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Era tempo che i responsabili della cooperativa sociale “La Paranza” la aspettavano: la firma della convenzione con cui l’arcidiocesi di Napoli affida – in via esclusiva – al consorzio creato dal sacerdote Antonio Loffredo la gestione e la valorizzazione delle catacombe di San Gennaro, San Gaudioso e San Severo.

La convenzione 

Fiori all’occhiello turistici, negli anni del boom di visitatori a Napoli, e insieme simboli di un territorio che sta rinascendo a partire dai suoi giovani e le sue risorse, l’affido e gli oneri connessi ai siti erano stati al centro di una polemica, a fine 2018, sulle percentuali dei profitti che la cooperativa avrebbe dovuto versare alla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra (Pcas); la Santa sede chiedeva il 50%, ma avrebbe rappresentato la fine di quella esperienza. Ora, con il nuovo accordo, si sancisce che “La Paranza” verserà alla Pcas, per il tramite della diocesi, un contributo progressivo fino al 25% nei 5 anni di gestione previsti dalla convenzione; non solo, questi contributi andranno ai beni stessi che la cooperativa sta valorizzando, verranno infatti usati per le spese di manutenzione straordinaria.

Un’affermazione che viene da lontano: nel 2009 la Curia di Napoli, “La Paranza”, l’Altra Napoli Onlus e la Pcas vararono un protocollo d’intesa sul bando, promosso da Fondazione Con il Sud, che promuoveva la presentazione di progetti pilota nell’ambito della tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale come occasione di sviluppo, oltre che di crescita economica e occupazionale.

Il bando

Il progetto presentato dalla Paranza, “San Gennaro extra moenia una porta dal passato al futuro”, risultò aggiudicatario del bando e ha permesso di recuperare e restituire alla comunità e ai visitatori la basilica di San Gennaro extra moenia e le catacombe dedicate al patrono della città che erano chiuse da oltre quarant’anni.

Riaperti grazie alle attività di manutenzione e valorizzazione che hanno coinvolto direttamente i giovani del quartiere, i due beni si sono velocemente attestati tra i maggiori attrattori della città, offrendo opportunità professionali e di riscatto per la Sanità. «L’apertura al pubblico delle Catacombe di Napoli ha determinato la riapertura di un intero quartiere prima considerato un ghetto, invece oggi tra le principali mete del turismo» dice Enzo Porzio, responsabile della comunicazione di “La Paranza”. E aggiunge: «Oggi, con la firma della nuova convenzione, l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia rinnova quella fiducia accordata ai giovani cooperatori del Rione Sanità nel 2009, riconoscendo gli obiettivi del progetto pienamente raggiunti dalla Paranza, con particolare riferimento alla valorizzazione del sito, alle ricadute occupazionali e all’impatto sociale che è stato in grado di costruire una economia duratura e sostenibile di valorizzazione della bellezza e del patrimonio identitario».

I dati 

Un po’ di numeri danno il senso dell’impatto delle iniziative culturali e sociali messe in campo nell’ultimo quindicennio: la crescita occupazionale delle varie realtà del consorzio è passata da 5 a 70 lavoratori di cui il 50% viene selezionato tra i giovani frequentatori dei centri educativi del quartiere, con un’età media dei cooperatori di 33 anni. Circa il 40% di chi si occupa dei beni culturali ha migliorato il proprio titolo di studio dopo l’esperienza in cooperativa, e se il 75% di questi ha scelto di restare a vivere al rione Sanità non è probabilmente un caso. Infine oltre 14.000 mq di patrimonio culturale sono stati recuperati tra chiese, catacombe, affreschi e altri pezzi dell’“eredità culturale” promossa dal Consiglio d’Europa, dove i rappresentanti della cooperativa sono stati recentemente invitati.

Conclude Porzio: «La nuova Convenzione rispecchia e dà valore sia ai principi della lettera circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici, emanata nel 2001 dalla Pcas, sia a quelli espressi dalla Convenzione di Faro».



 

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