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Torna operativa Voyager 1, la sonda più lontana dal Sole, dopo sei mesi di interruzione del servizio. Quella più vicina al sole, BepiColombo, lamenta invece qualche problemino ai motori da un mesetto circa. Tutte le altre sonde intermedie stanno bene e procedono la loro missione scientifica o il loro viaggio verso la prossima destinazione.

Di seguito il dettaglio delle varie missioni attive e di quelle in fase di preparazione.

In preparazione per il lancio

Sono stati completati con successo i test di comunicazione tra la sonda Hera (ESA) e i suoi due CubeSat, Juventas e Milani. I test sono stati effettuati nella Maxwell Test Chamber, un’enorme gabbia di Faraday che simula l’ambiente spaziale. Juventas avrà un radar per studiare la struttura interna dell’asteroide e un gravimetro per misurarne la gravità. Milani avrà invece una telecamera multispettrale per analizzare la composizione della superficie e uno strumento per analizzare le particelle di polvere. La partenza è prevista per ottobre a bordo di un Falcon 9 di SpaceX. Durante il suo viaggio, Hera sorvolerà Deimos, la seconda luna di Marte.

Sempre a ottobre, questa volta a bordo di un Falcon Heavy, partirà anche Europa Clipper (NASA), che è stata impacchettata e spedita verso il Kennedy Space Center, in Florida. Il viaggio sarà lungo, l’inserzione in orbita attorno a Giove avverrà nel 2030. La sonda effettuerà una cinquantina di sorvoli ravvicinati del satellite mediceo Europa, senza entrarci in orbita direttamente, acquisendo dati scientifici a ogni passaggio.

Nella stessa finestra di lancio di Hera verrà lanciato anche EscaPADE (NASA), diretto su Marte. L’attenzione mediatica di questa missione, tuttavia, è rivolta più al lanciatore che al carico stesso, in quanto sarà il volo inaugurale del lanciatore super pesante New Glenn, di Blue Origin. Il vettore potrebbe avere un ruolo di primo piano anche nelle future missioni del programma Artemis, in quanto Blue Origin ha vinto il bando di gara per fornire il lander lunare della missione Artemis V. Blue Origin ha effettuato per la prima volta il rollout del vettore in rampa di lancio, e ha fornito un video durante la diretta del volo suborbitale con equipaggio NS-25. La missione del piccolo orbiter sarà lo studio della magnetosfera marziana.

Nel sistema solare interno

C’è stato un bel botto questo mese e lo ha sentito tutto il sistema solare. Più che sentito, a Terra lo abbiamo visto, con immagini spettacolari dell’aurora boreale catturate anche a basse latitudini. Si è trattato di un evento eccezionale, una espulsione di massa coronale molto forte, sebbene ancora lontana dai record massimi registrati. Oltre agli effetti visivi, questi eventi potrebbero avere un impatto significativo sulla tecnologia in uso quotidianamente, dalla trasmissione di energia ai servizi satellitari. Per questo, e altri motivi scientifici, varie agenzie spaziali hanno finanziato diverse missioni spaziali, sia in orbita terrestre che eliocentrica. Tra queste ultime ci sono Parker Solar Probe (NASA), Solar Orbiter (SolO) (ESA) e STEREO A (NASA). Che studiano il Sole da molteplici punti di vista e con differenti strumenti scientifici. PSP tenta di avvicinarsi il più possibile al Sole, SolO inclina la sua orbita per osservare i poli solari, normalmente poco visibili con la sola osservazione da Terra, e STEREO A è semplicemente posizionata in un’orbita simile a quella terrestre ma guarda il Sole da un’angolazione leggermente diversa.

