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L’economia regionale, l’anno scorso, seppur con quale distinguo, tutto sommato si chiude con il segno positivo. Lo si desume dai dati diffusi oggi dalla Banca d’Italia, che all’Università delL’Aquila, ha presentato  “L’Economia in Abruzzo”, il Rapporto annuale 2023. Esso è stato illustrato dal direttore della sede regionale Bankitalia di L’Aquila, Giuseppe Ortolani, e responsabile Divisione Analisi e Ricerca economica territoriale Alessandro Tosoni. A trarre le conclusioni Sergio Nicoletti Altimari, capo del Dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia.

Dai dati emerge che il prodotto interno lordo (Pil) in Abruzzo, secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter), è cresciuto dello 0,9 per cento, in particolare nell’ultimo trimestre, e ciò rappresenta un risultato in linea con la dinamica nazionale e lievemente migliore nel Mezzogiorno, una ripresa in controtendenza con le percentuali fatte registrare a partire dal secondo trimestre dell’anno, che hanno risentito della debolezza della domanda interna, di condizioni di finanziamento più restrittive e della riduzione dei redditi reali delle famiglie dovuta all’inflazione.

Il 2023, poi, per le imprese è proseguito con gli indicatori che hanno mostrato una certa debolezza, tra l’altro ciclica, dell’industria in senso stretto. Nell’indagine sulle imprese industriali e dei servizi (Invind), condotta su un campione di cento imprese della regione, sarebbero emerse indicazioni di sostanziale stagnazione dei livelli di attività del comparto manifatturiero, con prospettive di ripresa per l’anno in corso, pur nel quadro di elevata incertezza provocata dalle tensioni geopolitiche internazionali.

Le esportazioni sono tornate a crescere in modo significativo grazie alla marcata ripresa delle vendite di mezzi di trasporto, penalizzate nel biennio precedente dai ritardi di approvvigionamento nelle catene di fornitura; è inoltre proseguita la fase di forte espansione dell’export di prodotti farmaceutici. Più della metà delle esportazioni dell’Abruzzo fa capo alle multinazionali presenti in regione, che si caratterizzano anche per una più elevata produttività rispetto alle altre imprese e per una diffusa partecipazione ai processi di innovazione.

OCCUPAZIONE COL SEGNO +. “Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, dopo il leggero calo fatto registrare nell’anno precedente, nel 2023 il numero degli occupati in Abruzzo è aumentato del 4,0 per cento (2,1 in Italia), recuperando ampiamente i livelli precedenti la pandemia. L’espansione dell’occupazione regionale è stata trainata dalla componente alle dipendenze, in crescita di circa il 6 per cento rispetto al 2022, mentre è proseguita la diminuzione dei lavoratori autonomi (-2,1 per cento); il numero di occupati è aumentato in tutti i settori di attività, a eccezione di quello dell’agricoltura”.  “Il tasso di occupazione è salito al 61,3 per cento in media d’anno (dal 58,4 dell’anno precedente), in linea con il dato nazionale (61,5 per cento). Il differenziale di genere ha continuato a ridursi, scendendo da 21,8 a 18,6 punti percentuali, collocandosi così su livelli solo leggermente superiori al dato dell’Italia, per effetto della crescita più marcata del tasso di occupazione femminile. È aumentato in regione il divario occupazionale relativo ai livelli di istruzione: il tasso di occupazione è infatti aumentato di quasi 4 punti percentuali sia per i diplomati che per i laureati, mentre è rimato pressoché invariato per gli individui con al massimo la licenza media.

“Secondo nostre elaborazioni sui dati dell’Osservatorio sul precariato forniti dall’Inps, – dice il Rapporto – nel 2023 il saldo tra le assunzioni e le cessazioni di lavoratori alle dipendenze nel settore privato (a esclusione dei collaboratori domestici e degli operai agricoli) e di dipendenti degli enti pubblici economici è risultato positivo per circa 12.500 unità, in aumento rispetto alle circa 10.000 nuove posizioni lavorative create nell’anno precedente. A tale andamento ha contribuito la riduzione del numero di cessazioni rispetto al 2022, mentre è rimasto sostanzialmente stabile il numero delle assunzioni. Il saldo tra i flussi di posizioni lavorative attivate e terminate è risultato ampiamente positivo e in crescita rispetto all’anno precedente per i lavoratori fino a 50 anni di età, in particolare per quelli fino a 29 anni. Il saldo negativo per i lavoratori di età più avanzata si è ridotto rispetto allo scorso anno. In analogia con il resto del Paese, all’andamento delle attivazioni nette nel 2023 ha contribuito principalmente l’espansione delle posizioni a tempo indeterminato (pari al 70 per cento del saldo complessivo) che ha beneficiato soprattutto delle trasformazioni dei numerosi contratti temporanei esistenti.

