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Le banche europee probabilmente non hanno esultato al primo taglio dei tassi della Banca Centrale Europea (BCE) dopo cinque anni. Gli istituti di credito hanno sfruttato la bambagia dei tassi alti per oltre un anno e mezzo, accrescendo la redditività netta da interessi e realizzando extra-profitti. La redditività netta da interessi rappresenta il “core business” delle banche e consiste nella differenza tra il tasso che le aziende di credito applicano sui mutui e prestiti concessi a famiglie e imprese e il tasso che riconoscono ai depositi dei clienti. Se lo spread si è allargato è perché le banche hanno adeguato con molta più rapidità i loro tassi attivi all’aumento del costo del denaro della BCE, rispetto a quanto hanno fatto con i tassi passivi.

 

Ora però la festa sta per finire, o comunque i guadagni stellari che si sono visti nei bilanci degli ultimi tempi difficilmente saranno riproposti. C’è da dire che l’Eurotower ha effettuato il primo taglio, ma non si è impegnato in un ciclo di riduzioni per il 2024. Anzi, la Banca centrale è rimasta vaga sulle prossime mosse (Tassi BCE scendono di 25 punti base), limitandosi a comunicare che esse dipenderanno dai dati sull’inflazione e sui salari. In teoria le banche almeno per quest’anno potrebbero stare relativamente tranquille, ma il periodo delle ristrettezze monetarie è arrivato al capolinea da un pezzo.

 

 

Banche europee: il settore più penalizzato con i tagli BCE?

Molti analisti ritengono che il settore bancario europeo sarà il più penalizzato da una politica monetaria più accomodante della BCE. Ma sarà davvero così? E se ciò avvenisse, la distribuzione di ricchi dividendi e i piani di buyback sarebbero a rischio?

 

Per rispondere a queste domande bisogna partire dalla redditività netta da interessi. Un calo dei tassi riduce il margine di intermediazione, ma è anche vero che fa aumentare la domanda di mutui e prestiti da parte dei clienti, il che permette agli istituti di credito di far leva sui volumi. È difficile stimare con certezza la capacità compensativa di questo fattore, ma molte banche stimano per la fine del 2024 una redditività dal loro “core business” sostanzialmente allineata a quella record dell’anno precedente.

 

A tutto ciò si dovranno aggiungere i benefici nelle altre aree di business. Le attività di investment banking e di gestione patrimoniale tendenzialmente crescono con tassi sul mercato più bassi, il che alimenta le commissioni per i servizi bancari e i prodotti di investimento. Secondo gli analisti di Deutsche Bank, “la crescita delle commissioni darà un solido contributo nel prossimo triennio, con un incremento medio del 4% durante il periodo”.

 

E qui veniamo alla seconda domanda, ovvero se gli azionisti dovranno essere preoccupati. In occasione della pubblicazione dei conti di fine 2023, le banche europee hanno dipinto uno scenario tranquillizzante per l’anno in corso assicurando gli investitori che i ritorni sul capitale investito sarebbero rimasti intatti. Negli anni, dopo le varie crisi finanziarie, gli istituti di credito europei hanno rafforzato il loro status patrimoniale e finanziario. Nulla lascia supporre che una riduzione dei tassi possa scalfire un equilibrio conquistato con forza al punto da mettere in discussione le remunerazioni ai loro azionisti.

 

 

 



 

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