BepiColombo (ESA/JAXA) viaggia col motore ingolfato, non riesce ad andare al 100%, anche se a un livello sufficiente per garantire le prossime manovre orbitali in programma. La missione comprende due sonde, MPO (ESA) e MMO (JAXA), che verranno portate in orbita attorno a Mercurio dal Mercury Transfer Module, MTM, un modulo destinato solamente al trasporto, senza strumenti scientifici. Quest’ultimo è proprio quello che ha problemi al sistema elettrico che governa i motori. Gli addetti alla missione sono al lavoro per ripristinare le funzionalità.

C’è qualche problemino anche per Akatsuki (JAXA), che non riesce più a comunicare con la Terra da fine aprile. Attualmente i tecnici stanno lavorando per ripristinare il contatto. La sonda in orbita attorno a Venere ed era dedicata a effettuare misure regolari sull’atmosfera del pianeta. La missione si trova già in fase di estensione illimitata, solo un malfunzionamento permanente può causarne l’interruzione.

Hayabusa 2# (JAXA) ha concluso nel 2020 la sua missione principale sull’asteroide Ryugu, portando a Terra campioni di superficie. Ora è in viaggio verso un altro asteroide che riceverà un nuovo nome a breve. Al momento è conosciuto semplicemente come 2001 CC₂₁, ma si è appena conclusa una campagna per scegliere un nuovo nome da proporre all’IAU, International Astronomical Union. La campagna si è chiusa il 9 maggio, data scelta come anniversario del lancio della prima sonda Hayabusa, quella che andò su Itokawa. L’IAU ha per ora risposto solamente che verrà data preferenza a un nome mitologico.

A vagare nel sistema solare interno c’è ancora OSIRIS-APEX (NASA), diretto verso l’asteroide Apophis. A gennaio era passato al perielio a una distanza dal Sole per cui non era stato progettato, ma i progettisti erano fiduciosi che non ci sarebbero stati problemi. Le verifiche sono terminate solo adesso, e finalmente è stato confermato che la sonda è in perfetta salute.

La flotta marziana

Marte si sta avvicinando, sia alla Terra che al Sole. Il 7 maggio è passato al perielio, il diametro apparente visto da Terra ha superato i 5″ e la magnitudine apparente +1.0. Il 16 gennaio 2025 sarà alla minima distanza dalla Terra, un periodo buono per far partire qualche nuova missione, infatti, come già accennato, qualche mese prima dell’opposizione partiranno sia ESCAPADE che Hera. La vicinanza alla Terra permette di avere un ritardo minore sulle comunicazioni, e la vicinanza al Sole temperature maggiori in superficie, non di molto, ma che solitamente danno qualche contributo in più a mantenere vivo l’hardware. Al momento gli unici due rover attivi, Perseverance (NASA) e Curiosity (NASA), hanno a bordo con sé anche un impianto di riscaldamento al plutonio, quindi i benefici sono pressoché nulli.

Perseverance prosegue con la sua missione primaria, esplorando in salita quello che si pensa possa essere stato il letto di un fiume in passato. Non si sa per quanto dovrà proseguire, soprattutto non si sa se un giorno dovrà tornare indietro per contribuire alla missione Mars Sample Return e consegnare i campioni raccolti a un veicolo addetto a un viaggio da Marte verso la Terra. Curiosity invece continua la sua marcia verso l’alto, scalando gli Aeolis Mons. Il percorso è sconosciuto, ogni passo è una scoperta, tanto che la strada potrebbe cambiare a seconda dello scenario che si presenta. Spesso, come è successo anche a maggio, il team che dirige il rover si trova a fare scelte importanti se proseguire con il cammino pianificato o cambiarlo anche abbastanza radicalmente.

Dall’orbita è principalmente Mars Reconnaissance Orbiter (NASA) che contribuisce a esaminare il percorso che si trovano davanti i rover, non ad alta risoluzione come potrebbero fare i rover da sé, ma con un orizzonte temporale più lontano. Fa anche da ripetitore radio per i rover, per permettergli di comunicare a Terra, assieme ad altri due orbiter, Mars Odyssey (NASA) e MAVEN (NASA).