 Nel 2023, secondo i dati Excelsior di Unioncamere e dall’Agenzia Nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), le imprese operanti in regione hanno segnalato la necessità di competenze digitali e/o matematico-informatiche per quasi il 70 per cento delle posizioni di lavoro richieste, un dato in leggero calo rispetto all’anno precedente, ma comunque superiore di quasi 6 punti percentuali rispetto al 2017, primo anno per cui la rilevazione è disponibile”.

SETTORE COSTRUZIONI TRAINATO DA INCENTIVI E FONDI SISMA.  “Nel settore delle costruzioni in Abruzzo, nel 2023, è proseguito l’effetto espansivo degli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio, anche se in attenuazione rispetto al biennio precedente”. Secondo le indagini della Banca d’Italia presso un campione di imprese regionali operanti nell’edilizia, i livelli di attività avrebbero beneficiato anche della realizzazione degli interventi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Sono al contempo proseguite le opere di ricostruzione nei territori colpiti dagli eventi sismici del 2009 e del 2016. In un contesto caratterizzato dal forte rialzo dei costi di finanziamento, si è registrata una marcata contrazione delle compravendite immobiliari dopo l’espansione rilevata nel biennio precedente. Secondo le informazioni raccolte presso l’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila e l’Ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere, l’importo complessivo dei contributi concessi per la sistemazione degli edifici privati danneggiati dal sisma del 2009 ha raggiunto nel 2023 i nove miliardi di euro; 3,2 miliardi sono stati destinati alla ricostruzione pubblica. Secondo i dati dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Abruzzo – Sisma 2016, nel 2023 sono stati concessi contributi per circa 163 milioni di euro (oltre 540 dall’avvio delle misure di aiuto, di cui più della metà già erogati).

AGRICOLTURA IN DIFFICOLTA’. Nel 2023, secondo le stime dell’Istat, la produzione agricola in regione è rimasta sostanzialmente invariata. A fronte dell’incremento nel comparto delle leguminose e ortaggi, si è registrato un calo nella produzione delle coltivazioni foraggere e arboree. Nel settore olivicolo le quantità prodotte sono tornate a crescere (31,0 per cento); in quello vitivinicolo la produzione si è ridotta di oltre il 40 per cento, principalmente a causa di una malattia della vite, la peronospora. Nel complesso, – dice il Rapporto – l’anno scorso il valore aggiunto a prezzi costanti dell’agricoltura si sarebbe ridotto del 3,5 per cento. Sulla base dei dati del settimo Censimento generale dell’agricoltura, riferito all’annata agraria 2019-2020, in Abruzzo risultavano attive 44.516 aziende agricole, un terzo in meno rispetto al Censimento del 2010 e pari, rispettivamente, al 6,8 e al 3,9 per cento del dato del Mezzogiorno e di quello nazionale. La speranza di un rilancio è affidata al Complemento di programmazione Abruzzo per lo sviluppo rurale 2023-27 (Csr), che indica gli interventi del Piano strategico nazionale della Politica Agricola Comune 2023-27 (Psp). Le risorse complessivamente previste dal Csr ammontano a 354 milioni di euro, di cui circa 150 a carico dell’Unione europea. A questi si aggiungono gli interventi in transizione dal Piano di sviluppo rurale 2014-22 al Psp (10 milioni di euro).

