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Mentre vi scrivo sulla finestra scroscia impetuoso l’ennesimo diluvio degli ultimi mesi. Siamo ormai a fine maggio mentre precipitazioni e basse temperature continuano a non lasciar tregua nell’areale risicolo italiano. Questo sta complicando le semine e le germinazoni per moltissime aziende, richiedendo flessibilità nelle decisioni e tempestività nelle operazioni. In molti casi la messa a dimora della coltura è avvenuta o avverrà comunque in ritardo rispetto alle necessita del ciclo colturale in relazione al clima stagionale medio. Abbiamo deciso di analizzare questi temi con tecnici esperti in risicoltura e rappresentanti sindacali dei risicoltori. Ciò per approfondire cosa stia avvenendo, quali siano le prospettive a livello agronomico e comprendere gli stati d’animo di chi sta affrontando questa primavera laboriosa.

IN LOMBARDIA MAGGIORI RITARDI

«Le situazioni più difficile le sto riscontrando nel pavese e nel milanese – spiega Marco Baino, agronomo di Corteva –. Credo ciò sia dovuto a ad una maggior affinità dei territori piemontesi con la semina in acqua, tecnica che in Lombardia si è sperato di evitare fino all’ultimo, ritardando ancor di più le scelte. Nelle province di Vercelli e Novara i terreni, che richiedono mediamente più tempo per tornare lavorabili dopo le piogge, hanno portato i risicoltori a “rassegnarsi” più agilmente a seminare in acqua. In queste zone si è anche più avvezzi a questa tecnica e quindi meno refrattari, nonostante la necessità di un impegno lavorativo maggiore.

I lombardi, con terreni in maggioranza più leggeri, hanno sperato di ottenere una finestra per l’asciutta, rimanendo però delusi. Oggi si trovano costretti alla semina in acqua e in netto ritardo nelle lavorazioni. Nel complesso mi aspettavo però che le camere con semina in sommersione fossero di più, soprattutto nei territori piemontesi dove mi sembra di vedere ancora un 50-50 tra le due tecniche nonostante le difficoltà».

UN RITARDO DIETRO L’ALTRO

«Le problematiche sono comunque presenti dappertutto – prosegue l’esperto –. Molte varietà anche di ciclo medio-tardivo vengono seminate in questi giorni e varietà di ciclo breve sono destinate a camere in cui il terreno non è ancora stato preparato. La stessa lavorazione di base per diverse aziende non è avvenuta nel migliore dei modi, con camere in cui spianamento ed affinamento del terreno non si presentano al meglio al momento della semina. Insomma i ritardi sono diffusi e si accavallano l’uno sull’altro in diverse realtà. Questo fa sì che le fioriture saranno ritardate ad agosto inoltrato, con la necessità di temperature più alte della norma in quel periodo. Successivamente la maturazione avverrà tra settembre e ottobre ed anche in questo caso le temperature dovranno essere sopra la media, per sventare problemi nella resa alla lavorazione».

PROBLEMI NEI TRATTAMENTI

«Anche i primi risi seminati stanno soffrendo. Le basse temperature ledono le prime fasi di sviluppo della pianta, soprattutto nei lunghi B più sensibili al freddo, sia in acqua che in asciutta. Vi sono poi problemi legati ai ristagni idrici, correlati anche alle difficoltà nelle lavorazioni citate. Tali problemi in alcuni casi hanno richiesto delle risemine ai produttori causando un danno economico.

Per non parlare poi della difesa, i continui cambiamenti nelle condizioni di campo e nelle scelte operative rendono difficile organizzare i trattamenti in modo ottimale. Questo lede la loro efficacia o in alcuni casi li vanifica del tutto, sviluppando problematiche che potrebbero acuirsi sempre più nel corso della campagna. La conclusione di questa sequenza rischia di essere un calo nella produzione per colpa di patogeni ed infestanti. Il contributo di noi tecnici deve però essere utile a fronteggiare queste difficoltà, alla ricerca della giusta soluzione ancor di più in momenti delicati come questo». Autore: Ezio Bosso.

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