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Il Decreto Coesione ha inserito tre nuovi sgravi per l’assunzione di giovani e donne, con particolare riguardo agli abitanti del Mezzogiorno.

Bonus assunzione giovani: come funziona

L’articolo 22 del Decreto Coesione introduce un esonero contributivo per favorire l’occupazione giovanile stabile nel settore privato. Questa misura è rivolta ai datori di lavoro privati che, dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025, assumono giovani under 35 con contratto a tempo indeterminato, purché non abbiano mai avuto un contratto di questo tipo.

Gli incentivi consistono in:

  • esenzione totale dei contributi previdenziali per un massimo di 24 mesi, con un limite di 500 euro al mese per ogni lavoratore;
  • esonero fino a 650 euro al mese per le assunzioni in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria o Sardegna.

Inoltre, il bonus si applica anche a contratti di apprendistato non trasformati in contratti a tempo indeterminato e a contratti per cui il datore di lavoro precedente ha parzialmente beneficiato dell’esonero, purché si completi il periodo residuo fino a 24 mesi. Sono esclusi dal bonus i rapporti di lavoro domestico, di apprendistato e il personale dirigenziale.

Bonus assunzione donne: come funziona

L’articolo 23 del Decreto Coesione introduce uno sgravio contributivo per le assunzioni di donne “svantaggiate”. Questo bonus è disponibile per i datori di lavoro privati che, dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025, assumono a tempo indeterminato donne che rientrano in due categorie:

  • donne di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, residenti nelle regioni della Zona Economica Speciale Unica per il Mezzogiorno;
  • donne di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, indipendentemente dalla residenza.

L’esonero contributivo, valido per un massimo di 24 mesi, copre il 100% dei contributi previdenziali fino a 650 euro al mese per ogni lavoratrice assunta. Per beneficiare del bonus, le assunzioni devono comportare un incremento netto dell’occupazione, calcolato sulla base della differenza tra il numero di lavoratori impiegati ogni mese e la media dei lavoratori occupati nei 12 mesi precedenti. Anche in questo caso, sono esclusi i rapporti di lavoro domestico, di apprendistato e il personale dirigenziale.
Questa misura ricorda lo sgravio contributivo per le donne inserito nella Manovra 2024, ma ne supera il più grande ostacolo. Quella misura, infatti, si riferisce solo alle donne madri di almeno due figlie perché, ha spiegato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, hanno già dato il loro contributo al Paese”.

Bonus assunzione nella ZES: come funziona

All’art. 24, il Decreto Coesione introduce anche un esonero per sostenere lo sviluppo occupazionale nella Zona Economica Speciale Unica per il Mezzogiorno al fine di ridurre i divari territoriali.

Questo esonero è destinato ai datori di lavoro privati che hanno fino a 10 dipendenti al momento dell’assunzione e che assumono a tempo indeterminato lavoratori:

  • over 35;
  • disoccupati da almeno 24 mesi;
  • che saranno impiegati in una sede o unità produttiva situata nella ZES.

In presenza di questi requisiti, la misura prevede l’esenzione totale dei contributi previdenziali per un massimo di 24 mesi, con un limite di 650 euro al mese per ogni lavoratore assunto tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025. Anche in questo caso, i rapporti di lavoro dirigenziali sono esclusi.

Le risorse a disposizione

La dotazione per i tre bonus è di 1,94 miliardi di euro che provengono sia dalle casse dello Stato che dai fondi di coesione europei.
Al di fuori delle misure previste dal Decreto Coesione, l’Ue dedica specifiche risorse alla riduzione della disparità economica, sociale e territoriale come il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e l’FSE (Fondo Sociale Europeo).

Giovani, donne e Sud in Italia

Il Decreto Coesione interviene su queste tre categorie partendo dai dati Istat. Emerge infatti, che in Italia il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è del 22%, nove punti percentuali in più della media Ue. Situazione analoga per il tasso di occupazione femminile, pari al 55%, addirittura 14 punti al di sotto della media europea con ricadute a catena sulla crisi demografica del Paese.

È stato infatti dimostrato che i Paesi con il maggior gap uomo-donna sono anche quelli con il più basso tasso di natalità. Circa la terza categoria agevolata, i dati Istat certificano un’occupazione del 69% al Nord contro il 48% di quella del Sud, una differenza di oltre venti punti percentuali.

Far lavorare donne e giovani è una questione di giustizia sociale, come ribadito dai ministri Giorgetti e Calderone, ma anche una esigenza demografica. Senza prospettive future e certezze presenti, le culle non torneranno a riempirsi.

 

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