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Buon pomeriggio a tutti, 

grazie al Presidente Schifani, grazie ai tanti sindaci che vedo in questa sala, grazie a tutte le autorità che sono intervenute, a tutte le persone che ci stanno seguendo. Io sono molto contenta di avere questa occasione, sono molto contenta della firma oggi di questo Accordo che considero particolarmente significativo, particolarmente strategico tra il Governo italiano e la Regione Siciliana. Una grande occasione. 

Prima però di entrare nel merito dell’Accordo, in parte il Presidente Schifani ha già detto molte delle cose che sono inserite all’interno della firma che stiamo per portare avanti, io vorrei fare un passo indietro per raccontare il lavoro e la strategia che c’è alla base di quello che noi facciamo oggi, perché le cose difficili, le cose che richiedono tempo, le cose che richiedono molto lavoro, spesso sono anche le più difficili da raccontare e da far passare, ciò non toglie che raccontano la responsabilità delle classi dirigenti. 

Allora, come arriviamo noi alla firma di questo Accordo di oggi? Quando questo Governo si è insediato, noi abbiamo deciso di approfondire la materia dei Fondi di sviluppo e coesione, voi sapete che i fondi di sviluppo e coesione sono per eccellenza i Fondi che servono, le risorse che servono a combattere la disparità tra i territori. E noi sappiamo che l’Italia è una Nazione nella quale di divari ce ne sono diversi, quello più noto di tutti tra il Nord e il Sud, ma c’è anche quello tra la costa tirrenica e la costa adriatica, ci sono le disparità all’interno delle stesse Regioni. Abbiamo deciso di capire quale fosse lo stato di utilizzo di queste risorse, che sono estremamente preziose. 

Il Ministro Fitto, che è competente per questa materia, come è competente per la materia del PNRR, ha incontrato tutti i Presidenti di Regione e ha fatto un approfondimento, uno studio, sullo stato d’attuazione della vecchia programmazione di queste risorse, perché queste risorse vanno avanti per cicli di programmazione. Il risultato è stato, diciamoci la verità, abbastanza avvilente. Nella vecchia programmazione dei Fondi sviluppo e coesione, programmazione 2014-2020, allo Stato, su 126 miliardi di euro disponibili, ne risultavano spesi 47. Ora, il Presidente Schifani parlava di provocazione. Io non penso che sia una provocazione, io penso che sia un fatto di responsabilità, fare in modo che in una Nazione come l’Italia risorse che sono estremamente preziose non vadano disperse. E allora noi ci siamo interrogati su come questo potesse avvenire. Abbiamo avviato questo confronto con i livelli istituzionali, con le Regioni. Voglio ringraziare ovviamente tutti i Presidenti di Regione per la loro collaborazione. All’esito di questo confronto, sia sulla vecchia programmazione, sullo stato dei lavori della vecchia programmazione, sia sulla nuova programmazione, che è quella della quale stiamo parlando, abbiamo dato vita a questo decreto che si chiama Decreto Sud. 

Il Decreto Sud riorganizza i Fondi di coesione, istituisce gli Accordi di coesione, con alcune importanti novità. La prima di queste novità è che con questi Accordi noi finanziamo progetti che vengono proposti dalla Regione, ma che sono condivisi dallo Stato nazionale. E qui il Presidente Schifani lo spiegava bene, non c’è in questo una volontà, diciamo così, di limitare l’autonomia dei territori, c’è invece la volontà di mettere in sinergia il lavoro che fa una Regione con il lavoro che fanno le altre, cioè di costruire una strategia complessiva, perché se si costruisce quella strategia complessiva anche l’impatto del singolo intervento sul singolo territorio è un impatto decisamente maggiore. Dopodiché abbiamo previsto all’interno di questi Fondi, di questi Accordi di coesione, sia la possibilità dell’intervento dei poteri sostitutivi, quando dovessero esserci delle lungaggini, sia la possibilità del definanziamento. Perché? Perché nessun euro di queste risorse deve andare disperso. Purtroppo è accaduto e noi vorremmo che non accadesse più. Abbiamo così riformato i Fondi di coesione e abbiamo messo queste risorse in perfetta complementarità con altre risorse che ci sono, per esempio le risorse del PNRR. Non è un caso che lo stesso Ministro, Raffaele Fitto, abbia sia la competenza dei Fondi di sviluppo e coesione, i Fondi europei, del PNRR. Perché è accaduto anche questo, che noi avessimo diverse fonti di finanziamento che tra di loro non si parlavano, che in alcuni casi si sovrapponevano, risorse che anche così venivano disperse. 

