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Una famiglia su sette (15,2%) non accede al pediatra di libera scelta per la carenza di queste figure professionali sul territorio italiano. Solo un bambino su quattro (25,5%) è iscritto all’asilo nido perché, quando la retta è troppo alta, a occuparsi del neonato è la mamma. E crescendo il quadro peggiora, con adolescenti a rischio povertà pari al 28.5%.

Questa è solo una parte del quadro che mostra le difficoltà economiche delle famiglie italiane descritte in un report Save The Children “Domani (im)possibili” e in un’indagine specifica condotta con Caritas Italia. Dall’infanzia, con difficoltà per l’acquisto di pannolini, fino all’adolescenza, dove alcuni beni vengono a mancare a discapito di quasi un minore su quattro “a rischio povertà o esclusione sociale”, si legge nel report. Come la povertà pregiudica la formazione educativa e che impatto ha su bambini e giovani? Scopriamolo insieme.

Neonati: i “più colpiti dal fenomeno”

Dall’indagine quanti-qualitativa, realizzata in collaborazione con Caritas Italiana, Save the Children riporta che sono i bambini 0-3 anni che registrano l’incidenza più alta di povertà assoluta (14,7%). Dalla ricerca è merso che molte famiglie vivono difficoltà nell’acquisto di prodotti di uso quotidiano, come pannolini (58,5%), abiti per bambini (52,3%), alimenti per neonati come il latte in polvere (40,8%) o giocattoli (37,2%). Il 40,3% ha difficoltà a provvedere autonomamente a visite specialistiche pediatriche private e il 38,3% ad acquistare medicinali o ausili medici per neonati. Sui bilanci pesano poi il pagamento delle rette per gli asili nido o degli spazi baby (38,6%) e il compenso di eventuali servizi di babysitting (32,4%).

Inoltre, solo un bambino su quattro (25,5%) è infatti iscritto al nido; “chi ha deciso di non optare per l’iscrizione lo fa perché spesso se ne occupa la mamma disoccupata o inoccupata (69,4%), oppure proprio a causa della retta troppo alta (27,4%). Ne consegue che il 64,6% dei genitori, per la maggior parte donne, rinuncia ad opportunità formative e lavorative perché non sa a chi affidare i propri figli. Inoltre, quasi uno su due (47,1%) sente di non avere tempo per sé e per il proprio svago personale e uno su tre (33,8%, con un’incidenza più alta tra le donne italiane) rinuncia a prendersi cura della propria salute.”, si legge nel report. Anche la salute dei minori è a rischio, con quasi una famiglia su sette che non riesce ad accede al pediatra di libera scelta: “un dato – specificano nell’indagine – che ricorda la scarsità di pediatri nel nostro Paese e la necessità di garantire l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale a tutti i minori, come previsto dalla legge”.

Adolescenti a rischio povertà

In Italia, più di 1,3 milioni di bambini, bambine e adolescenti vivono in povertà assoluta. Il 28,5% è a rischio povertà o esclusione sociale. “La povertà minorile affligge tutte le dimensioni della crescita, dalla salute all’educazione, pregiudicando non solo il presente, ma anche le prospettive di futuro di bambini, bambine e adolescenti. Con questa ricerca, Save the Children ha esplorato le diverse dimensioni della povertà minorile dal punto di vista dei ragazzi e delle ragazze, esaminando l’impatto che questa condizione determina sul vissuto presente e sulle prospettive future di vita. Ne emerge un quadro di “domani (im)possibili” con aspettative sul futuro su cui incidono fortemente le circostanze personali, familiari e di contesto da cui si parte, a tutto svantaggio di chi versa in condizioni socioeconomiche sfavorevoli”.

