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Ex Ilva, Urso: “Vedrò Vestager e credo a ok su prestito ponte”

“Gia’ stasera” il ministro alle Imprese incontrera’ il vertice della Commissione europea per la concorrenza. Lo ha detto lo stesso Adolfo Urso, a Catania, spiegando inoltre che “domani e’ previsto un grande evento di straordinaria importanza che riaffermera’ il ruolo di polo di sviluppo per la microelettronica della nostra Etna Valley”. Mentre con la vice presidente, la danese Margrethe Vestager, “si affronteranno le altre vertenze come l’ex Ilva e sono convinto che la Commissione dara’ il via libera al prestito ponte perche’ abbiamo fornito tutte le argomentazioni-risposte che c’erano state chieste nei giorni scorsi”. 

Ex Ilva, ecco cosa n’è stato del miliardo confiscato ai Riva

Quando negli anni ’70  il complesso siderurgico di Taranto, Ilva, si espande insieme con i piani urbanistici per consentire la costruzione di altiforni in prossimità delle abitazioni, veiene portata alla luce sul Corriere della Sera, dal giornalista e scrittore Antonio Cederna, la questione dell’impatto ambientale dell’impianto siderurgico.

La storia è ben nota a molti, e prosegue con l’entrata in scena della famiglia Riva nel 1995, che mise le mani sull’Ilva con un’offerta di 1.649 miliardi di lire, nonostante un debito di 1.500 miliardi e un fatturato di 9 mila miliardi, e contando su una forza lavoro di 11.800 dipendenti. La gestione sotto la guida dei Riva dura per ben 17 anni.

Poi il 26 luglio del 2012 l’acciaieria venne posta sotto sequestro in seguito alle indagini condotte dalla magistratura di Taranto. Un anno più tardi, nel 2013, venne scoperto il “tesoro” nascosto dalla famiglia Riva, rinvenuto dai magistrati milanesi in Svizzera, divenendo poi disponibile a partire da giugno 2017. Si trattava di fondi destinati al risanamento ambientale (decontaminazione e bonifica) dell’area dell’Ilva di Taranto. Attualmente, i soldi rimasti sequestrati ai Riva ammontano a 464 milioni di euro. 

Come riportato dal Corriere della Sera, il patrimonio destinato, originariamente costituito con un miliardo e 157 milioni provenienti dall’estero e riportati in Italia dai Riva, aveva a fine marzo scorso 464 milioni rimanenti. Lo scopo principale di questo patrimonio destinato è finanziare la bonifica ambientale distribuendo i fondi in diverse aree siderurgiche: 540 milioni ad Acciaierie d’Italia, 467 a Ilva in amministrazione straordinaria e 150 per le attività di decarbonizzazione, come stabilito nel 2022. Dei 540 milioni destinati ad Acciaierie d’Italia, 390 sono dedicati alla decontaminazione e 150 alla continuità operativa. La quota destinata a Ilva prevede 455 milioni per la decontaminazione e 12 milioni per il pagamento degli interessi sul finanziamento ottenuto dallo Stato.

Riguardo all’utilizzo delle risorse, la relazione indica che dei 12 milioni destinati agli interessi (derivanti dal finanziamento concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti nel 2015), 6 milioni sono destinati a spese generali, 159 milioni sono destinati al finanziamento della gestione ordinaria di Ilva per il pagamento del suo debito, 112 milioni sono destinati alle attività di tutela ambientale e sanitaria di Ilva e 201 milioni sono destinati alle stesse attività svolte da Acciaierie d’Italia. In aggiunta, ci sono 42 milioni di anticipi erogati ad Acciaierie d’Italia, 10 milioni per pagare il personale interno utilizzato per attività di tutela ambientale e sanitaria, 150 milioni assegnati qualche mese fa con il decreto legge 19/2024, e un milione di crediti Ilva verso Ilva gestione ordinaria.

Considerando tutte queste voci, dei 1 miliardo e 157 milioni originari rimangono quindi 464 milioni, compresi i 150 milioni destinati alla decarbonizzazione. Per quanto riguarda i 320 milioni del prestito ponte, il confronto tra Roma e Bruxelles si basa sul piano industriale presentato dai commissari, con l’obiettivo di evitare eventuali contestazioni da parte della Commissione Europea per presunti aiuti di Stato. Il commissario straordinario di Acciaierie d’Italia, Giancarlo Quaranta, ha dichiarato in commissione Industria al Senato, riguardo al decreto Agricoltura che assegna altri 150 milioni di euro all’ex Ilva, che è stato definito un piano industriale “volto a dimostrare che il prestito ponte all’azienda verrà totalmente restituito”.

 



 

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