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  • La prestazione occasionale senza partita IVA è possibile se svolgi un’attività in modo sporadico e non professionale.
  • Come lavoratore occasionale devi emettere ricevuta non fiscale su cui si applica una ritenuta d’acconto del 20% sull’importo netto.
  • Ai fini fiscali, i guadagni del lavoro occasionale entro i 4.800€ non devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.

Il concetto di prestazione occasionale genera spesso un po’ di incertezza. Quando un lavoro si può definire tale? È obbligatoria la partita IVA? Cosa si deve dichiarare e cosa no? Si definisce occasionale un’attività svolta in modo saltuario, non continuativo e sporadico, che puoi svolgere senza aprire partita IVA.

Ciò la distingue dal lavoro autonomo professionale e organizzato. In quest’ultimo caso, invece, è obbligatorio avere un codice IVA. L’esenzione dalla partita IVA per le attività occasionali implica una serie di conseguenze dal punto di vista fiscale.

Ad esempio, sulla prestazione effettuata si applica una ritenuta d’acconto fissa e, se rispetti precisi limiti, non devi inserire i guadagni generati nella dichiarazione dei redditi. Ecco una guida pratica su quello che c’è da sapere sul lavoro occasionale senza partita IVA.

Come funziona la prestazione occasionale senza partita IVA

La prestazione occasionale è stata introdotta dalla legge 30/2003, Legge Biagi, successivamente modificata dalla Legge Fornero del 2011, con dei precisi limiti qualitativi e quantitativi. In base ai primi, per definirsi occasionale, la prestazione deve avere le seguenti caratteristiche:

  • non abituale: l’attività si svolge in modo sporadico;
  • mancanza di professionalità: non deve esserci un’organizzazione finalizzata a svolgere una specifica mansione;
  • non continuativa: il lavoro avviene in modo non ripetitivo;
  • senza subordinazione: non vi sono vincoli di subordinazione.

In questo caso puoi svolgere un’attività senza aprire partita IVA. Facciamo un esempio.

Se decidi di aiutare qualche volta il tuo vicino con il cane, facendo il dog sitter e venendo pagato, quello che svolgi è un lavoro occasionale: non richiede partita IVA. Invece, se sei impegnato in questa attività in modo continuato, organizzato e con un numero diverso di clienti, allora è un’attività di lavoro autonomo che necessita di partita IVA come dog sitter.

Lo stesso vale se decidi di vendere online alcuni prodotti sporadicamente. Non è un lavoro continuato ed organizzato, quindi è incluso nelle attività occasionali. Invece, se apri un negozio online, operazione che implica un’attività di tipo professionale e organizzata, allora si richiede la partita IVA per e-commerce.

Lavoro occasionale senza partita IVA: i limiti

Come funziona la prestazione occasionale

La Legge Fornero applicava i seguenti limiti quantitativi sul lavoro occasionale:

  • la durata della prestazione non doveva superare i 30 giorni;
  • compenso per singola prestazione annua di un committente non superiore ai 5.000€.

I limiti quantitativi sono stati abrogarti dal Jobs Act del 25 giugno 2015. Quindi, dal punto di vista normativo, devi fare riferimento solo al parametro di occasionalità, non professionalità e sporadicità come indicato dall’art 2222 del codice civile.

Il limite dei 5.000€, come vedrai più avanti, è rimasto come soglia per calcolare eventuali contributi INPS sulle prestazioni occasionali.

Come fare una prestazione occasionale senza partita IVA

I soggetti di una prestazione occasionale sono due:

  1. committente: chi affida un incarico;
  2. lavoratore occasionale (prestatore): chi svolge l’attività sporadica.

Il committente può essere:

Il prestatore a sua volta è un soggetto senza partita IVA oppure un lavoratore autonomo che è già in possesso di una partita IVA o un dipendente. Qui ci soffermeremo sulla prestazione occasionale per chi non ha un codice IVA.

Non è necessario sottoscrivere un contratto, data la natura di occasionalità del lavoro. In ogni caso, può essere utile richiedere un accordo di collaborazione freelance, oppure un conferimento di incarico. In questo modo hai un documento in cui verranno inseriti tutti i dati attraverso cui identificare la prestazione, il compenso e le tempistiche.

Ricevuta per la prestazione occasionale

Contratto di prestazione occasionaleContratto di prestazione occasionale

Come lavoratore occasionale non emetti una fattura elettronica per la prestazione svolta, ma una ricevuta non fiscale attestante l’incarico svolto. Questo documento acquista valore di quietanza di pagamento.

Per questo, un consiglio è quello di emetterlo solo dopo aver ottenuto la somma che ti spetta o in modo contestuale. Ai fini fiscali la ricevuta per prestazione occasionale deve contenere le seguenti informazioni:

  • data e numero progressivo, come in una fattura;
  • nome, cognome e dati identificativi di chi ha svolto la prestazione;
  • dati di chi ha commissionato la prestazione;
  • descrizione dell’attività svolta;
  • compenso lordo;
  • percentuale di ritenuta d’acconto;
  • compenso al netto della ritenuta d’acconto.

Puoi scaricare qui il modello in PDF di ricevuta per lavoro occasionale.