BANCHE E PRESTITI IN CALO. A dicembre 2023 i prestiti al settore privato sono diminuiti dell’1,8 per cento, a fronte di una crescita del 3,3 per cento dell’anno precedente. Il calo è ascrivibile principalmente alla flessione dei prestiti alle imprese, ma anche i finanziamenti alle famiglie hanno registrato una lieve diminuzione. Per entrambi i settori l’andamento negativo sarebbe imputabile sia a fattori di domanda sia a criteri di offerta mediamente più restrittivi rispetto al 2022, per effetto di una più elevata percezione del rischio. La diminuzione dei prestiti è proseguita nel primo trimestre del 2024. Secondo le indicazioni fornite dalle banche operanti in Abruzzo che partecipano all’indagine regionale sul credito bancario (Regional Bank Lending nel 2023 la domanda di finanziamenti da parte delle imprese è scesa e la contrazione ha interessato tutti i principali settori. Alla fine del 2023 le banche presenti in Abruzzo con propri sportelli erano 35, una in meno rispetto all’anno precedente; il numero di quelle con sede amministrativa in regione, tutte operanti nel settore del credito cooperativo, è rimasto invariato a sette unità. Nel corso dell’anno è proseguito il ridimensionamento della rete territoriale delle banche, passata da 429 a 407 sportelli (-5,1 per cento; -3,9 per cento in Italia), e del numero dei comuni serviti, sceso da 126 a 119. La riduzione della presenza delle banche sul territorio si è accompagnata a un’ulteriore crescita della diffusione nell’utilizzo dei canali digitali da parte della clientela bancaria: nel 2023 il 54,1 cento della popolazione abruzzese aveva sottoscritto contratti di home banking e la quota dei bonifici disposti tramite strumenti online è stata dell’86,0 per cento (rispettivamente 51,5 e 84,5 per cento nel 2022). L’utilizzo via internet dei servizi bancari rimane tuttavia inferiore a quello medio nazionale.

RIDOTTI I MUTUI PER ACQUISTO CASE. Nel 2023 i prestiti per l’acquisto di abitazioni si sono ridotte dello 0,4 per cento su base annua (erano aumentate del 4,0 per cento alla fine del 2022). Nel complesso, i flussi di nuovi mutui sono scesi a 486 milioni di euro, un valore inferiore di oltre un quarto rispetto al 2022 e simile a quello minimo raggiunto nella fase più acuta della pandemia. L’andamento dei nuovi mutui ha riflesso il calo della domanda di credito delle famiglie, in un contesto di sensibile calo delle compravendite di immobili e di rialzo del costo del credito. Nel primo trimestre del 2024 le nuove erogazioni hanno registrato un ulteriore calo. I tassi di interesse sui nuovi mutui sono ancora cresciuti, anche se meno intensamente dell’anno precedente: tra il quarto trimestre del 2022 e il corrispondente periodo del 2023 il costo del credito è passato dal 3,6 al 4,5 per cento. Il differenziale di costo tra i mutui a tasso variabile e quelli a tasso fisso è divenuto positivo, per effetto dell’aumento più ampio registrato per i primi; le famiglie hanno accresciuto il ricorso ai contratti a tasso fisso, la cui quota sui nuovi mutui ha raggiunto il 77 per cento nella media del 2023 (65 per cento nel 2022). Le operazioni di surroga o sostituzione hanno rappresentato il 6,9 per cento delle nuove erogazioni, in aumento di circa 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. La diminuzione dei nuovi mutui abitativi ha interessato tutte le classi di età, anche quella più giovane che aveva trainato la crescita nel 2022. Nel 2023 l’ammontare dei finanziamenti garantiti dal Fondo prima casa si è quasi dimezzato, dopo il forte ampliamento dell’anno precedente. Tuttavia, nel complesso, la quota del valore dei nuovi mutui concessi ai giovani è aumentata di un punto percentuale, al 38,4 per cento.

DIMINUISCONO POPOLAZIONE E REDDITI. A inizio 2023 i residenti in Abruzzo erano il 2,2 per cento della popolazione nazionale (circa 1,3 milioni, di cui il 6,5 per cento stranieri), per lo più concentrati nelle aree urbane dove sono disponibili congiuntamente servizi legati a salute, istruzione e mobilità, seppure con una quota inferiore alla media italiana (rispettivamente del 64 e 77 per cento nel 2022). Nel periodo 2007-22 – è stato evidenziato – la popolazione in regione è diminuita in media d’anno di 1,2 residenti ogni mille (rispettivamente -2,4 e 0,5 nel Mezzogiorno e in Italia). Il calo demografico abruzzese è da attribuire quasi interamente alla dinamica negativa e in continuo peggioramento del saldo naturale, solo in parte compensata dal dato positivo del saldo migratorio estero. Secondo lo scenario mediano delle previsioni demografiche dell’Istat, al 2042 la popolazione residente in regione si contrarrebbe dell’8,6 per cento. In particolare, tra il 2022 e il 2042 in Abruzzo la quota della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) è prevista in calo dal 62,9 al 54,6 per cento.

