Per la prima volta in 25 anni «abbiamo messo a terra una legge delega per riformare i mercati ma la legge Capitali è solo il punto di partenza, non quello di arrivo, anche se la comunicazione è stata inquinata da temi marginali, però la legge Capitali ci è servita per mettere a fuoco un tema – noto per chi lavorava nel settore – ovvero quello della necessità strutturale di avere una riforma importante, che dia sostegno serio e non episodico alle pmi, che non ci è mai stato in questo Paese». Queste le parole del sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, Federico Freni, al convegno «Il mercato delle Pmi, la ricchezza del Paese» organizzato da AssoNext, l’associazione delle società quotate e in via di quotazione sul mercato EGM, a Palazzo Montecitorio.
Il governo è infatti già a lavoro per «mettere a terra un sistema di finanziamento strutturale indiretto» a favore delle piccole e medie imprese italiane, il cosiddetto Fondo dei Fondi. Anzi «siamo a un passo da realizzare un adeguato contenitore che possa investire in comparti differenziati a seconda di quelle che sono le necessità delle piccole e medie imprese italiane, che possa investire capitale pubblico e capitale privato insieme, in contenitori che investono in modo indiretto e non in modo diretto con apporto di equity», ha anticipato Freni.
Nella sostanza va proprio cambiato «il meccanismo di apporto di fondi alle pmi in Italia: il nostro paese è terribilmente bancocentrico, che in un’altra epoca era un vanto e in questa un cruccio. Penso che questo sistema abbia fatto il suo tempo, questo è il tempo dell’equity e non del debito. Erogare debito non è difficile, e l’Italia lo sa bene, mentre è difficile erogare equity».
L’unione dei mercati dei capitali Ue
Allargando lo sguardo poi il sottosegretario al Mef ha definito come «punto di approdo ormai necessario, nonostante le difficoltà politiche» l’unione dei mercati dei capitali a livello europeo. Perché «con mercati frazionati saremo sempre più piccoli. Voglio però sottolineare che non esiste una Capital Markets Union in tono minore o in cui l’Italia non abbia parte. L’Italia non può non partecipare o essere protagonista». (riproduzione riservata)
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