La questione delle imprese finanziate generosamente dal contribuente, utilizzate e poi abbandonate o sottoutilizzate, ormai è di dimensione enorme. Per esempio la Fiat che adesso si chiama in altro modo e non è più italiana, è stata una impresa piemontese i cui stabilimenti sono stati edificati con il significativo contributo dello stato italiano e quindi è stata una impresa “grande” ma assistista dal contribuente molto più delle imprese meridionali o comunque di quelle piccole; quelle assistenze sono state motivate dalla necessità di dare un posto di lavoro stabile a molti italiani che attendevano di essere occupati. Tacendo della correttezza di tale politica, se uno o più stabilimenti dovessero rimanere inutilizzati che si fa? Rimangono a deperire? Non essendo funzionali allo scopo per cui sono stati finanziati dallo stato vanno al patrimonio pubblico?
La cosa è molto generale e non riguarda solo il caso invero macroscopico delle grandi imprese italiane ma anche di quelle estere che percepiscono aiuti pubblici per insediarsi qui da noi. Magari con la scusa delle ZES. Se l’erogazione di aiuti pubblici è stata motivata da ragioni occupazionali e queste vengono meno perché per le più varie ragioni l’impianto deve cessare di essere operativo, è di assoluta evidenza che la proprietà del suolo e dell’impianto deve andare al patrimonio pubblico.
Non si tratta di essere statalista di sinistra o di destra -che sono la stessa cosa- ma essendo venuta meno la ragione dell’operazione, venendo meno la convenienza dell’impresa ad operare e considerando il sacrificio ambientale che tali investimenti comportano e hanno comportato… quella proprietà deve andare nella disponibilità del patrimonio pubblico che poi deciderà se raderlo al suolo e tornare a coltivare carciofi o cavoli in quello spazio a beneficio dell’italico agroalimentare, oppure utilizzarlo per scopi pubblici come può essere produrre in house (così si dice adesso) le auto della polizia o i computer dei carabinieri o farne ospedali o qualunque altra cosa serva allo stato per funzionare. Peraltro una qualunque cosa abbandonata è di per se cosa di nessuno e nel caso degli immobili (che non si possono portare in discarica come ogni rifiuto) devono andare alla disponibilità del demanio dopo aver sondato la disponibilità dei proprietari dei terreni a suo tempo espropriati (per “pubblica utilità” o per altre ragioni) di riprendersi senza costo la proprietà di quel terreno che hanno dovuto cedere. Serve un a legge che regoli i dettagli, i tempi e i poteri che si devono muovere per regolare l’intera operazione e i modi per portare tali proprietà a divenire nuovamente produttive ma è certo che se un regalo come quello e di quelle dimensioni viene rifiutato dal beneficiario e gettato via, è impensabile che lo stato non debba farsi carico del sua recupero a vantaggio della collettività. Come mai nessuno ci ha pensato? Come mai il governo di destra e patriota non ci ha pensato? Come mai i giornaloni non si sono mai accorti della necessità di una regolamentazione del “fine vita” di questi investimenti? Come mai nelle prossime elezioni i candidati non si fanno belli di una proposta di questa portata? Peraltro è una proposta che non mancherà di essere fatta propria anche da altri stati di ogni parte del mondo!!! Bah!! Misteri.
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