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Se n’erano accorti in pochi. Ma il Sud del “nuovo paradigma”, il Mezzogiorno cioè competitivo e strategico per l’Europa oltre che per l’Italia, non più periferia ma centro vitale per i destini dell’area euromediterranea, non è iniziato oggi o per caso. La risalita si era manifestata già dopo il 2016, in maniera forse debole e discontinua, ma è soprattutto dal dopo Covid che si consolida in maniera evidente.

La marcia in più

Eloquenti e molto chiari i dati sul sistema delle imprese private illustrati ieri al Forum di Sorrento “Verso Sud” dal capoeconomista del Gruppo Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, da sempre un punto di riferimento per analisi e approfondimenti statistici. Certo, vi si legge una marcia in più anche dell’Italia ma il contributo del Sud è tutt’altro che secondario o insignificante. Gli investimenti, ad esempio: con Industria 4.0 e la filiera degli incentivi legati al Superbonus, spiega l’economista, il Paese arriva ad un probante +35,7% tra 2016 e 2023 a quota 135,7 miliardi (la Germania nello stesso periodo si ferma a +4,5%) ma la performance del Mezzogiorno è pressoché analoga, +34%a quota 134,1 miliardi (ed era meno 30% prima del 2016). Le esportazioni, poi: negativo fino al 2016, il dato Sud arriva al +59% al 2023, quasi 10 punti percentuali in più della media Italia. Tirano agroalimentare (11 miliardi di valore al 2023), automotive (10 miliardi), e Farmaceutica (più di 8 miliardi), quest’ultimo con il balzo più impetuoso rispetto a tutti gli altri settori.
E per il 2024? L’analisi di De Felice, realizzata attraverso il formidabile contributo dell’intera struttura di Intesa Sanpaolo (su base Istat e Prometeia), monitora le possibili variabili e il loro livello di incidenza sulle scelte delle imprese. Al primo posto c’è la variabile degli incentivi fiscali e del Pnrr che precede l’introduzione tecnologica, l’acquisto di macchinari in sostituzione di forza lavoro e la riduzione dei consumi energetici. Una fotografia chiara che conferma come la transizione green e il digitale siano i driver maggiori di investimenti e crescita.

I limiti da superare

Naturalmente il Sud del cambio di passo deve regolare anche i conti che non tornano. Alla voce tecnologia e innovazione, ad esempio, il cammino meridionale è più o meno al passo della media Italia ma ancora un po’ indietro. Così come le rinnovabili e i piani di efficientamento energetico delle pmi del Sud rispetto ai dati nazionali. Anche la conoscenza del Pnrr non è altissima (solo il 62,2%) mentre i laureati del Sud che trovano lavoro in un anno o in cinque anni senza allontanarsi da casa sono appena il 49% contro il 3% del Nord e il 78,3% del Centro.

«Il Mezzogiorno manifatturiero ricorda Paolo Scudieri, patron del gruppo Adler, in un testo inviato al Frum al quale non ha potuto partecipare perché influenzato rappresenta il 12% del valore aggiunto nazionale, ovvero 33,6 miliardi prodotti da 92mila imprese. È la dimostrazione che il Sud non è un deserto industriale: c’è un’anima industriale, tra le 4A (Agroalimentare, Automotive, Aerospazio e Abbigliamento) più il Farmaceutico che gli conferiscono un suo valore all’interno del sistema Paese. Non a caso 6 dei 24 poli tecnologici nazionali sono al Sud». Ecco perché, sottolinea l’industriale partenopeo, se colmare i gap esistenti diventa decisivo non si può negare che la centralità che l’Europa deve ritrovare tra Cina e Usa passa anche per il Mezzogiorno e il Mediterraneo: «Il Mezzogiorno al centro», scrive Scudieri nel percorso che l’Italia è chiamata a intraprendere nell’ottica dello sviluppo euromediterraneo.

Lo sottolinea anche l’Amministratore Delegato di Mediocredito Centrale, Francesco Minotti: «Il sostegno pubblico alle catene del valore dell’area mediterranea è strategico nello sviluppo e nel supporto di investimenti in Ricerca e sviluppo e innovazione», dice, ricordando i 470 milioni erogati dal Mimit in finanziamenti agevolati o in contributi a fondo perduto per progetti e investimenti nel Mezzogiorno. La nostra missione è essere al servizio del Mezzogiorno, oggi ancor di più grazie a BdM Banca, attraverso la quale arriviamo nei territori e nei distretti del Sud”.

Il governo

Il governo, assicura il vicepremier Antonio Tajani in un videomessaggio, «guarda verso Sud e ribadisce il valore cruciale del dialogo con le imprese». E la scelta di candidare prima Capri come location per il G7 dei ministri degli esteri e poi la Calabria per il vertice di luglio dei ministri del commercio rafforza l’impegno e l’attenzione in questa direzione. «Sono stato il primo quando ero presidente dell’Europarlamento a parlare di un piano di cooperazione con l’Africa ricorda il ministro degli Esteri e oggi questa prospettiva con il Piano Mattei sembra finalmente più vicina».



 

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