Sulla ricevuta deve essere applicata la marca da bollo di 2€ per gli importi superiori ai 77,47€, inviando copia del documento al committente.

Quali tasse si pagano sul lavoro occasionale

Sull’importo lordo della ricevuta non fiscale si applica una ritenuta d’acconto del 20%. Ciò vale solo se il committente è un soggetto con partita IVA, che ha funzioni di sostituto di imposta. Vi possono quindi rientrare:

  • società di persone e di capitali;
  • partite IVA professionali;
  • associazioni ed enti del terzo settore;
  • condomini.

Sono escluse invece le partite IVA professionali che hanno adottato il regime forfettario.

Immagina di aver avuto un incarico con un compenso di 600€ lordo. Nel momento in cui rilasci la ricevuta non fiscale devi sottrarre all’importo totale la ritenuta d’acconto del 20%. Ecco nella pratica come funziona:

  • compenso lordo prestazione occasionale: 600€;
  • ritenuta d’acconto: (600%X 20% = 120€);
  • guadagno totale netto: 480€ (600€-120€).

Invece, se il committente è un privato, non si applica la ritenuta d’acconto.

Chi paga la ritenuta di acconto

Il pagamento della ritenuta d’acconto non è a tuo carico. È il committente, che svolge funzioni di sostituto d’imposta, a versare l’importo ogni 16 del mese successivo a quello del pagamento della prestazione.

Questa operazione deve essere effettuata con il modello F24 inserendo il codice tributo 1040.

Certificazione Unica e prestazione occasionale

certificazione unicacertificazione unica

I committenti che svolgono la funzione di sostituto di imposta devono rilasciare al lavoratore occasionale la Certificazione Unica (CU). Al suo interno sono indicati:

  • l’ammontare del reddito complessivo percepito;
  • le ritenute d’acconto applicate.

La consegna di questo documento deve avvenire entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello in cui è stata svolta la prestazione.

In base al totale degli importi generati, devi valutare se inserire o meno nella dichiarazione dei redditi il guadagno delle prestazioni occasionali. In questo caso, può essere utile farti consigliare da uno studio di commercialisti. Puoi così evitare errori di valutazione o di calcolo sugli importi ricevuti.

Quando va dichiarato il lavoro autonomo occasionale

I guadagni generati dal lavoro occasionale senza partita IVA vanno dichiarati solo nel momento in cui superi il tetto dei 4.800€. In questo caso rientreranno tra i redditi diversi.

Devi inserirli nel modello 730 nel quadro D al rigo D5. Invece, se compili il modello Redditi PF (Persone Fisiche), gli importi delle prestazioni occasionali devono essere indicati nel Quadro RL (redditi diversi) al rigo RL15.

La ritenuta di acconto, che hai versato, diventa credito d’imposta e quindi può essere utilizzata al fine di compensare il versamento delle tasse. Se hai altre entrate, gli importi generati dalla prestazione occasionale andranno a far cumulo ai fini del calcolo delle aliquote IRPEF.

Prestazione occasionale senza partita IVA e INPS

Sul lavoro occasionale non si applicano i contributi IVS INPS. Ciò vale però solo se il reddito generato non supera i 5.000€, parametro quantitativo rimasto non per definire la prestazione occasionale in sé, ma dal punto di vista contributivo.

Invece se superi questo limite, sei tenuto a pagare i contributi solo per la parte eccedente i 5.000€, da versare alla Gestione Separata INPS. La percentuale è del 24% di cui 1/3 è a carico del lavoratore occasionale, mentre 2/3 dovrà essere versato dal committente.

Ad esempio, se hai svolto, in totale nel corso dell’anno, prestazioni occasionali per importi di 6.000€, devi applicare i contributi INPS per la somma di 1.000€ (6.000€ – 5.000€).

Prestazione occasionale: quando è utile la partita IVA

Il lavoro occasionale può essere utile per integrare il proprio stipendio o per guadagnare sporadicamente del denaro. Tuttavia, non può essere considerata come un’alternativa alla partita IVA e quindi ad un’attività professionale o commerciale organizzata.

Infatti, le caratteristiche di sporadicità e non continuità della prestazione occasionale limitano i guadagni che puoi generare. In questo contesto se vuoi monetizzare una tua passione, crearti una seconda entrata o iniziare un’attività, ti consigliamo di consultare uno studio di commercialisti e valutare i pro e i contro dell’apertura della partita IVA, ad esempio con regime forfettario.

Prestazione occasionale senza partita IVA – Domande frequenti

Quante tasse si pagano per la prestazione occasionale senza partita IVA?

Sulla singola prestazione occasionale si applica una ritenuta d’acconto del 20% sull’importo complessivo.

Quanto lavoro occasionale si può fare senza partita IVA?

Il lavoro occasionale rimane tale se si rispettano i limiti di non continuità e sporadicità. Invece, dal punto di vista fiscale, se si supera la soglia dei 4.800€, è necessario dichiarare i redditi percepiti nel 730 o nel Modello PF (persone fisiche).

Chi non può fare le prestazioni occasionali?

La prestazione occasionale non si applica se l’attività si svolge in modo continuato, abituale e organizzato. In questo caso è necessario aprire partita IVA.

 

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