Per capire la dimensione del fenomeno, in Italia, il report “Domani (im)possibili” ha evidenziato che è quasi un 15-16enne su 10 (circa 108mila adolescenti) vive in condizioni di grave deprivazione materiale. Per il 17.9% dei rispondenti, i genitori non riescono ad acquistare beni alimentari, vestiti, pagare bollette. C’è chi vive in case senza riscaldamento (7,6%) o con il frigo vuoto (6,4%), chi rinuncia ad uscire (15,1%), chi non fa sport perché troppo costoso (16,2%), chi non va in vacanza per motivi economici (30,8%) e, ancora, chi non riesce a comprare scarpe nuove, pur avendone bisogno (11,6%).

La povertà incide sull’educazione

La povertà incide anche sulle opportunità educative. Il 23,9% dei 15-16enni ha iniziato l’anno scolastico senza aver potuto acquistare tutti i libri o il materiale necessario. Il 24% dichiara che i genitori hanno difficoltà economiche per farli partecipare alle gite scolastiche e il 17,4% non si iscrive a corsi di lingua perché troppo costosi. C’è anche chi in casa non ha uno spazio tranquillo per studiare (15%). Più di un 15-16enne su tre (37,7%) vede i genitori spesso o sempre preoccupati per le troppe spese e il 43,7% cerca di aiutarli, risparmiando (84,2%) e svolgendo qualche attività lavorativa – anche prima dell’età legale consentita – per coprire le proprie spese (18,6%) o per contribuire alle spese di casa (12,3%).

Le aspirazioni per il futuro

Più del 90% dei ragazzi e ragazze intervistate ritiene importante avere un lavoro stabile, che permetta loro di guadagnare il giusto “per riuscire a provvedere ai bisogni materiali propri e della famiglia e che sia gratificante e in linea con i propri gusti e interessi – continua la ricerca -. Altrettanto importante risulta essere la volontà di avere una famiglia dove ci si vuole bene, avere una casa confortevole e buoni amici, oltre ad avere figli ed essere un buon genitore (79,4%). Diversamente, tra i ragazzi al di sotto della soglia di deprivazione materiale e i loro coetanei al di sopra di tale soglia, vi sono differenze per quanto riguarda il desiderio di proseguire gli studi e ottenere una laurea (43,4% vs 60,7%). Più di un terzo degli adolescenti (36,7%) sogna infine di trasferirsi all’estero. La percentuale sale al 58,7% tra i minori con background migratorio di seconda generazione e scende al 34,9% tra gli italiani, un dato che deve far riflettere sul rischio di perdita di risorse, conoscenze e competenze nei prossimi anni”.

Le aspettative (negative)

Ma come si scontrano questi desideri con le reali aspettative? Gli adolescenti sembrano avere ben chiaro che il proprio futuro è incerto. Poco più della metà dei minori in svantaggio socioeconomico afferma che riuscirà a fare quello che desidera nella vita (54.7%) o quello per cui si sente portato (59,5%), a fronte del 75% e 77,8% di chi ha condizioni socioeconomiche più favorevoli. Inoltre, solo il 35,9% dei giovani intervistati in condizione di deprivazione materiale afferma che andrà all’università – contro il 57,1% dei minori in migliori condizioni socioeconomiche – e un 43,6% vorrebbe andare all’università ma non è certo di potersela permettere.

E rispetto alle aspettative lavorative, il quadro non cambia molto. Il 67,4% degli adolescenti teme che, se anche lavorerà, non riuscirà ad avere abbastanza risorse economiche, a fronte del 25,9% dei coetanei in migliori condizioni socioeconomiche. A riguardo, i dati rivelano che le aspettative sono per tutti più basse dei desideri, ma il gap è molto più rilevante per i minori in condizione di povertà: per loro si attesta a 56,4 pp, mentre per chi parte da una situazione di maggior vantaggio è di 17,7 punti percentuali: “Un sintomo, questo, di come la povertà possa generare frustrazione e gravare negativamente sui percorsi di vita”, spiega il report.

