolate nel corso degli anni a entrare in competizione tra di loro. Noi abbiamo fatto una scelta un po’ controcorrente che spero che possa essere letta come una scelta un po’ visionaria. Mettere insieme in una rete di atenei che insistono sullo stesso perimetro geografico del Paese le migliori competenze della qualità della ricerca, della didattica, del trasferimento tecnologico e della terza missione». E’ ancora il commento di Maurizio Oliviero, «questo – continua – perché i nostri giovani possano da questo recepire il meglio nella qualità della formazione e i nostri territori possano avere una chance in più. Noi pensiamo che stare uniti, mettendo insieme il meglio che le nostre realtà universitarie possono offrire, sia un motore e una leva di sviluppo importante, ma non solo per questo territorio, per il paese intero, e con un’ambizione ancora più importante, diventare un punto di riferimento internazionale».

Oliviero sottolinea la volontà di «essere una porta di accesso alle esperienze internazionali e vorremmo farlo – dice – sostenendo i nostri giovani, sostenendoli in tutte le forme, perché il nostro obiettivo è spiegare ai nostri giovani che devono avere il coraggio di tornare nei nostri territori, investire nei nostri territori. Ma non possiamo restare da soli, abbiamo bisogno che tutta la rete del mercato dell’industria, dell’impresa e del mercato del lavoro abbia contezza di un fatto: i nostri giovani sono straordinariamente bravi». I ragazzi secondo il rettore, «hanno bisogno che questa loro competenza venga riconosciuta sia in termini professionali che in termini retributivi». E per questo, «non posso accettare di leggere ancora oggi che i nostri laureati, i nostri dottori di ricerca sono i meno pagati d’Europa. Noi abbiamo delle eccellenze, non è un caso che i nostri giovani vengano richiamati tutti all’estero».

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