Arriva a scadenza il primo green bond italiano. E’ il decennale emesso dalla multiutility Hera il 4 luglio del 2014 con una cedola del 2,375%. L’obbligazione venne emessa con un prezzo leggermente sotto 100 (99,464): due BTp decennali con scadenze simili, settembre e dicembre 2024, furono prezzati all’epoca rispettivamente a 101,14 e 103,11. «Il green bond Hera è stato emesso con uno spread inferiore ai BTp – sottolinea Marcello Rubiu, amministratore unico della società di consulenza NoRisk – e quindi il sottoscrittore ha accettato un rendimento inferiore pur di perseguire le finalità green. Al momento dell’emissione infatti il rendimento annuo del green bond Hera era 2,436% contro il 3,42% del BTp in scadenza a settembre».
Rarità e rischi
Il primo green bond italiano è stato avvantaggiato dall’effetto rarità. Nel 2014 infatti, anche a livello europeo, le obbligazioni di questo tipo, corporate o governative, erano veramente poche «e dunque il cosiddetto greenium era molto più alto di quello attuale», aggiunge Rubiu che ha analizzato il green bond Hera. Il greenium è il prezzo superiore che un investitore è disposto a pagare per uno strumento finanziario sostenibile rispetto a uno simile ma tradizionale.
Altro elemento da segnalare è «che questo green bond di Hera è un “buy and hold” da investitori istituzionali che lo vogliono così portare a scadenza. Nel confronto sempre con i BTp di uguale maturity, l’obbligazione verde mostra una minore volatilità. Dunque, in questo caso, gli investitori hanno percepito un rischio inferiore». Tanto che l’emissione ebbe nel 2014 una domanda di tre volte superiore l’offerta.
I progetti
Passando dalla finanza ai progetti concreti supportati dal green bond, bisogna ricordare che fino ad oggi, prima dell’arrivo della normativa Ue, vi era un unico regolamento da rispettare: quello dell’associazione internazionale del mercato dei capitali (Icma) che prevede di poter utilizzare il finanziamento anche per progetti ecosostenibili già avviati. Nel comunicato dell’epoca veniva infatti specificato che il green bond sarebbe servito anche «per estinguere anticipatamente parte dell’indebitamento in essere della società contratto per finanziare taluni progetti ecosostenibili» oltre che per supportarne dei nuovi.
Lavori conclusi nel 2017
Il green bond ha dunque finanziato vecchi e nuovo progetti. Nella tabella, c’è il dettaglio dell’utilizzo dei 500 milioni raccolti grazie all’emissione “verde”: si va dalla centrale di cogenerazione di Imola, quella più imponente per dimensioni finanziarie, alle reti di teleriscaldamento di alcune aree emiliane. Progetti che sono stati chiusi nel 2017, ben prima della scadenza del green bond. Da quell’anno, come prevede il regolamento Icma, è terminato per Hera l’obbligo di rendicontazione.
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