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Nel 2023 in Basilicata i prestiti a famiglie e imprese sono diminuiti dell’1% e sono diminuiti di 6 unità gli sportelli operativi in regione. Risulta nel complesso soddisfacente la qualità del credito bancario alla clientela residente. È quanto emerge dal focus della Banca d’Italia su L’economia della Basilicata – 2023, presentato oggi a Potenza.

Nel 2023 l’economia lucana ha rallentato per effetto dell’indebolimento della domanda interna e del ciclo economico globale. Secondo le stime dell’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) sviluppato dalla Banca d’Italia, l’attività economica è aumentata dello 0,5 per cento a prezzi costanti, in misura più contenuta rispetto al Mezzogiorno e all’Italia (rispettivamente 0,7 e 0,9 per cento). La variazione è risultata maggiore nel primo semestre, per poi ridursi nella seconda parte dell’anno”, si legge nell’introduzione del report.

La struttura del mercato del credito: in un anno chiuse 6 filiali, in 10 anni numero sportelli ridotto del 22%

Alla fine del 2023 gli intermediari bancari con almeno uno sportello in Basilicata erano 21 di cui 2 con sede amministrativa in regione, un valore stabile rispetto all’anno precedente. Nel corso del 2023 si è però assistito a un ulteriore ridimensionamento del numero di sportelli operativi, con la scomparsa di 6 filiali rispetto a fine 2022, e a un maggiore utilizzo dei canali digitali. Nello stesso anno in regione erano presenti circa 31 sportelli ogni 100.000 abitanti a fronte di 22 nel Mezzogiorno e 34 nella media nazionale. Negli ultimi 10 anni il numero di sportelli in rapporto ai residenti si è ridotto del 22% in regione, meno che in Italia (-33) e nel Mezzogiorno (-29).

L’accesso ai servizi bancari e finanziari da remoto si è ulteriormente intensificato: alla fine dello scorso anno la quota di bonifici effettuati dalla clientela retail per via telematica sul totale è cresciuta rispetto all’anno precedente, all’89% (87% nel 2022). Anche il numero di clienti ogni 100 abitanti con un contratto di home banking è aumentato (a 46 da 42 dell’anno prima), pur rimanendo su livelli inferiori alla media italiana (67).

Finanziamenti a famiglie e imprese scesi dell’1%

Nel corso del 2023 la dinamica del credito bancario a famiglie e imprese (settore privato non finanziario) residenti in regione si è progressivamente indebolita: a dicembre i prestiti hanno registrato nel complesso una riduzione dell’1% su base annua. La contrazione, che si è poi intensificata nel primo trimestre di quest’anno, ha riguardato soprattutto i finanziamenti alle imprese e in misura minore le famiglie. In presenza di tassi di interesse in crescita, la dinamica è attribuibile soprattutto alla debole domanda di prestiti.

La domanda e l’offerta di credito

Secondo le indicazioni fornite dalle banche operanti in Basilicata che hanno partecipato all’indagine regionale sul credito bancario (Regional Bank Lending Survey) della Banca d’Italia, nel 2023 la domanda di finanziamenti da parte delle imprese è diminuita. Negli ultimi sei mesi dell’anno la contrazione ha riguardato tutti i principali settori ed è stata determinata dalle minori esigenze legate agli investimenti e alle ristrutturazioni delle posizioni pregresse.

Vi ha influito il rialzo generalizzato dei tassi di interesse, che ha avuto, tra gli altri, l’effetto di rendere più conveniente il rimborso anticipato dei prestiti in essere. Nello stesso periodo le condizioni di offerta da parte degli intermediari si sono lievemente irrigidite, in misura più accentuata nel comparto delle costruzioni. L’atteggiamento di maggiore cautela si è tradotto principalmente nell’incremento delle garanzie richieste e nella minore disponibilità sulle linee di finanziamento.

Anche la domanda di prestiti delle famiglie si è indebolita; per il credito al consumo il calo si è concentrato nella seconda parte del 2023. Dal lato dell’offerta, gli intermediari hanno segnalato condizioni sostanzialmente invariate sui mutui per l’acquisto di abitazioni a fronte di una maggiore selettività sul credito al consumo.

La qualità del credito

Prestiti deteriorati. La qualità del credito bancario alla clientela residente è risultata nel complesso soddisfacente. Nei 12 mesi terminanti a dicembre del 2023 il flusso dei nuovi prestiti deteriorati in rapporto a quelli in bonis (tasso di deterioramento) si è attestato all’1,3%, un valore superiore alla media nazionale e inferiore a quella del Mezzogiorno (rispettivamente 1% e 1,5%. Il tasso di deterioramento si è ridotto al 2% per le imprese: il calo ha riflesso principalmente la classificazione in default di alcune esposizioni debitorie di importo significativo avvenuta nel corso del 2022, che aveva determinato un temporaneo aumento dell’indicatore. Per le famiglie invece il valore è risultato sostanzialmente stabile e su livelli molto contenuti (0,7%).

A dicembre 2023 il rapporto tra l’ammontare dei crediti deteriorati e il totale dei finanziamenti bancari, al lordo delle rettifiche di valore, si attestava al 5,4% (9,2 per le imprese e 2,5 per le famiglie), di cui un quarto era rappresentato da sofferenze.

Nel corso dell’anno le banche hanno ceduto quasi un terzo delle sofferenze di inizio periodo riferite alla clientela regionale, per un importo di circa 52 milioni di euro. L’ammontare degli stralci delle posizioni in sofferenza per cui si rilevano perdite definitive è stato pari al 5,1% dello stock iniziale. Il rapporto tra le rettifiche di valore e l’ammontare lordo dei crediti deteriorati (tasso di copertura) è aumentato nel 2023 al 56,7% dal 49,2 dell’anno precedente. L’incidenza delle rettifiche di valore sui prestiti deteriorati si è confermata significativamente più contenuta per le posizioni assistite da garanzia, che alla fine del 2023 rappresentavano il 63,5 per cento delle esposizioni deteriorate lorde.

Prestiti in bonis. Anche per l’insieme dei prestiti in bonis gli indicatori di rischio si sono mantenuti su livelli contenuti. L’incidenza dei finanziamenti al settore produttivo classificati in stadio 2 (ovvero che dal momento dell’erogazione hanno registrato un incremento significativo del rischio di credito in base al principio contabile IFRS 9) sul totale dei crediti in bonis è sceso su livelli prossimi a quelli del 2019, sostanzialmente in linea con la media del Mezzogiorno e del resto del Paese. Nel complesso anche l’andamento degli indicatori anticipatori della qualità del credito, in particolare quello del tasso di ingresso in arretrato, non mostra segnali di difficoltà nella capacità di rimborso da parte delle imprese.

 

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