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diSilvia Madiotto

Ottomila edifici privati riqualificati con i fondi europei. Rapicavoli (Anci): «Denari più utili alle scuole»

Già il Superbonus 110%, quello che permetteva ai proprietari di edifici residenziali di farsi rimborsare le spese dei restauri dallo Stato, ha appesantito le casse pubbliche in modo abnorme, facendo pagare a tutti gli italiani le case (spesso) dei più benestanti. Adesso, dopo la pubblicazione dei dati del ministero dell’Ambiente, viene fuori che una parte di quei soldi sono stati presi dal Pnrr. Dall’Europa insomma: moneta che teoricamente andava messa a disposizione della collettività e che invece è servita a pagare la riqualificazione energetica di migliaia di ville, villette e condomini. C’è un condominio veneto che ha ricevuto 3,2 milioni di euro, una villetta a Tarzo (Treviso) ne ha presi 400 mila. E poi ci sono altri immobili unifamiliari e indipendenti che ne hanno presi cento, duecentomila, un palazzo finanziato con 2,3 milioni, un altro con 2,1 milioni, un altro con 1,8 milioni di euro. Grazie al Next Generation Eu. Il totale per il Veneto ammonta a 1,55 miliardi per riqualificare 7.579 villette e 975 condomini: è la seconda regione d’Italia dopo la Lombardia, solo che qui la popolazione è la metà. L’ammontare veneto è l’11,2% della spesa delle asseverazioni Pnrr dell’intero Paese, ma con una quota più grande di interventi, il 14,1%.




















































I costruttori: «Superbonus antidemocratico»

Il Veneto, secondo i dati Enea di fine maggio, è la regione più «superbonusizzata» dello Stivale: quasi 60 mila asseverazioni, il 5,6% delle abitazioni (la media nazionale è il 4,1%). La spesa, tuttavia, è fra le più basse con investimenti medi di 194 mila euro per un totale di detrazioni maturate in Veneto, a carico dello Stato – quindi nostro – di 11,6 miliardi. Commenta Alessandro Gerotto, presidente dei costruttori di Ance Veneto: «I soldi sono stati portati a casa e gli interventi eseguiti, a noi sarebbe cambiato poco sapere da dove arrivassero, ma ora sappiamo cosa non bisogna fare. Sarebbe stato opportuno fare uno studio sullo spostamento di quelle cifre che sono andate, per la gran parte, a favore di proprietari benestanti che hanno colto l’occasione per lavori ingenti. È stata una norma in parte antidemocratica, ne hanno beneficiato pochi, gli immobili riqualificati sono percentuali minimali, il bonus è durato troppo. Ora però dobbiamo essere attenti con la direttiva sulle case green: va sostenuta con dei fondi, assegnandoli a chi ha davvero bisogno di riqualificare l’abitazione o lo stabilimento produttivo per sprecare, spendere e inquinare meno».

L’importo

Il ministero ha pubblicato l’elenco delle asseverazioni rendicontate: oltre mille pagine e 60.755 interventi per un totale di 13,7 miliardi di euro. Ma com’è stato possibile? Il Governo Draghi, nel 2021, si trovò di fronte a una spropositata quantità di denaro pubblico per il Superbonus: era evidente già allora che le casse dello Stato sarebbero andate in sofferenza. Una quota quindi, 13,7 miliardi, è stata sostenuta dal Pnrr per le riqualificazioni energetiche (l’Europa chiede di tagliare il 40% dei consumi entro fine 2025). Non era stato facile far accettare a Bruxelles questa opzione, ma Draghi era riuscito nell’impresa di coprire una parte del bonus con il Next Generation. Tutto legittimo, trasparente e verificato. Però l’opportunità, oggi, fa montare dubbi e perplessità, soprattutto per le difficoltà che incontrano i Comuni proprio sul fronte delle riqualificazioni, fra bilanci sempre più scarni e limiti di spesa.

Anci: «Soldi più utili alle scuole»

E insomma, in Veneto ci sono 8.554 ristrutturazioni finanziate con il debito comune europeo. «Si tratta certamente un obiettivo meritevole di attenzione e coerente con la Missione 2 del Pnrr, ristrutturazioni profonde, che implicano un miglioramento di almeno due classi energetiche – rileva Carlo Rapicavoli, direttore di Anci e Upi Veneto -. Ma almeno una quota di quella posta a carico del Pnrr avrebbe potuto essere destinata ad incrementare le risorse già previste per il patrimonio pubblico e per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici. Dalle scuole, ai musei, all’edilizia residenziale pubblica, alle strutture sanitarie, agli edifici demaniali. È sufficiente pensare allo stato dell’edilizia residenziale pubblica e alle difficoltà dei Comuni nella gestione delle politiche abitative oppure ai necessari interventi sull’edilizia scolastica per l’efficientamento energetico degli edifici, per rendersi conto dell’importanza e della necessità degli investimenti pubblici. Solo per le scuole, si sarebbero potute destinare le risorse per finanziare tutti gli interventi già presentati ed inseriti nelle graduatorie e nei Piani regionali e non attuati per l’esaurimento delle somme disponibili».

15 giugno 2024

 

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