Io sono fiera anche del lavoro che noi abbiamo fatto sul PNRR, del quale vi parlo anche perché dobbiamo ricordare che il PNRR cuba sulla Regione Siciliana circa, se non vado errata, 11 miliardi di euro di investimenti strategici. Era anche per questo molto importante per noi mettere in sicurezza il PNRR. E io sono molto fiera del lavoro che abbiamo fatto, perché ricordo le polemiche sul fatto che, se fosse arrivato il Governo Meloni, si sarebbero disperse le risorse del PNRR, e ancora di più, se il Governo Meloni fosse andato avanti con questa sua idea folle di rinegoziare il PNRR, che non andava toccato anche se il PNRR era stato scritto in un tempo diverso da quello che noi stiamo affrontando e quindi con priorità che erano diverse rispetto a quelle che noi abbiamo oggi, quelle risorse sarebbero andate disperse. Le cose sono andate molto diversamente. 

Le cose sono andate che nel 2023 noi abbiamo ottenuto il pagamento della terza rata del PNRR, ottenuto il pagamento della quarta rata del PNRR, siamo la prima Nazione d’Europa ad aver presentato gli obiettivi della quinta rata del PNRR, la Commissione Europea dice che l’Italia è al top, è la prima Nazione nella realizzazione delle riforme degli obiettivi del PNRR. Abbiamo raccontato una storia diversa da quella che abbiamo visto delle volte in passato e mentre raccoglievamo e centravamo questi obiettivi abbiamo rinegoziato quel PNRR, certo, e lo abbiamo rinegoziato per due ragioni. La prima di queste ragioni è che diversi interventi che erano contenuti nella prima bozza del primo PNRR, alla prova dei fatti rischiavano di non superare il test della Commissione europea, perché alcune risorse non erano finanziabili, alcuni progetti non erano finanziabili con le risorse del PNRR, altri non era possibile terminarli in tempo, voi sapete che il PNRR ha una scadenza molto precisa, che è quella del 2026. Abbiamo trasferito questi progetti su altre fonti di finanziamento, abbiamo rinegoziato il PNRR per concentrarci su alcune priorità, abbiamo liberato 21 miliardi di euro, abbiamo destinato quei 21 miliardi di euro, soprattutto alla crescita di questa Nazione. 12 di questi miliardi di euro vanno al tessuto produttivo, 6 quali su transizione 6.0, sull’efficientamento energetico delle piccole e medie imprese, sull’agricoltura, perché non abbiamo avuto bisogno di vedere i trattori in piazza per sapere che il nostro mondo agricolo era in difficoltà e dall’inizio del nostro lavoro abbiamo fatto tutto quello che potevamo per aiutare un comparto che per noi è fondamentale, non solo in termini di ricchezza, ma in termini di produzione d’eccellenza, perché l’Italia non compete sulla quantità dei prodotti, ma certamente nessuno compete con l’Italia sulla qualità dei prodotti. Ma per garantire e difendere quella qualità noi abbiamo bisogno anche di aiutare il nostro comparto agricolo.

Tre miliardi di euro sono state le risorse aggiuntive che abbiamo destinato al comparto agricolo e poi le infrastrutture strategiche, particolarmente quelle che riguardano l’energia. Perché io penso che nelle crisi che stiamo affrontando ci siano anche delle grandi occasioni. Una di queste grandi occasioni è data proprio dalla materia energetica, da quello che è successo all’indomani dell’invasione Russa dell’Ucraina, Perché noi possiamo diventare oggi, e quando dico noi dico soprattutto il Sud Italia, un hub di approvvigionamento energetico per l’Europa intera. Noi possiamo diventare la porta del Mediterraneo nell’accesso all’energia e possiamo in questo accrescere di molto anche la nostra centralità strategica. Servono gli investimenti per farlo, servono le infrastrutture di collegamento per farlo e anche questo è stato inserito nel PNRR, così come abbiamo liberato altri 750 milioni da destinare alla sanità, perché a dispetto di quello che anche qui spesso si dice, questo è il Governo che nella storia ha investito in assoluto di più in termini di risorse sulla sanità e in termini di aumento del Fondo Sanitario Nazionale. Nella revisione del PNRR, noi abbiamo inserito anche la riforma delle politiche di coesione legate ai Fondi europei. È un altro passaggio importante di questo lavoro e lo abbiamo centrato con l’approvazione all’inizio del mese di maggio di un altro importante Decreto, con il quale abbiamo riorganizzato complessivamente 74 miliardi di euro, dei quali 42 sono Fondi europei e sono risorse che, come voi sapete, vanno prevalentemente al Mezzogiorno d’Italia, 80% al Mezzogiorno d’Italia.

