Le paure e la speranza, nel “mondo nuovo” che intreccia guerre e tentativi di pace o comunque di tregua, migrazioni e diritti, Intelligenza artificiale e limiti etici, sicurezza economica e approvvigionamento energetico. Il G7 d’impronta atlantista e occidentale abbatte il confine e va oltre: a Borgo Egnazia ci saranno non solo i Paesi like-minded, cioè con la stessa griglia di principi e standard fondamentali, ma anche numerosi outreach, dalla regione araba all’Africa e fino all’India, invitati per sessioni tematiche specifiche. Prima ancora che nelle pur cruciali dichiarazioni d’intenti che verranno sfornate, per esempio sugli extraprofitti degli asset russi per finanziare il fondo di solidarietà all’Ucraina con 50 miliardi di dollari, la cifra politica del G7 a presidenza italiana ospitato in Puglia è proprio in questo salto: il club dei sette non deve «ridursi a una fortezza» – così da fonti governative – ma attestarsi come sistema di relazioni e valori, con i quali “contaminare” altri Paesi dagli approcci non sempre condivisi e condivisibili, e rivolgendosi innanzitutto a quegli Stati che possono dare un contributo all’agenda di temi prioritari.
Mondo nuovo, mondo aperto: la linea di frattura che spacca a metà l’Occidente e divide le grandi potenze passa proprio dalla dicotomia apertura-chiusura. Sovranismi e barriere sono il principale fattore, variamente declinato, che piega e condiziona visioni e politiche. Anche per questo Giorgia Meloni – chiamata a un ruolo di mediazione e bilanciamento con le destre “estreme” a Bruxelles – ha voluto invitare gli Stati outreach in numero decisamente superiore rispetto alla consuetudine. Vero: manca un pezzo rilevante di mondo. Ma è un passo, un inizio. Ed è una scintilla per restituire centralità all’Italia e al Bacino mediterraneo.
Resta la curiosità sulle dichiarazioni d’intenti che il G7 di Borgo Egnazia partorirà. È forte il pressing perché tutti i membri del G7 s’accordino sul fondo di solidarietà a Volodymyr Zelensky, che sarà in Puglia. Mondo nuovo, aperto e libero: la lezione è recente, ed è nelle celebrazioni degli 80 anni del D-day, lo sbarco in Normandia che segnò l’inizio della liberazione dell’Europa dal nazifascismo. La politica è oggi chiamata a una sfida epocale: proteggere i valori di libertà e democrazia, e la partita ucraina questo è, senza imbozzolarsi «nella fortezza»
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