Anche una questione di genere

E se il divario di genere è presente in quasi tutti i contesti, anche nella povertà, nelle aspettative e nei desideri, ci sono differenze tra maschi e femmine. Le ragazze hanno generalmente aspettative più alte dei coetanei rispetto al percorso di studi, ma il quadro cambia drasticamente quando ci si confronta con il mondo del lavoro, dove le aspettative delle ragazze – indipendentemente dalla condizione economica – sono molto più basse rispetto ai loro pari maschi, così come più basse sono le aspettative sulla possibilità di riuscire a portare avanti i propri progetti di vita.

A questi elementi si aggiungono il titolo di studio della madre, la disponibilità di spazi e strumenti per l’apprendimento, i percorsi di studio, che evidenziano come le opportunità e l’investimento educativo familiare e individuale siano fattori di protezione rispetto alle basse aspirazioni (e in alcuni casi anche alle aspettative) educative.

Le sfide da vincere

La consapevolezza circa il percorso ad ostacoli che dovranno affrontare per realizzare le proprie aspirazioni è accompagnata per più del 40% di ragazzi e ragazze da sentimenti negativi quali ansia, sfiducia e paura. A questo si aggiunge la preoccupazione per le sfide che la loro generazione dovrà affrontare, a partire da quelle poste dalle crisi climatiche (43,2%), l’Intelligenza Artificiale (37,1%), le discriminazioni e la violenza (34,8%). Quasi un adolescente su tre (32%) segnala poi la crisi economica come una delle sfide più importanti e il 30,9% è preoccupato dalla crescita delle diseguaglianze economiche.

A fronte di una diffusa mancanza di fiducia da parte degli adolescenti nei confronti delle istituzioni pubbliche (il 59,7% del campione non ne ha), secondo i ragazzi e le ragazze di 15 e 16 anni, le istituzioni pubbliche, dalla scuola fino al Governo, dovrebbero sostenere le nuove generazioni nell’affrontare tali sfide, in particolare quella delle disuguaglianze e della povertà, attraverso misure quali, ad esempio, il sostegno economico per le famiglie, ritenuta la più importante dalla metà dei minori (50,9%).

“Necessarie riforme di contrasto alla povertà minorile”

“Questi dati – spiegano Save the Children e Caritas -, evidenziando le profonde diseguaglianze radicate nel nostro Paese, marcano l’urgenza di un intervento di ampie dimensioni volto a garantire a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti il diritto di aspirare a costruire liberamente il proprio futuro. È fondamentale che questo diventi un obiettivo prioritario dell’agenda politica in Italia, attraverso una strategia di lungo periodo, capace di integrare politiche dell’istruzione, della salute, del lavoro, dell’abitare, associata ad un chiaro investimento di risorse a favore dell’infanzia e dell’adolescenza. In tale direzione, Save the Children chiede che, nel novero del Piano strutturale di bilancio di medio periodo, richiesto dal nuovo Patto di Stabilità, venga definito un sentiero di investimenti di medio periodo per l’infanzia e l’adolescenza basato su un disegno di riforma organico di contrasto alle disuguaglianze e alla povertà minorile”.

E continuano: “Gli investimenti per l’infanzia e l’adolescenza dovrebbero prevedere, inoltre, la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) nelle materie relative all’infanzia e l’adolescenza e il loro adeguato finanziamento, a partire dalle mense scolastiche, dal tempo pieno, dalla fornitura dei libri di testo e dal diritto allo studio universitario. Per supportare le aspirazioni di bambini, bambine e adolescenti si chiede l’istituzione di un Fondo nazionale volto ad assicurare una dote educativa per la fruizione di prestazioni e servizi di natura culturale, sportiva, ludico-ricreativa. Si raccomanda inoltre un intervento nei primi anni di vita, estendendo a tutti i minori tra 0 e 3 anni l’incremento del 50% dell’assegno unico e universale. Implementare queste proposte – conclude il report -, assieme a molte altre da tempo avanzate da reti e organizzazioni attive per la tutela dei diritti dei minori, richiede una forte volontà politica e un impegno coordinato da parte del governo, delle istituzioni a tutti i livelli, del mondo produttivo e della società civile per assicurare opportunità concrete di costruire un futuro migliore a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti del nostro Paese”.

 

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