Chiaramente se questi Fondi, i Fondi di coesione, servono a combattere il divario e le disparità tra i territori, e il più significativo dei divari è proprio quello tra Nord e Sud e quel divario, dal nostro punto di vista, è determinato soprattutto dalla disparità infrastrutturale. Allora non avremmo potuto occuparci di questa materia senza affrontare la questione delle infrastrutture. 

Questo Decreto prevede una cosa molto importante. Prevede l’istituzione di un fondo di perequazione infrastrutturale e prevede l’obbligo di destinare il 40% delle risorse per infrastrutture al Mezzogiorno d’Italia. Una percentuale decisamente più alta di quella che noi conoscevamo in passato, perché io ho sempre contestato il principio per cui la distribuzione della spesa infrastrutturale viaggiasse sulla base della popolazione. Al Sud c’è il 34% della popolazione e quindi va il 34% di spesa infrastrutturale. Ma c’è un problema, che al Sud c’è lo spopolamento e quello spopolamento è figlio anche e soprattutto dell’assenza di infrastrutture. Per cui se noi continuassimo a legare la spesa infrastrutturale alla popolazione avremmo oggettivamente un problema. Abbiamo deciso di portare quella percentuale al 4o%. Con lo stesso Decreto abbiamo messo quasi 3 miliardi in più sul lavoro, soprattutto sul lavoro nel Mezzogiorno, con la misura principale che io considero molto importante, che è l’esonero del 100% dei contributi previdenziali per due anni per chi nel Mezzogiorno assume under 35 che non abbiano avuto contratti a tempo indeterminato; over 35 disoccupati da almeno due anni e donne. Con un’unica condizione: non devi niente allo Stato per due anni se l’assunzione è un’assunzione a tempo indeterminato. 

Perché sono d’accordo con quello che dice il Presidente Schifani sulla precarietà e non è un caso che il lavoro che stiamo cercando di fare è un lavoro che sta portando non solo miglioramento dei dati sull’occupazione ma miglioramento dei contratti stabili, dei contratti a tempo indeterminato all’interno dell’aumento occupazionale. 

Dopodiché abbiamo previsto incentivi che non valgono solamente per i lavoratori dipendenti ma valgono anche per le iniziative di autoimpiego, cioè per far nascere nuove imprese. Abbiamo rafforzato la misura Resto al Sud, prevedendo un contributo che arriva fino a 200 mila euro per chi avvia una nuova attività; abbiamo previsto risorse per l’infrastrutturazione delle zone industriali del Mezzogiorno; iniziative per il rafforzamento della sicurezza della legalità; provvedimenti per il rientro dei cervelli. 

E in tutto questo quadro abbiamo investito 2 miliardi di euro sulla ZES unica del Mezzogiorno. Io penso che la ZES unica del Mezzogiorno sia una grande occasione per il Sud Italia. Noi abbiamo deciso di sostituire le ZES che avevamo soprattutto nelle zone retroportuali con un’unica Zona Economica Speciale che investe tutto il Mezzogiorno. Penso che aver spuntato questo accordo con la Commissione europea non fosse scontato, penso che sia stato frutto di un ottimo lavoro per il quale devo ringraziare soprattutto il Ministro Fitto, e penso che sia una grande occasione. Mi sento di dire, mi sento di tranquillizzare sul fatto che non ci saranno lungaggini, Presidente Schifani. 

Noi garantiremo e stiamo già garantendo con il Piano strategico che stiamo già lavorando e con 2 miliardi di euro che abbiamo messo con il Decreto sui crediti di imposta per la ZES unica nel Mezzogiorno che sono già stati approvati. E questo racconta un’idea che non è l’idea del Sud che dobbiamo mantenere con l’assistenzialismo perché non ne possiamo migliorare le condizioni. Questo racconta un’altra idea di sviluppo del Sud che è combattere a monte la disparità che esiste, consentire a queste Regioni di competere ad armi pari per dimostrare il loro valore. Io penso che sia quello che ci viene richiesto e tutto questo lavoro che io vi sto raccontando fa parte della stessa strategia. 

