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“La nuova norma sul Superbonus ha effetti retroattivi e proprio la retroattività potrebbe rendere questa disposizione incostituzionale. La questione, nel suo complesso, resta difficile da risolvere. Magari sarà risolta dopo le elezioni europee di giugno”.

Lo ha dichiarato il segretario generale della FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani), Lando Maria Sileoni, nel corso della trasmissione ReStart su RaiTre.

Il cerino è rimasto in mano alle banche

“Non ci sono le coperture finanziare da parte dello Stato per risolvere il problema del Superbonus. Certamente, non si poteva più andare avanti col precedente quadro giuridico, per evidenti problemi di risorse, ma il cerino, adesso, è rimasto in mano alle banche”, ha detto Sileoni.

Un fondo per acquisto crediti

“C’è una proposta importante, messa sul tavolo da parte dell’ABI e dal suo presidente Antonio Patuelli: la creazione di un fondo, finanziato da privati, che sia messo in condizione di poter acquistare dalle banche i crediti fiscali legati alle agevolazioni edilizie. Le prime 5 banche italiane, ricordiamolo, hanno crediti per circa 35 miliardi di euro. Il capitale di questo nuovo fondo dovrà essere a prevalenza privata, con eventuale, limitata partecipazione, quindi, di soggetti statali”, ha spiegato il segretario generale FABI.

Capitale misto

“Il capitale misto è indispensabile perché altrimenti i crediti delle banche acquistati dal fondo diventerebbero nuovo debito pubblico e salterebbero tutti i parametri di bilancio imposti dall’Unione Europea all’Italia e agli altri paesi membri”, ha aggiunto Sileoni.

ABI: “Impossibile per le banche compensare i crediti acquistati”

Ricordiamo che il Comitato esecutivo dell’ABI ha approvato un documento con osservazioni sull’emendamento spalmadetrazioni in 10 anni (non soltanto per il Superbonus ma anche per altri bonus edilizi) presentato dal Governo e approvato dal Senato. L’emendamento in questione “ha parzialmente chiarito la tematica rispetto ad anticipazioni dei giorni precedenti: è stato chiarito che a fronte di operazioni di sconto in fattura e di acquisto di crediti fiscali, connessi con il ‘Superbonus’, è confermata la possibilità di spalmare il credito fiscale in quattro anni”, ha osservato il Comitato esecutivo dell’ABI.

“Permangono elementi di retroattività”, in particolare “per i beneficiari diretti delle detrazioni relative alle operazioni attivate tra l’inizio del 2024 e l’entrata in vigore della legge di conversione”, nonché “per le banche e altri intermediari finanziari che si vedrebbero ridotte dal 2025 le voci compensabili, incidendo, quindi, anche sui crediti maturati negli anni passati. In particolare, verrebbero escluse le componenti relative ai contributi previdenziali, assistenziali e ai premi per l’assicurazione contro gli infortuni del lavoro e le malattie professionali”.

“In questo modo”, osserva l’ABI, “per le banche sarebbe impossibile compensare i crediti d’imposta acquistati, incidendo negativamente sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti. Dovrebbero essere rivisti i piani di acquisto con riflessi negativi per le imprese che non riuscissero a cedere tali crediti”.

Tale aspetto “è particolarmente rilevante per le banche, tenuto conto delle indicazioni della Banca d’Italia di gennaio 2021 e di luglio 2023 sugli acquisti dei crediti di imposta rivenienti dai bonus edilizi. In particolare, la Banca d’Italia ha indicato la necessità che “le banche definiscono adeguate politiche e processi di governo e gestione del rischio in modo da assicurare che i plafond di acquisto dei crediti d’imposta siano definiti in funzione della capienza attuale e prospettica della posizione debitoria della banca nei confronti dell’erario, evitando così l’acquisto di un ammontare di crediti non congruo rispetto ai debiti utilizzabili per la compensazione.”

L’Associazione Bancaria Italiana auspica, quindi, “che il Parlamento e il Governo prendano nella dovuta considerazione anche tali importanti elementi”.

 

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