A parità di tassi di attività correnti, considerando anche la popolazione tra i 65 e i 74 anni, le forze di lavoro nel 2042 si contrarrebbero di oltre 102.000 unità rispetto ai livelli del 2022, un calo del 19,2 per cento. Nei prossimi decenni, l’offerta di lavoro potrebbe essere sostenuta da una maggiore partecipazione femminile, già in crescita da alcuni anni in regione; tuttavia pur assumendo che il tasso di attività delle donne raggiunga quello degli uomini, le forze di lavoro diminuirebbero comunque di oltre 5 punti percentuali, tenuto fisso il tasso di partecipazione maschile. Bisogna però tener conto che sulla dinamica delle forze di lavoro inciderà anche l’aumento atteso del tasso di attività della classe 65-74 anni nei prossimi decenni, dovuto al progressivo dispiegamento degli effetti delle riforme previdenziali.

Nel 2023 i redditi delle famiglie hanno continuato a ridursi in termini reali nonostante il calo dell’inflazione; la lieve crescita dei consumi è stata sostenuta anche dalle risorse accumulate durante la pandemia. Gli indicatori di povertà e di disuguaglianza dei consumi sono migliori in Abruzzo rispetto alla media del Paese, come risulta anche da un più contenuto ricorso alle forme di sostegno pubblico al reddito. Alla fine del 2023, i prestiti alle famiglie consumatrici concessi da banche e da società finanziarie sono aumentati dello 0,7 per cento su base annua, in sensibile rallentamento rispetto alla fine del 2022 (4,1 per cento). Su tale andamento ha inciso la flessione dei mutui per l’acquisto di abitazioni, mentre il credito al consumo ha mantenuto un ritmo di espansione sostenuto.

DAL PNRR 3,2 MILIARDI. “Analizzando l’esito dei bandi e i decreti per l’attribuzione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), alla data del 7 dicembre 2023 risultavano assegnati a soggetti attuatori pubblici 3,2 miliardi per interventi da realizzare in Abruzzo, il 2,9 per cento del totale nazionale. In rapporto alla popolazione le risorse assegnate sono superiori alla media italiana (2.525 euro pro capite contro 1.902); con riferimento alle missioni in cui si articola il Piano, particolare rilevanza assumono quelle dedicate alla rivoluzione verde e transizione ecologica (missione 2), alle infrastrutture per la mobilità sostenibile (missione 3) e all’istruzione e ricerca (missione 4). Per quasi il 40 per cento delle risorse assegnate la responsabilità di gestione fa capo a operatori nazionali (enti pubblici e società partecipate), un valore in linea con la media delle aree di confronto; tra le amministrazioni locali il ruolo di maggiore rilievo spetta ai Comuni, competenti per il 32 per cento degli importi (26 nel Mezzogiorno e 25 in Italia).

Lo scorso 8 dicembre il Consiglio dell’Unione europea ha approvato la proposta di revisione del Pnrr, con la quale è stata introdotta una nuova missione (missione 7, REPowerEU) e sono state modificate o cancellate quelle esistenti. In Abruzzo, gli investimenti non più ricompresi nel Piano ammontano a poco meno di 1 miliardo (circa il 30 per cento delle assegnazioni totali, più che a livello nazionale), concentrati nell’ambito degli investimenti sulla rete ferroviaria e in quello della tutela del territorio. Per gli interventi che richiedono l’esecuzione di lavori o la fornitura di beni o servizi, la fase successiva a quella dell’assegnazione delle risorse è costituita dallo svolgimento delle gare di appalto. Nel periodo 2020-23 le Amministrazioni pubbliche hanno bandito gare relative al Pnrr che insistono sul territorio regionale per un importo stimato di circa 1,8 miliardi (pari al 3,4 per cento delle gare nazionali e a circa i due terzi delle risorse destinate alla regione per le quali è richiesta una procedura di affidamento); risulta aggiudicato il 49 per cento delle gare, rappresentative del 46 per cento degli importi. I bandi aventi ad oggetto la realizzazione di lavori rappresentavano in regione la quota più significativa del totale di quelli pubblicati.

Le risorse del Pnrr hanno sostenuto anche gli investimenti delle amministrazioni locali rivolti alla digitalizzazione dei processi produttivi interni e dei servizi offerti all’utenza. Il 78 per cento dei Comuni della regione ha aumentato la spesa per investimenti informatici nel biennio 2021-22 rispetto a quello precedente (il 66 per cento in Italia), anche grazie alla disponibilità dei fondi del Pnrr. Questi ultimi hanno contribuito per il 49 per cento alla spesa informatica dei Comuni della regione, al di sopra della media italiana e di quella del Mezzogiorno (rispettivamente 31 e 36 per cento).  13 giu. 2024

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