C’è un altro tassello in questa strategia del quale mi piace parlare. E quel tassello è il mare. La straordinaria infrastruttura rappresentata in Italia dal fatto che l’Italia è una piattaforma piazzata nel mezzo del Mediterraneo. È la porta di accesso tra l’Europa e l’Africa, è il crocevia naturale dei due grandi bacini commerciali marittimi del mondo, che sono l’Indo-Pacifico e l’Atlantico. Noi stiamo lì in mezzo, ci siamo comportati per tantissimi anni come se il mare non lo avessimo, come se non fosse una delle nostre principali infrastrutture di sviluppo. E non è un caso che anche qui abbiamo per questo investito su questa risorsa, istituendo il Ministero del Mare, affidando il Ministero del Mare a un grande siciliano come Nello Musumeci; abbiamo affidato a quel Ministero una Struttura di missione e abbiamo convocato e istituito un Comitato interministeriale, cioè che coinvolge tutti i Ministri che hanno una competenza su questa materia, per disegnare una strategia concreta di valorizzazione di questa enorme potenzialità tutta italiana. 

Il Comitato interministeriale ha già approvato il Piano del Mare e su questa strategia noi stiamo coinvolgendo e mettendo a regime e a sistema tutti i settori e tutti gli attori interessati, quindi il turismo, la pesca, l’acquacultura, la cantieristica, l’industria armatoriale, il sistema portuale e logistico, il trasporto marittimo, con le peculiarità necessarie per il lavoro marittimo, fino anche alle nuove sfide che ci attendono, perché noi dobbiamo anche ricominciare a pensare un po’ all’altezza di quello che siamo, all’altezza dell’Italia. 

Penso che tra le grandi sfide ci sia, per esempio, tutto il tema della corsa al mondo subacqueo, alle risorse geologiche dei fondali, un dominio nel quale l’Italia è naturalmente candidata a giocare un ruolo di assoluto primo piano.

Quindi, nell’ambito di questa strategia, si inserisce l’Accordo che noi stiamo firmando oggi tra il Governo e la Regione Siciliana. È il diciottesimo Accordo di coesione che noi firmiamo, stiamo andando chiaramente su tutto il territorio nazionale, stiamo stipulando questi accordi con tutte le Regioni, con le Province autonome. Questo con la Sicilia è l’Accordo finanziariamente più significativo che noi abbiamo sottoscritto. Anche per questo la gestazione ha richiesto più tempo, anche perché chiaramente si tratta di risorse ingenti, perché dovevamo garantire una rendicontazione completa di tutte le risorse della precedente programmazione, quella 2014-2020. Siamo arrivati a oggi. Voglio ringraziare tutti quelli che hanno collaborato, voglio ringraziare il Governo, il Presidente Schifani, i sindaci, gli assessori competenti, gli uffici tecnici, perché è stato un lavoro molto complesso e molto lungo che abbiamo fatto giorno dopo giorno, in silenzio, con serietà, con concretezza e che oggi ci regala, secondo me, un Accordo strategico straordinario. Con questo Accordo, come diceva il Presidente Schifani, noi assegniamo complessivamente alla Regione Siciliana risorse del Fondo di sviluppo e coesione pari a 6,8miliardi di euro, che comprendono anche 1,3 miliardi di euro destinati per legge al Ponte sullo stretto di Messina e 237 milioni che erano stati dati come anticipo nel 2021. Ma se a queste risorse noi aggiungiamo anche gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti dai Comuni, dalla Regione, da altri fondi dello Stato che insistono su progetti inseriti all’interno di questo Accordo, sono più o meno altri 2,9 miliardi di euro. La mole complessiva di investimenti che noi stiamo liberando su questo territorio, in questa Regione, raggiunge quasi i 10 miliardi di euro.

Io penso che sia un segnale molto importante di che cosa pensiamo dello sviluppo di una Regione come la Sicilia, dello sviluppo del Mezzogiorno d’Italia. Chiaramente, ripeto, a queste risorse poi si devono considerare come aggiunta anche quelle del PNRR. 

Con queste risorse noi finanziamo – al netto del Ponte – altri 580 progetti strategici sulla Regione, ma lo facciamo non random, come qualcuno va in giro dicendo, chiamiamo amici, no, non funziona esattamente così, funziona in maniera molto diversa, funziona che noi stabiliamo delle direttrici di intervento.

