Banche europee: il settore più penalizzato con i tagli BCE?
Molti analisti ritengono che il settore bancario europeo sarà il più penalizzato da una politica monetaria più accomodante della BCE. Ma sarà davvero così? E se ciò avvenisse, la distribuzione di ricchi dividendi e i piani di buyback sarebbero a rischio?
Per rispondere a queste domande bisogna partire dalla redditività netta da interessi. Un calo dei tassi riduce il margine di intermediazione, ma è anche vero che fa aumentare la domanda di mutui e prestiti da parte dei clienti, il che permette agli istituti di credito di far leva sui volumi. È difficile stimare con certezza la capacità compensativa di questo fattore, ma molte banche stimano per la fine del 2024 una redditività dal loro “core business” sostanzialmente allineata a quella record dell’anno precedente.
A tutto ciò si dovranno aggiungere i benefici nelle altre aree di business. Le attività di investment banking e di gestione patrimoniale tendenzialmente crescono con tassi sul mercato più bassi, il che alimenta le commissioni per i servizi bancari e i prodotti di investimento. Secondo gli analisti di Deutsche Bank, “la crescita delle commissioni darà un solido contributo nel prossimo triennio, con un incremento medio del 4% durante il periodo”.
E qui veniamo alla seconda domanda, ovvero se gli azionisti dovranno essere preoccupati. In occasione della pubblicazione dei conti di fine 2023, le banche europee hanno dipinto uno scenario tranquillizzante per l’anno in corso assicurando gli investitori che i ritorni sul capitale investito sarebbero rimasti intatti. Negli anni, dopo le varie crisi finanziarie, gli istituti di credito europei hanno rafforzato il loro status patrimoniale e finanziario. Nulla lascia supporre che una riduzione dei tassi possa scalfire un equilibrio conquistato con forza al punto da mettere in discussione le remunerazioni ai loro azionisti.
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