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Appena due settimane fa facevamo notare su queste pagine una strana condizione macroeconomica del nostro Paese: un tasso d’inflazione corrente non solo molto contenuto, tanto da collocare l’Italia sul podio della stabilità dei prezzi nell’area dell’euro, ma addirittura più basso rispetto alla crescita del Pil reale attesa per l’anno in corso. Infatti, l’Istat in occasione della seconda stima aveva rivisto al ribasso il tasso di crescita tendenziale dei prezzi al consumo in aprile, collocandolo allo 0,8% rispetto alla precedente stima dello 0,9%. Dall’altro lato, proprio negli stessi giorni la Commissione europea aveva rivisto al rialzo, nelle previsioni macroeconomiche di primavera, le stime di crescita dell’Italia per l’anno in corso, portandole allo 0,9% dal precedente 0,7%. Si era dunque rovesciata la forbice tra crescita attesa del Pil reale e crescita dei prezzi, un evento del tutto eccezionale, a maggior ragione nel caso italiano.

I dati resi noti ieri dall’Istat, e relativi sia alla seconda stima del Pil per il primo trimestre dell’anno che alla prima stima dell’inflazione per il mese di maggio che sta terminando, confermano la probabilità che questo quadro positivo sia destinato a realizzarsi. Da un lato, infatti, l’Istat ha ritoccato al rialzo la stima del Pil reale per il primo trimestre, portandola allo 0,7% nei confronti del primo trimestre del 2023, un decimale in più rispetto alla precedente stima. Anche la variazione acquisita per il 2024, quella che si verificherebbe in presenza di un Pil piatto da qui a fine anno, è stata ritoccata al rialzo e posta pari allo 0,6% dal precedente 0,5%. In questo modo la previsione della Commissione Ue dello 0,9% per l’intero anno diviene più fattibile e forse potrebbe anche essere raggiunto o superato il punto pieno, soprattutto se la Bce avvierà senza troppi timori la discesa dei tassi. Non si tratta evidentemente di una crescita strepitosa, tuttavia se consideriamo che sino a poco tempo fa il timore era quello di una piccola recessione possiamo ritenerci soddisfatti.

Il dato generale del Pil del primo trimestre trova conferma nelle singole componenti della domanda aggregata e dell’offerta. Rispetto al trimestre precedente tutti i principali aggregati della domanda sono infatti risultati in crescita: dello 0,2% i consumi finali nazionali, dello 0,5% degli investimenti fissi lordi e dello 0,6% le esportazioni, mentre le importazioni sono diminuite dell’1,7%. Dal lato dell’offerta, invece, si sono registrati andamenti congiunturali positivi del valore aggiunto per tutti i principali comparti produttivi, con l’agricoltura cresciuta del 3,3%, dopo un periodo prolungato alquanto problematico, e l’industria e i servizi entrambi dello 0,3%.

Anche sul fronte dei prezzi i nuovi dati sono positivi. Infatti, secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), che include i tabacchi, è aumentato dello 0,2% su base mensile, stesso valore dell’aprile 2023, e in conseguenza il tasso tendenziale di maggio è rimasto invariato allo stesso valore dello 0,8% dell’aprile scorso. Dunque inflazione ferma e al di sotto della metà del valore obiettivo del 2% perseguito dalla Bce. Ricordiamo che il tendenziale risulta stabilmente al di sotto dell’1% dallo scorso novembre, e dunque da ben sette mesi a questa parte. Questo implica tuttavia che l’economia italiana stia subendo i tassi reali Bce più elevati tra tutti i maggiori paesi dell’euro area, superiori a tre punti e mezzo percentuali dato il tasso di riferimento sinora mantenuto stabile al 4,5% dal board della Bce.

In relazione ai diversi comparti del paniere dell’indice dei prezzi si osserva:

– un rallentamento del tasso tendenziale negativo relativo ai beni energetici, che passa al -11,7% dal -12,1% di aprile;

– un miglioramento dei beni alimentari, il cui tendenziale si riduce al 2,2% dal 2,4% del mese precedente;

– un miglioramento del tendenziale dei beni diversi dagli energetici e dagli alimentari dallo 0,7% allo 0,6%;

– e infine un miglioramento anche per i servizi, con un tendenziale al 2,7% rispetto al precedente 2,9%.

In maggio l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, ha anch’essa raggiunto il 2% dal precedente 2,1% mentre l’inflazione acquisita per il 2024 è ora pari allo 0,8%.

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