Stabiliamo quelle che sono le nostre priorità, definiamo quelle priorità e una volta stabilite le priorità vediamo quali sono le situazioni nelle quali c’è maggiore urgenza o quelle che sono maggiormente strategiche. Abbiamo lavorato esattamente così. Abbiamo stabilito cinque direttrici di intervento prioritarie. La prima di queste direttrici di intervento, che cuba complessivamente circa 2,6 miliardi di euro, riguarda il contrasto al dissesto idrogeologico, riguarda la gestione dei rifiuti, riguarda il risparmio energetico e riguarda soprattutto un’altra grande emergenza con la quale noi ci stiamo confrontando che è la risorsa idrica, l’acqua. Un’altra questione dove la nostra è una corsa contro il tempo e su cui bisogna essere concreti ed efficaci. Sono moltissimi qui gli interventi, non intendo elencarli tutti, mi piace ricordare i più significativi, già peraltro ricordati dal Presidente Schifani, quindi il termovalorizzatore di Palermo e di Catania, interventi su 6 dighe, i dissalatori di Gela, di Trapani e di Porto Empedocle. E questa è la direttrice che cuba l’investimento più ampio. 

Il secondo grande capitolo riguarda ovviamente le infrastrutture di trasporto. Grande questione, insomma, che nella Regione siciliana è ben conosciuta. Oltre alle risorse, al netto sempre del Ponte, qui finanziamo oltre 150 progetti, un miliardo complessivamente di questo Accordo è destinato alle infrastrutture di trasporto, ci sono 125 interventi che interessano le strade, due che interessano le ferrovie, che sono il lotto della metropolitana di Catania tra Misterbianco e Paternò e la fermata Carini a Palermo. Ci sono 80 milioni per gli aeroporti di Catania, di Palermo, di Trapani e di Comiso; ci sono risorse per il trasporto marittimo. A 360 gradi interveniamo sulla priorità delle infrastrutture, perché senza infrastrutture possiamo produrre le cose più buone, possiamo avere gli scorci più belli, rimarremo sempre indietro. Se non partiamo da una adeguata infrastrutturazione del territorio, qualsiasi altra iniziativa si porti avanti sul territorio, purtroppo, non darà le risposte che ci si attende. 

Dopodiché la terza direttrice si concentra sullo sviluppo economico, sull’attenzione ai settori produttivi, al tessuto produttivo della Regione, cioè quasi mezzo miliardo di euro per finanziare e valorizzare diversi comparti, primo fra tutti quello turistico e dell’industria dei servizi. Anche qui valorizzare e sostenere le nostre imprese.

Ricordatevi sempre, ricordiamoci sempre, che lo Stato non produce ricchezza. Lo Stato non produce ricchezza, non abolisce la povertà, non crea lavoro per decreto. Chi crea ricchezza sono le aziende con i loro lavoratori, quello che deve fare lo Stato è mettere queste persone nella condizione di lavorare al meglio, di essere una risorsa e non un ostacolo, come noi stiamo umilmente cercando di fare. 

La quarta direttrice non poteva non essere la salute, altra grande materia della nostra quotidianità, del nostro lavoro, 250 milioni di euro per due interventi che interessano l’ospedale di Gela e l’ISMET di Palermo e una linea di azione che prevede in generale il potenziamento di tutta la rete ospedaliera della Regione. 

L’ultima direttrice si occupa di scuola, di sport, di cultura. Ci sono 80 milioni per la messa in sicurezza delle scuole, quindi l’edilizia scolastica, 20 milioni per gli asili nido, oltre 180 milioni per la cultura, per finanziare tra gli altri l’intervento sul teatro Politeama, qui a Palermo; circa 120 milioni di euro per gli interventi di edilizia sportiva. Questo è il lavoro che abbiamo fatto, questo è il lavoro che stiamo facendo, che stiamo facendo dialogando con tutti i livelli istituzionali, perché abbiamo solamente due grandi obiettivi: fare in modo che neanche un euro di risorse venga disperso, torni indietro, rimanga lì, venga impantanato dalla burocrazia o finisca nello scontro politico e non riesca a dare risposte ai cittadini e immaginare una nuova idea di sviluppo del Mezzogiorno d’Italia, perché io guardo le persone che ho davanti, conosco molto bene questa terra, che è in parte anche la mia terra, e so che questa gente orgogliosa non chiede carità, ma chiede di potersi misurare e di farlo ad armi pari. È quello che noi vogliamo garantirle. Vi ringrazio.

 

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