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Presentata la nuova indagine realizzata da CNA Umbria in collaborazione con il centro studi Sintesi sui dati economici consolidati del periodo 2019/2023 e le prime proiezioni riferite al 2024. “I dati della ricerca, con le prime stime relative all’andamento dell’economia regionale per l’anno in corso, ci mostrano una situazione in chiaroscuro, con dati positivi affiancati ad altri che lo sono molto meno, ha dichiarato Michele Carloni, presidente regionale di CNA. Soprattutto ci restituiscono una fotografia abbastanza chiara dei trend economici che stanno interessando la regione.

Per quanto riguarda le proiezioni, il Pil dell’Umbria si prevede che raggiungerà il +1%, una percentuale identica a quella stimata per l’Italia, mentre se guardiamo al periodo 2019/2023 il Pil regionale è tornato a crescere dopo il primo anno della pandemia, ma a ritmi inferiori alla media del sistema Paese (-0,6% in Umbria contro il +3,5% dell’Italia). Se la stima per il 2024 sarà confermata, quindi, l’Umbria a fine anno tornerà finalmente ai livelli precedenti il Covid. Soprattutto – continua Carloni -, la ricerca conferma un sistema economico in profonda trasformazione. Un fenomeno partito in ritardo in Umbria, dove però si è sfruttata la pandemia per scommettere sull’innovazione. Lo dimostra il dato sugli investimenti del quadriennio, pari al 32,4%, ben oltre il dato nazionale (26%), fatti soprattutto dalle imprese della manifattura. Il risultato è stato una crescita dell’occupazione (+1%) nonostante una diminuzione del numero complessivo delle imprese (-3%)”.

La ricerca, presentata dalla responsabile regionale della Comunicazione, Francesca Tasselli, ha evidenziato che mentre il Pil è dato in crescita, a livello di investimenti si prevede una forte frenata rispetto a quanto avvenuto tra il 2019 e il 2023, con una stima di un +1,6% per il 2024, seppure in linea con il dato nazionale. In frenata anche i consumi rispetto al 2021/22, come emerso già dallo scorso anno. Il dato dell’inflazione vede una regione con prezzi aumentati del 17,6% nel periodo post-Covid, soprattutto quelli dell’energia (+47%) e quelli alimentari (+25%), ma nel primo trimestre 2024 si registrano riduzioni di circa l’8% per i prezzi di acqua, abitazioni ed energia. La dinamica dell’occupazione tra il 2019 e il 2023 è stata positiva e imputabile quasi esclusivamente alla manifattura (+16%) e alle costruzioni (+12%), mentre l’agricoltura ha registrato una perdita netta (-34%). Il numero delle imprese sta diminuendo: solo nel 2023 il calo è stato del 2%. Le imprese artigiane sono calate del 5% dal 2019 al 2023, soprattutto nella manifattura e nella logistica, ma la discesa ha riguardato tutti i settori, ad eccezione delle imprese dei servizi.

“L’economia in trasformazione è confermata anche dai trend di crescita del turismo e dell’export, continua Carloni. Nel periodo considerato, infatti, il turismo è cresciuto molto, soprattutto nel 2023, quando l’Umbria ha raggiunto circa 7milioni di presenze (14% italiani, l’8% stranieri). Anche per l’export il segno del quadriennio è ampiamente positivo, nonostante la frenata del 2023, che però ha riguardato soprattutto la metallurgia, mentre ha visto proseguire la crescita dei prodotti del made in Italy (+12% rispetto al 2022). Infine, dati molto negativi per l’accesso al credito: nel 2023 i finanziamenti sono diminuiti del 6,1% rispetto all’anno precedente; in particolare, si sono ridotti dell’8,1% quelli alle imprese al di sotto dei 20 addetti, che nel quadriennio hanno visto tagliato il 19% dei prestiti a loro diretti contro lo 0,4% delle imprese più grandi, le quali ricevono circa l’80% dei finanziamenti erogati in Umbria.”

“I dati sull’economia dell’Umbria, ha affermato Paolo Mariani, direttore di Uni.Co. evidenziano come i territori del Centro Italia fatichino a recuperare i valori di PIL pre-pandemici, per non parlare poi di quelli ante crisi del debito pubblico del 2008-2009. La bassa crescita e la limitatezza delle risorse da dedicare a innovazione e servizi, sono bilanciate da un’occupazione che cresce più del PIL ma che non si accompagna ad un aumento della produttività e dei salari. D’altro canto, la possibile riduzione dei tassi non necessariamente produrrà un aumento della liquidità in circolazione e il mercato del credito, dove le micro e piccole imprese sono ancor più penalizzate nella divisione delle risorse a disposizione, continuerà a essere restrittivo. La presenza strutturale dei Confidi quali acceleratori della politica industriale regionale, che dal suo canto dovrebbe caratterizzarsi per misure agevolative e incentivanti a favore degli investimenti, potrebbe generare un forte effetto leva in grado di attutire le numerose incertezze che caratterizzano questa prima fase del 2024.”

“Quindi, ha concluso Mirko Papa, membro della presidenza regionale della CNA, l’economia si sta trasformando, più addetti e meno imprese, che aumentano solo nei servizi e, soprattutto, in quelli innovativi, costituiti in gran parte da imprese digitali che stanno già lavorando anche sull’intelligenza artificiale. Per quanto riguarda il secondo semestre del 2024, mentre gli investimenti potrebbero ripartire con i crediti di imposta del piano Industria 5.0, sebbene ogni giorno ci chiediamo se questi incentivi saranno rivolti anche alle imprese più piccole, la grande preoccupazione riguarda le imprese delle costruzioni che, dopo le vicende che hanno caratterizzato i bonus casa, si apprestano ad affrontare un periodo di grande incertezza”.

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