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Roma, 26 giugno 2023 – Prosegue la crescita dei tassi d’interesse e il costo dei mutui arriva alle stelle. Lo sanno bene i titolari di contratto di mutuo a tasso variabile che, nel giro di un anno, hanno visto crescere esponenzialmente la quota interessi del proprio debito pagando cifre esorbitanti a fine mese.

Colpa di un indice Euribor, che, mostrandosi appetibile con i suoi minimi storici, ha fatto siglare tantissimi contratti di mutuo ad un tasso praticamente attorno allo zero, per poi ritrovarsi nel 2023 a crescere fino al 4%. Parliamo di centinaia di euro in più al mese che mettono a dura prova le possibilità economiche dei mutuatari esponendoli al rischio reale di sovraindebitamento.

Le stime attuali, inoltre, non accennano alcuna frenata. Al contrario: con l’inflazione che non accenna a scendere, il costo del denaro e il tasso dei mutui potrebbe crescere ancora un po’ nei prossimi mesi. Per questa ragione, è importante che il mutuatario conosca tutti gli strumenti messi a disposizione del mercato finanziario per contrastare l’aumento della rata del mutuo. Ecco quali sono.

La rinegoziazione è la possibilità del mutuatario di ridiscutere gratuitamente con la propria banca le condizioni contrattuali del finanziamento acceso. In questo senso, di fronte ad una rata del mutuo troppo salata è possibile chiedere alla banca di rinegoziare il tasso del mutuo, la durata del rimborso o il valore della rata a fine mese. Ad esempio, diminuendo la rata mensile, e dunque aumentando la durata della restituzione del mutuo, si può spalmare il costo totale del mutuo su un tempo più lungo, con un alleggerimento del carico mensile. Il tutto, ovviamente, maggiorato di interessi anch’essi spalmati.

Grazie al ritorno della legge del 2012, entrata nuovamente in vigore dal 2023, è possibile rinegoziare il mutuo passando dal tasso variabile al fisso. In questo particolare contesto storico dove il mutuo variabile ha tassi alle stelle si tratta di una normativa preziosa e che potrebbe salvare le sorti del debito residuo. Ad ogni modo, per poter usufruire della legge 2023 è necessario che l’importo del mutuo stipulato non superi i 200mila euro, che il mutuatario sia in regola con i pagamenti e che abbia un Isee pari o inferiore a 35 mila euro.

Se la banca non accetta la rinegoziazione del mutuo, il mutuatario può ricorrere alla surroga. La surrogazione del mutuo consente di trasferire il proprio debito dalla vecchia banca presso un nuovo istituto che presenta condizioni più vantaggiose. La surroga non ha costi e consente al debitore di cambiare, oltre che la banca di riferimento, anche la tipologia di mutuo, tasso d’interesse e durata. In questo processo, la vecchia banca non può opporsi alla decisione del cliente di procedere con la surroga. Nell’ultimo anno, dove i mutui a tasso variabile sono cresciuti vertiginosamente, molti mutuatari hanno surrogato il mutuo passando ad un tasso fisso. Come spiegano gli esperti di Telemutuo, infatti, il tasso fisso oggi si attesta attorno ad un + 3,25% risultando più conveniente del tasso variabile.

Tra il fisso e variabile esiste l’opzione tasso misto, una tipologia di tasso il cui piano di ammortamento consente di modificare il tasso d’interesse in fieri, passando dal variabile al fisso e viceversa. Per chi ha sottoscritto questa tipologia di mutuo può dunque valutare il passaggio al fisso e mettersi al riparo da ulteriori innalzamenti dell’Euribor.

Chi ha dei risparmi da parte può considerare l’opzione dell’estinzione anticipata, totale o parziale. Andando a rimborsare alla banca parte o l’intero capitale da restituire prima del termine del rimborso prestabilito, infatti, si potrebbe risolvere il problema dell’aumento dei tassi. Questa soluzione, però, non è sempre conveniente.

Innanzitutto la pratica non prevede penali solamente per i mutui accesi dopo il 2007; pertanto, per tutti i mutui sottoscritti successivamente a questa data è utile andare a calcolare eventuali commissioni e capire se convenga o meno. Secondo, bisogna considerare che l’estinzione anticipata conviene al mutuatario quando la maggior parte degli interessi non li ha ancora versati con le rate. Ciò dipende dal contratto di mutuo e dalla suddivisione della quota interessi; ma generalmente coincide con l’inizio del rimborso. In ogni caso, per capire se conviene o meno estinguere il debito anticipatamente bisogna fare i calcoli con il proprio mutuo e andare a vedere se, conti alla mano, si andrebbe a pagare di meno estinguendo prima del termine.

Per un mutuatario in difficoltà con i pagamenti è bene mettersi al riparo da eventuali guai finanziari con la banca. Pertanto, il primo passo da fare se non si riesce a sostenere la rata a fine mese è contattare la banca e chiedere di sospendere la rata. Questa opzione, presente in molti dei moderni contratti di mutuo, consente al debitore di usufruire, in totale flessibilità, del salto di una o più rate, previo accordo con l’istituto. In questo modo, è possibile posticipare i pagamenti delle rate per un periodo concordato con la banca, in cui il debitore può incrementare le proprie risorse economiche e salvaguardarsi dal sovraindebitamento.  

Se il mutuatario vuole sospendere momentaneamente i pagamenti del mutuo può ricorrere al Fondo Gasparrini, il Fondo di solidarietà per la sospensione delle rate dei mutui prima casa. Al fondo possono accedere determinate categorie di persone, come lavoratori in cassa integrazione o che hanno perso lavoro, partite Iva o professionisti in difficoltà economiche, ecc.

Di fronte al rischio del pignoramento casa il mutuatario può valutare preventivamente la vendita del proprio immobile. Questo, sebbene sia emotivamente difficile, consentirebbe al debitore di salvaguardarsi dal sovraindebitamento e dalla vendita all’asta dell’immobile. Vendendo la propria casa, infatti, il mutuatario otterrebbe la liquidità immediata per acquistare una nuova abitazione, tuttavia di valore inferiore alla precedente. Una decisione difficile, che implica una serie di difficoltà dovute al trasloco, ma che salva il mutuatario e i suoi cari dallo sfratto e dalla successiva vendita dell’immobile all’asta.

Un’altra soluzione potrebbe essere la proposta di saldo e stralcio, ossia un accordo con cui il debitore paga alla banca una somma inferiore rispetto a quella dovuta, “stralciandone” una parte. Questo particolare accordo serve al mutuatario per riuscire a rimborsare il mutuo quanto alla banca per evitare di avviare il ricorso nei confronti del debitore insolvente e conseguenti procedure esecutive per riscuotere quanto gli spetta.  

E se la banca dovesse rifiutare la proposta di saldo e stralcio? Il mutuatario potrebbe ricorrere a questo punto alla Legge 3/2012, notoriamente conosciuta come “legge salva suicidi”. La normativa, introdotta dal governo Monti, consente a cittadini e piccoli imprenditori di attivare un procedimento in Tribunale per concordare con il giudice un nuovo piano di rientro sostenibile in base alla situazione finanziaria del debitore.

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