Non ci sono notizie particolari dagli altri orbiter, Mars Express (ESA), Hope o Al-Amal (UAESA), Trace Gas Orbiter (ESA/Roskosmos) e Tianwen-1 (CNSA). Per quest’ultimo pesa di più l’assenza di comunicazioni ufficiali da parte dell’agenzia spaziale responsabile della missione, in quanto tre anni fa esatti con Tianwen-1 atterrò il primo rover cinese sulla superficie marziana, Zhurong, due anni fa fu costretto ad andare in ibernazione e da più di un anno non si hanno notizie ufficiali sul suo stato.

Nel sistema solare esterno

Ci sono ancora cinque anni di viaggio per Psyche (NASA) prima di arrivare al suo obiettivo scientifico, l’omonimo asteroide 16 Psyche. Nel frattempo ha già raggiunto un importante obiettivo ingegneristico, la comunicazione laser dallo spazio profondo. La sonda si trova a più di due unità astronomiche di distanza dalla Terra, ossia più di 300 milioni di chilometri e le comunicazioni di test laser tra lei e le antenne del DNS, Deep Space Network, propriamente riadattate, stanno funzionando alla perfezione. Al momento è solo uno strumento dimostrativo, che apre la strada a tecniche applicative concrete future, con la possibilità di aumentare sensibilmente la banda di trasmissione dallo spazio profondo. Altra novità di questo mese per Psyche è l’accensione dei motori a ioni, che staranno accesi per un anno.

Proseguono nel loro cammino, a motori spenti invece, Juice (ESA) e Lucy (NASA), dirette rispettivamente verso Giove e i suoi Troiani. Entrambi quest’anno dovranno tornare verso la Terra per sfruttare la spinta gravitazionale per arrivare a destinazione, Juice ad agosto e Lucy a dicembre. Su Giove già da tanto tempo c’è Juno (NASA), che ha effettuato una delle sue ultime orbite attorno al pianeta. Il 12 maggio è passata di nuovo al perigiovio, il numero PJ61, ne sono rimasti solo 15 prima della fine della missione, prevista per settembre 2025.

A 9 miliardi di chilometri da casa, New Horizons (NASA) si trova nello spazio (molto) profondo, dove pure gli atomi di idrogeno sono rari. Questo è un punto di osservazione unico, in quanto la luce ultravioletta emessa dal Sole è assorbita per la maggior parte dall’idrogeno e dal pulviscolo interstellari, lasciando la possibilità alla sonda di osservare il resto della Via Lattea in questa frequenza. In particolare, la sonda si è dedicata all’osservazione della galassia nella radiazione Lyman-alfa, una frequenza a cui emette l’idrogeno, e quindi le osservazioni da Terra sono accecate dal Sole. In passato solo le sonde Voyager hanno potuto fare questo tipo di osservazione, ma ora che il loro spettrometro nell’ultravioletto è stato spento per risparmiare corrente, New Horizons rimane l’unica sonda disponibile. E viste le distanze a cui bisogna arrivare, non ci potranno essere possibili sostituti per i prossimi due decenni.

Finisce una lunghissima sessione di riparazione di uno dei computer di Voyager 1, che ha tenuto sulle spine addetti e appassionati per svariati mesi. La sonda è finalmente tornata alla sua operatività nominale e ha ripreso a mandare dati scientifici comprensibili da 24,5 miliardi di chilometri di distanza. A soli 20,5 miliardi di chilometri, Voyager 2 continua la sua missione senza novità e senza suspence, rimanendo sempre la seconda sonda ancora attiva più lontana dalla Terra.

Riassunto missioni

Ci sono 36 missioni spaziali al di fuori dell’orbita terrestre, operate da 43 unità robotiche.

Gli aggiornamenti per questo mese sono giunti al termine, continuate a seguirci e ci risentiamo il prossimo mese con gli aggiornamenti dal sistema solare!

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