Migliaia di famiglie in Italia sono ad un passo dal tracollo finanziario dopo il blocco deciso da Poste Italiane di tutte le pratiche di cessione del credito, già acquisite o in fase di istruttoria, a seguito dell’ultimo decreto legge 39/2024 (convertito nella legge 67 del 23 maggio 2024). Un incubo che non riguarda solo chi ha eseguito lavori con il Superbonus 110%.
Nella voragine dello stop ai rimborsi, infatti, sono finiti anche i piccoli proprietari che hanno optato per il semplice bonus ristrutturazione 50% e che hanno anticipato i soldi di tasca loro, talvolta rinunciando alla possibilità dello sconto in fattura, nella convinzione, ad inizio lavori, come era previsto dalla legge in quel momento in vigore, di veder ritornare indietro una parte di quegli importi attraverso la cessione del credito a Poste o altri istituti di credito. Ora gli “esodati” dei bonus edilizi si sono uniti per lanciare un appello a Giorgia Meloni affinché le loro istanze possano essere ascoltate dal governo in particolare riguardo al blocco della cessione del credito messo in atto da Poste Italiane, addirittura con effetto retroattivo.
“Sebbene questo rifiuto non comporti una violazione del contratto, dal momento che esso riporta la possibilità di Poste di accettare le pratiche secondo il proprio ‘insindacabile giudizio’, riteniamo opportuno – sottolineano in un comunicato gli esodati – porre l’attenzione sulle conseguenze disastrose che questa azione comporta per tanti cittadini. La cessione verso Poste era rimasta l’ultima opzione per moltissimi committenti che hanno applicato alla lettera la legge in materia di bonus edilizi e che non riuscendo a cedere i propri crediti potrebbero trovarsi in una situazione finanziaria catastrofica dall’impatto sociale devastante. Inoltre, a seguito del nuovo decreto, sono state rifiutate anche pratiche che avevano già superato il controllo documentale: questo aveva dato modo ai cedenti di riporre buona fiducia nella riuscita dell’operazione, per poi arrivare adesso al rifiuto, con l’impossibilità ora di percorrere altre strade visto che il decreto impedisce la cessione delle rate residue”.
Ma come è stato possibile tutto questo? “Un esempio – si legge nel comunicato degli esodati – potrà meglio chiarire in quale vicolo cieco ci troviamo a seguito del decreto 39/2024. Ognuno di noi ha eseguito lavori eco o sismabonus sulla propria abitazione iniziati e completati nel 2023, con la massima attenzione nella raccolta dei documenti e nell’esecuzione della ristrutturazione ‘fidandosi’ delle correnti leggi dello Stato che permettevano o la detrazione del credito in 4 anni o la cessione a terzi. La legge ci consentiva di cedere il nostro credito aprendo un c/c presso Poste e inviando tutta la documentazione in modo puntuale. A seguito della conversione in legge del decreto 39/2024, ci siamo visti notificare il rifiuto da Poste. Lo stesso decreto prevede che chi ha crediti da lavori effettuati e completati nel 2023 non solo non può più cedere le rate residue del credito (anni 2025 – 2026 e 2027) ma non avendo capienza fiscale di fatto è destinato a perdere quasi tutto il credito se non può portarlo in dichiarazione dei redditi in 4 anni. Ciò significa veder sparire, di fatto, quasi l’intero credito. La cosa che più ci fa impazzire è che lo Stato ha permesso di detrarre in 10 anni in dichiarazione dei redditi le spese effettuate nel 2022 ed addirittura ha obbligato a detrarre in 10 anni in dichiarazione dei redditi le spese 2024; solo per le spese del 2023 questa possibilità incredibilmente non è prevista, causando di fatto una perdita di dimensioni catastrofiche per tutti noi”.
Insomma uno scenario da incubo per migliaia di famiglie italiane. Ma quali sono le possibili soluzioni che gli esodati propongono al Presidente del Consiglio Meloni? “Proponiamo – concludono gli esodati dei bonus edilizi – di prevedere la possibilità di portare in detrazione in dichiarazione dei redditi crediti con competenza 2023 in 10 anni, così come consentito per gli anni 2022 e 2024; di reintrodurre la possibilità di cessione delle rate residue; di ripristinare la remissione in bonis e di riaprire immediatamente la cessione del credito da parte di Poste”.
Infine un ultimo paradosso: chi è finito nella rete dei bonus spariti ed è ora senza più risorse finanziarie non può nemmeno vendere il proprio appartamento per fare cassa se non pagando una forte penale inserita nel decreto Superbonus del dicembre 2023. l’SOS è stato lanciato, ora la parola passa alle Istituzioni.
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