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I Comitati Riuniti Alluvionati e Franati dell’Emilia-Romagna hanno stilato un documento molto duro in cui precisano la loro posizione sul rimborso dei beni mobili e in cui in conclusione affermano: “In un intero anno non è stato possibile ottenere risposte alla nostra richiesta relativa ai beni mobili per cui la domanda sorge spontanea: tale perdurante perdita di tempo non nasconde in realtà una volontà chiara di non procedere con i ristori al 100%, ma solo parzialmente? Reputiamo che i tempi delle promesse siano finiti, ora sono giunti i tempi delle risposte che chiediamo con determinazione”.

“Tutti gli alluvionati sanno che la prima cosa che si perde in una alluvione sono i beni mobili. Dai televisori alle automobili, dalle lenzuola alla cucina di casa, dalla macchina fotografica al computer, dalle fatture alle copie delle denunce dei redditi e via così. Tutto. La cosa sorprendente è che nessun altro pare saperlo, e soprattutto non lo sanno quelli che dovrebbero saperlo.si legge nel documentoRagion per cui quando viene promesso ad un alluvionato il ristoro di tutti i danni subiti e, nonostante ciò, questi fatica tantissimo a recuperare ciò che è recuperabile in una alluvione (cioè l’abitazione e le sue pertinenze) lottando per ottenere un ristoro economico che si avvicini alle spese reali sostenute, sembra assurdo che non si possa avere il ristoro di ciò che non è recuperabile, cioè i beni mobili appunto. Superficialità, cattivi consiglieri, drammatico errore di valutazione? Non sappiamo ma, certamente, è necessario intervenire nell’immediatezza a questa profonda mancanza.”

“Del ristoro dei beni mobili i Comitati hanno parlato sin da subito, anche perché una categoria di cittadini importante (gli affittuari) è stata fin da subito esclusa da qualsiasi ristoro in quanto i beni mobili (che costituivano il 100% del loro danno) si è detto da subito che non sarebbero stati oggetto di ristoro. Perchè? Boh!?continua il documentoIn ottobre, primi contatti con esponenti governativi hanno aperto spazi di trattativa ma senza dettagli sulle procedure e sugli importi. Successivamente, alla pressione degli alluvionati, si è affiancata quella di settori sempre più vasti della opinione pubblica a fronte delle quali reiterate assicurazioni sono arrivate sul fatto che il ristoro sarebbe stato possibile, anche se con modalità (oggettivamente complesse) ed entità da valutare. La discussione sul punto è stata lunga e costellata di passi in avanti ed indietro, di affermazioni e di smentite di fatto, fino a quando i Comitati hanno capitolato proponendo, visti i problemi di fattibilità presentati, la ipotesi del ristoro forfettario proposto in 8.000 euro per la cucina e 5.000 euro per ogni stanza della abitazione coinvolta nell’alluvione. Le cifre sono lontane da quello effettivamente necessario per arredare nuovamente una casa, dai mobili alle lenzuola, dalle coperte ai bicchieri, dai televisori ai computer, senza parlare delle automobili, bene mobile registrato al pari di quello delle aziende alle quale viene ripagato, mentre alle famiglie no, creando disparità di trattamento tra soggetti pari di fronte al fisco e danni enormi alle famiglie con capacità di spesa profondamente asimmetrica rispetto alle aziende.”

“Le recenti proposte avanzate dal Governo, molto lontane da quanto proposto dai Comitati, si sono infine attestate (secondo indiscrezioni) su 3.000 € per la cucina e 750 euro a stanza per un massimo di 4 stanze. Va sottolineato che queste somme sono al lordo di quanto acquistato dagli alluvionati con il Contributo di Immediato Sostegno, erogato nella immediatezza della emergenza dalla Protezione Civile (massimo 5.000 euro a famiglia): ciò significa che, se l’alluvionato ha speso questi soldi per comprare beni mobili (dal letto al materasso, dalla cucina al televisore), queste spese, obbligatoriamente annotate nelle pratiche previste per i ristori  e archiviate nei database regionali, saranno detratte dal ristoro, portando teoricamente anche a zero il ristoro stesso. Tutto questo percorso, consolidato nelle ultime settimane, è stato reiteratamente rinviato in Consiglio dei Ministri fino alla prevista data del 27 prima e del 29 maggio poi, salvo poi essere rinviato di ulteriori 15 giorni (se pur così sarà) senza avere ottenuto in alcuna sede momenti di chiarimento e discussione ulteriore.si legge ancoraQui sembra che la montagna partorirà un topolino, con buona pace degli alluvionati e di quanti si adoperano giornalmente per recuperare pace e dignità per gli alluvionati stessi.”

“Confidiamo in un dialogo proficuo che possa portare ad una soluzione giusta per chi, come noi, ha subito questa catastrofe. In un intero anno non è stato possibile ottenere risposte alla nostra richiesta relativa ai beni mobili per cui la domanda sorge spontanea: tale perdurante perdita di tempo non nasconde in realtà una volontà chiara di non procedere con i ristori al 100%, ma solo parzialmente? Reputiamo che i tempi delle promesse siano finiti, ora sono giunti i tempi delle risposte che chiediamo con determinazione”. Così chiudono i Comitati Riuniti Alluvionati e Franati dell’Emilia-Romagna.



 

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