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MODENA. La notizia dei 350 esuberi annunciati dalla Mozarc-ex Bellco di Mirandola ha evidenziato in modo evidente le crescenti difficoltà che la nostra economia sta affrontando. Certo, ci sono tante aziende che vanno bene, molte imprese non trovano i lavoratori che cercano, ma è indubbio che la locomotiva sbuffa e alcuni “vagoni” hanno il freno tirato, soprattutto chi esporta di più.

La ceramica ad esempio ha archiviato un 2023 negativo (produzione -13%, export -15%), il settore tessile-abbigliamento non riemerge da una crisi ormai lunghissima. Senza contare il boom della Cassa integrazione (più 18.5 milioni di ore nel confronto tra il quadrimestre gennaio-aprile 2024 e lo stesso periodo del 2023, dati Uil).

Nel caso della Mozarc a monte ci sarebbero le difficoltà da lungo tempo mostrate a livello internazionale del comparto dei prodotti per la dialisi, ormai maturo e soggetto a forte competizione.

«Le crisi aziendali non toccano ovviamente solo i dipendenti diretti ma anche l’indotto e la filiera e impongono una riflessione profonda sulle dinamiche produttive e di ricerca e innovazione dei distretti. Ma per farlo bisogna lavorare in modo coordinato tra Governo, Regione, comunità locali e settore privato. Non si sta parlando qui – spiega Barbara Bulgarelli, responsabile Produzione Cna di Modena – della crisi di un intero settore che ci ha abituato da anni a ottime performance. Si deve operare per dare una strategia di sviluppo del biomedicale che punti a produzione ad alto valore aggiunto».

Investire sull’innovazione tecnologica, sui materiali, sulla sostenibilità per il biomedicale dell’area nord, anche grazie alla presenza del Tecnopolo Mario Veronesi e alla prossima partenza della laurea specialistica in Bioingegneria per l’innovazione in medicina. Per il distretto ceramico di Sassuolo (3.869 milioni di euro di export nel 2023), pesantemente negativi sono i dati relativi alla Germania (-26,5%), la Francia (-12,7%), gli Stati Uniti (-13.8%). Colpa dell’eliminazione graduale delle misure fiscali straordinarie introdotte durante l’emergenza sanitaria, e, in secondo luogo, alle interruzioni nelle catene di approvvigionamento causate dal conflitto russo-ucraino, che hanno ulteriormente aggravato la situazione del settore. E poi c’è la concorrenza sleale di paesi asiatici, India in primis. Anche nel caso della Maglieria e abbigliamento di Carpi, che ha perso un terzo di quanto esportato nel 2022 (scendendo così da 598 a 399 milioni), notevole è stata la flessione delle vendite registrata in Germania, che ha ridotto l’import del 52%, in Spagna (-37%), e poi negli Stati Uniti (-51%). Il sistema moda (600 imprese con circa 5.500 addetti comprese quelle di subfornitura) è ormai da anni alle prese con un profondo processo di ristrutturazione che implica una continua perdita di imprese e professionalità, soprattutto nel comparto delle confezioni. Del resto nell’ultimo decennio il tessile-abbigliamento ha visto dimezzato il suo peso sull’export modenese, con un’analoga diminuzione del numero di aziende.

Un diverso punto vista lo propone Alberto Meschieri, presidente di Confapi Emilia. «Comprendiamo che temi come la transizione green, le fortissime tensioni internazionali, l’inflazione richiedono un livello di attenzione massima, ma esistono questioni che possono, anzi, debbono essere affrontati per eliminare uno dei fattori di maggiore incertezza per il mondo imprenditoriale. Mi riferisco ai tempi di pagamento. Se io oggi vendo un prodotto posso solo sperare d’incassare i miei soldi dopo 90, 120, se non 150 giorni, sempre che tutto vada bene! Gli imprenditori non chiedono soldi allo Stato, ma chiedono regole certe, semplici da applicare e che tutelino quanti operano sul mercato nel rispetto delle regole e affidandosi alle proprie capacità» conclude Meschieri.

La riflessione
Quali le prospettive per il futuro? Massimiliano Rossetti, economista del Research Department di Intesa Sanpaolo, sottolinea che il sistema moda dovrà affrontare un anno complesso nel 2024. «La dinamica del settore potrebbe risentire del raffreddamento della domanda di beni di consumo semidurevoli influenzata negativamente dalla contrazione del reddito disponibile delle famiglie, causata dall’intenso fenomeno inflativo che ha caratterizzato gli ultimi due anni. Tuttavia, si prevede un possibile recupero nella parte finale dell’anno. Nei prossimi anni il settore è atteso mostrare una crescita moderata dei livelli di attività, sostenuta in gran parte dalla dinamica delle esportazioni, in un quadro di ripresa del commercio internazionale».

Nel 2024, continua Rossetti, si prevede poi un calo della produzione per il settore dei prodotti e materiali da costruzione, che include l’industria della ceramica. «Questo dovrà affrontare l’intensificarsi della concorrenza dei mercati emergenti, ma potrebbe anche beneficiare di nuove opportunità di crescita attraverso l’innovazione e la sostenibilità, per rispondere alle esigenze dei consumatori che cercano soluzioni che combinano prestazioni di alta qualità con un ridotto impatto ecologico. A questo si dovranno aggiungere altre strategie, come gli investimenti volti a rafforzare la presenza nell’e-commerce. La domanda, sia interna sia internazionale, è in calo a causa dell’esaurimento degli effetti stimolanti del ciclo dell’edilizia. Questo è particolarmente evidente nel settore residenziale, dopo l’espansione dovuta alle agevolazioni fiscali introdotte e successivamente rinnovate – conclude – con i vari bonus».

 

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