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Associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e, per il legale rappresentante e i due amministratori di fatto, anche la ricettazione, oltre a svariati illeciti amministrativi a carico delle società del gruppo. In tutto un raggiro che avrebbe fruttato quasi 50 milioni di euro. A oltre due anni dall’inizio dell’inchiesta il pubblico ministero Massimo De Bortoli ha chiuso le indagini relative al gruppo “Casa Zero” (finito in liquidazione con un “buco” di 12 milioni e mezzo di euro e circa mille persone che sarebbero rimaste vittima della truffa), che tra il 2021 e il 2022 aveva pubblicizzato interventi da fare utilizzando il cosiddetto “Superbonus 110%”. Ma in molti casi avrebbe dichiarato il falso sull’esecuzione dei lavori ed il loro stato di avanzamento. Tanti clienti di “Casa Zero”, anche in provincia di Pordenone, si erano così trovati il cassetto fiscale svuotato degli importi sulle opere da fare e, in parecchi casi, la casa con le impalcature lasciate lì per mesi e gli interventi a metà o soltanto iniziati.

Otto gli indagati che compaiono nelle carte della Procura: si tratta del milanese Fabio Casarin, 50enne (difeso dagli avvocati Massimiliano Robba e Luca Stevanato) che era il legale rappresentante del consorzio Casa Zero e delle società del gruppo (Gruppo Casa Zero srl, Casa Zero srl, Casa Zero Lombardia srl, Casa Zero Friuli Venezia Giulia srl, tutte con sede a Nervesa della Battaglia), del 41enne montebellunese Alberto Botter, amministratore di fatto del consorzio e delle società (difeso dall’avvocato Simone Guglielmin) e fondatore del gruppo, degli asseveratori Massimiliano Mattiazzo, 57enne di Povegliano (difeso dall’avvocato Christian Fornasier), Andrea Pillon, 53nne coneglianese (difeso dall’avvocato Daniele Vecchi e Michele Visentin) e Giorgio Feletto, 40enne anche lui di Conegliano (difeso dall’avvocato Giorgio Piccolotto). Infine nell’indagine compaiono i nomi di due consulenti del lavoro, Daniela Pacelli, 56enne di Treviso (difesa dall’avvocato Silvia Masiero), di Alessandro Pacelli (difeso dall’avvocato Gioia Barbato) e di Roberto Brambilla, 50enne di Monza (difeso dagli avvocati Giuseppe Murone e Pierpaolo Dell’Anno) che, secondo la Procura, sarebbe un altro amministratore di fatto.

Gli otto, che ora hanno 20 giorni per farsi ascoltare dal pubblico ministero prima che Fde Bortoli chieda il probabile rinvio a giudizio, secondo le contestazioni avrebbero costituito una associazione a delinquere finalizzata a commettere una indeterminata serie di truffe aggravate ai danni dello stato. Avrebbero fatto sottoscrivere ai clienti contratti di appalto riguardanti interventi edilizi relativi ad opere per le quali erano previste le agevolazioni del 110% e la relativa opzione per usufruire del bonus attraverso lo sconto in fattura o anche la cessione del credito corrispondente alla detrazione fiscale. Poi avrebbero emesso numerose fatture che, contrariamente a quanto sarebbe successo nella realtà, documentavano l’avvenuta esecuzione dei lavori relativi al primo stato di avanzamento – ma talvolta anche del secondo – sulla base di asseverazioni che il magistrato considera essere state falsamente attestanti l’esecuzione degli interventi che invece non sarebbero stati, in tutto o in parte, ancora effettuati. Le dichiarazioni, trasmesse per via telematica all’Enea, avrebbero contenuto anche la sussistenza dei requisiti tecnici e la congruità delle spese sostenute.

Daniela e Alessandro Pacelli sarebbero invece intervenuti comunicando all’Agenzia delle Entrate il visto di conformità ma soprattutto l’avvenuta scelta effettuata dai clienti di “Casa Zero”, che però erano del tutto ignari, dello sconto in fattura o della cessione del credito. In questa maniera gli indagati si sarebbero procurati un profitto illegittimo, ottenuto attraverso le varie società del gruppo, di poco più di 49 milioni di euro, conseguente all’aver incamerato dei crediti di imposta fittizi. Circa 36 milioni di euro sarebbero stati ceduti ad una serie di banche (tra cui la trevigiana Centromarca) ottenendo così una monetizzazione che avrebbe configurato in capo all’Erario un danno per 7 milioni e 700 mila euro quando i crediti erano stati posti a compensazione con le somme dovute al Fisco.

Fabio Casarin, Alberto Botter e Roberto Brambilla sono inoltre accusati di ricettazione perché avrebbero impiegato il denaro o parte di esso nelle attività economiche e finanziarie svolte dal Gruppo Zero per un importo di circa 20 milioni e 500 mila euro, così come per il rimborso dei finanziamenti che il Consorzio Casa Zero aveva ricevuto dalla società milanese consorziata “Se Sustainable Evolution spa” per circa 5 milioni e 700 mila euro, in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza illecita delle somme. Al consorzio “Casa Zero” vengono inoltre addebitati tre illeciti amministrativi per non aver predisposto accorgimenti preventivi idonei ad evitare la commissione dei reati. 

Casarin, Botter e Brambilla, tra l’altro, risultano anche indagati per il reato tributario di “dichiarazione infedele”: nell’anno 2021 il consorzio non avrebbe annotato ricavi per 18 milioni di euro. Tra l’estate del 2022 e la primavera del 2023 erano sequestrati in via preventiva circa 33 milioni in crediti di imposta oltre a 2 milioni fra somme di denaro, immobili e autovetture nella disponibilità di cinque degli indagati.

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