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nota del comune

PORTO RECANATI – In relazione alla situazione che si è venuta a creare con l’Associazione Piccola Pesca, l’Amministrazione Comunale intende, per chiarezza e trasparenza, fornire delle delucidazioni ed una corretta ricostruzione di quanto accaduto negli scorsi mesi.

Nello scorso autunno, alcuni pescatori nella nostra città, concessionari dell’area adiacente al fosso “fiumarella”, si sono recati dal sindaco Andrea Michelini lamentando l’aumento del canone demaniale (di circa il 25%) e la diminuzione del numero degli associati, hanno quindi asserito di aver subito un incremento insostenibile dei costi di gestione e pertanto hanno chiesto che gli fossero ridotti.

In alternativa gli stessi prospettavano una riduzione in spazi attualmente in concessione, al fine di poter, a loro modo di pensare, abbassare il relativo canone dovuto.

Il Sindaco, sentiti gli uffici, ha risposto loro che non era di fatto possibile concedere riduzioni in quanto il canone demaniale (già fissato in misura minima) è stabilito da un Decreto Legge e che la concessione non poteva essere modificata in larghezza se non previa variante al Piano Spiaggia.

Successivamente e sempre per poter ovviare al maggior costo del canone demaniale, i proprietari delle imbarcazioni hanno richiesto un contributo pubblico da corrispondere direttamente all’Associazione Piccola Pesca.

Anche in questo caso è stato risposto che in un regime di libero mercato una Amministrazione comunale non può concedere simili contributi a fondo perduto, perché non consentito dalla legge e perché in egual misura l’Ente avrebbe dovuto finanziare con soldi pubblici anche le altre attività produttive della nostra Città (artigiani commercianti ecc.).

A questo punto, i pescatori ancora operanti hanno dapprima paventato di chiudere l’Associazione se il Comune non li avesse assecondati, quindi, dopo alcuni giorni hanno pensato bene formalizzare, con una pec indirizzata all’Ufficio Demanio, la loro rinuncia alla concessione demaniale, con consegue perdita del diritto di poter fruire di quel tratto di spiaggia essenziale per l’esercizio della loro attività professionale.

Tale pec è stata indirizzata per conoscenza a tutti gli enti preposti alla gestione demaniale della pubblica spiaggia, compresa la Capitaneria di Porto di Civitanova Marche, la quale ha convocato gli interessati e li ha resi edotti del venir meno, per loro espressa e formale rinuncia, del diritto ad occupare quel tratto demaniale; e ha conseguentemente ordinato lo sgombero della zona.

I proprietari delle imbarcazioni erano stati abbondantemente avvisati del rischio che avrebbero corso procedendo con tale modalità ma nonostante ciò, convinti di voler compiere un gesto di protesta, si sono auto-condannati allo sgombero, diventando a seguito della rinuncia alla concessione occupanti abusivi di proprietà demaniale.

Successivamente, l’Amministrazione Comunale, preso atto di questa modalità “autolesionista”, ha provato comunque in tutti i modi a porvi rimedio e di concerto con la Regione si è resa disponibile ad indire un pubblico bando per la nuova assegnazione dell’area con la speranza che l’Associazione Piccola Pesca possa parteciparvi ed ottenere un nuovo titolo di legittimo utilizzo.

In tutta questa vicenda, dunque, è mancata da parte del comparto Piccola Pesca locale quella lungimiranza che avrebbe consentito allo stesso comparto di poter continuare ad operare senza subire uno sgombero che purtroppo è stato provocato dalle loro stesse azioni.

La beffa finale si è avuta allorché, dopo le azioni di protesta e la rinuncia di fine 2023, a gennaio 2024 la Regione Marche ha emesso un pubblico bando a sostegno della Piccola Pesca; bando al quale l’associazione e i proprietari delle locali imbarcazioni avrebbero potuto partecipare beneficiando in tal modo di importanti contributi a sostegno della categoria (fino a 50.000,00 Euro). Purtroppo senza area in concessione il bando è precluso.

La vicenda, per come si è svolta, rammarica l’Amministrazione Comunale che non ha potuto fare altro che prendere atto che la fretta e la voglia di inscenare clamorose azioni di protesta ha avuto conseguenze nocive per gli stessi associati che ora si trovano a dover sgomberare l’area ed a dover attendere il nuovo bando per il rilascio di una nuova concessione.



 

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