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Alcuni genitori del comune di Ravenna hanno presentato pochi giorni fa, dopo l’uscita delle graduatorie per i cren – centri estivi per i nidi e crem – centri estivi per le materne,  una petizione online dove lamentano la carenza di posti nelle scuole comunali e chiedono all’amministrazione su come si intenda intervenire per sopperire a queste carenze. L’assessora alle politiche per l’infanzia, Livia Molducci, insieme alla dirigente per il servizio scuole dell’infanzia, Laura Rossi, risponderà alle perplessità delle famiglie mercoledì 19 giugno, in un incontro online fissato nel pomeriggio.

“Va ricordato che possono presentare domanda per i cre solo le famiglie in cui entrambi i genitori sono occupati, poi la graduatoria viene elaborata in base all’isee del minore. Fatta questa premessa, nei mesi scorsi – spiega Molducci – ci sono pervenute in tutto 382 domande per i cren e 467 per i crem. Ogni domanda riguarda un bambino o bambina ma nella stessa domanda possono essere richiesti più turni di frequenza settimanali. Quindi, considerando questo dato, i turni richiesti per i nidi estivi sono stati 1080: facendo una media vuol dire che ogni famiglia ha chiesto la partecipazione ad almeno 3 settimane di cren. Per le materne il dato è analogo: 1363 turni considerando le 467 domande. Vuol dire, in media, che ogni famiglia chiede una frequenza di 3/4 settimane”.

La petizione online presentata da una mamma e disponibile al link www.change.org/p/emergenza-asili-e-materne-nel-comune-di-ravenna ha raccolto al momento 317 firme su 500. Come si legge nel testo, i genitori si lamentano perché “devono cercare soluzioni alternative spesso costose e lontane dalla propria abitazione” e che l’impossibilità di frequentare un centro estivo ha “un impatto negativo sui bambini. Si sospende un percorso di continuità educativa che influisce sulla quotidianità dei bimbi, per i quali la routine è molto importante”. Le famiglie firmatarie chiedono quindi al comune di intervenire.

L’assessore risponde alla richiesta fornendo dati e numeri sulla gestione da parte del comune dei servizi educativi estivi. “Comprendo la preoccupazione delle famiglie – commenta Molducci – ma credo sia utile riportare alcuni dati per dare un’idea più incisiva del lavoro e dell’impegno che il comune di Ravenna porta avanti da tempo, in questo senso. Dal 2022 garantiamo 820 turni per i centri estivi nido e 850 turni per i bambini in età da materna. Per i cren quest’anno abbiamo messo a disposizione 8 sedi per il mese di luglio e di agosto. Quattro in città – nidi Darsena, Orsa minore, Era dei bimbi e Lovatelli – e 4 nel forese – la scuola di Marina di Ravenna, Il grillo parlante a Savana, Il riccio a San Pietro in Vincoli e Il Veliero a Porto Corsini. Poi ci sono i cren forniti da 7 sedi Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) e da 9 nidi privati, aperti a luglio e agosto. I crem sono garantiti in 7 scuole comunali, 4 in città – Il Gabbiano, Monti, Felici insieme e Il freccia azzurra – e 3 nel forese – Il grillo parlante, Il piccolo principe e Il veliero. Anche in questo caso per la fascia 3-6 anni, ci sono 10 scuole Fism aperte per il mese di luglio e di agosto e infine 59 cre privati autorizzati e visionabili sulla piattaforma online Oasi31 (in questo caso per la fascia 3-6 e 14-17 anni)”. Per info: oasi31.it.

Per i centri estivi comunali e privati è possibile, fino al 24 giugno, richiedere il contributo regionale, che concorre alla copertura della retta di frequenza: si può ottenere fino a un massimo di 100 euro a settimana (il limite è di 300 euro complessivi nell’arco del periodo di apertura dei cre). I contributi regionali si inseriscono nel progetto regionale di contrato alla povertà educativa (valido per i bambini dai 3 ai 13 anni e per le famiglie con reddito pari o inferiore a 24mila euro). Si estende fino ai 17 anni per i ragazzi con disabilità certificata e in questo caso senza limite di isee.

“È vero che i cre privati costano di più rispetto ai comunali, ma bisogna tener conto che le rette comunali sono ormai molto ridotte se consideriamo gli anni passati e questo in virtù della possibilità per le famiglie di accedere al contributo regionale (che copre fino a 10 mesi per i comunali e 11 mesi per i privati) e al bonus Inps. L’unica differenza fra le due agevolazioni è che quella regionale abbatte i costi in fattura, quella nazionale è un rimborso sulla retta pagata che arriva il mese successivo. Abbiamo calcolato che grazie a questi aiuti, una famiglia che ha un reddito annuo fino a 26mila euro ha costi quasi azzerati sulla retta scolastica. Ed è per questo motivo che le domande di iscrizione ai nidi e alle scuole d’infanzia comunali sono aumentate negli anni: oggi è molto più facile ottenere simili contributi” precisa Molducci.

Stando sempre a quanto riportano dall’assessorato di competenza, il comune di Ravenna si conferma quello che offre un maggior numero di posti per i centri estivi, fra i comuni limitrofi. “Inoltre abbiamoconcesso spazi pubblici – come la scuola Garibaldi quest’anno e la scuola materna di Piangipane nel 2023 – alle associazioni per permettergli di fare attività estive con i bambini”.

Per fornire il servizio estivo, detto più precisamente “di conciliazione alle famiglie” e che, ricorda Molducci, “non è obbligatorio per i comuni, ma a loro discrezione”, il Dipartimento per le politiche della famiglia del Governo ha stanziato 60 milioni di euro (a fronte dei 130milioni del 2023) da ripartire tra tutti i comuni italiani che organizzano i cre. “Potete quindi immaginare quanto i costi pesino sulle casse comunali. Nel 2023 il comune di Ravenna ha speso  545.657 euro per i cren e crem comunali . Fino al 2021 abbiamo soddisfatto tutte le richieste di turni presentate dalle famiglie. È bene anche ricordare che a questi 545.657 euro vanno aggiunti 517.115 euro , che il Comune spende – usando il fondo per il diritto alla studio –  per pagare gli educatori che si occupano dei bambini con disabilità iscritti ai cre. E ciò perché riteniamo che qualsiasi bambino debba poter accedere, senza distinzione alcuna, ai centri estivi, anche a quelli dove si pratica più sport e in cui di conseguenza per un bambino con esigenze speciali è richiesta un’assistenza maggiore”.



 

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