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Nello scossone giudiziario che ha colpito la regione Liguria, il porto di Genova può essere considerato uno degli epicentri, visto che agli indagati, dal presidente Toti ad Aldo Spinelli fino a Paolo Signorini ex presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, sono state contestate attività strettamente legate a questa infrastruttura.

Al centro ci sono concessioni di terminal, assegnazioni di aree e diverse ombre sulla diga foranea, struttura pensata per permettere alle grandi navi portacontainer l’ingresso e la manovra in porto. Un’opera da 1,3 miliardi di euro finanziata con 500 milioni dal Pnrr e 100 milioni del Fondo infrastrutture portuali, che dovrebbe essere pronta per il 2026.

I porti, insomma, fanno girare l’economia, tanto che in un documento del 2020 a cura di Cdp, si stimava un contributo all’economia nazionale del sistema marittimo pari a circa il 3% del Pil.

All’interno del cluster, i porti svolgono un ruolo che prescinde dal valore economico direttamente prodotto, pari a 8,1 miliardi di euro, il 17,5% del totale dell’economia del mare. Più di 1/3 degli scambi commerciali internazionali italiani avviene via mare, una quota seconda in graduatoria solo al trasporto su gomma.

 Non meno importante è il ruolo dell’Italia nel traffico passeggeri, in cui spicca la dimensione del settore crocieristico, che nel 2019, quindi pre-Covid  aveva raggiunto i 12 milioni di passeggeri trasportati, la quota più elevata nel Mediterraneo. 

Cdp stessa ammette che, negli ultimi anni, il sistema portuale italiano ha perso quote di mercato, soprattutto nei confronti dei competitor che si affacciano sul Mediterraneo, da qui la considerazione che i porti si configurerebbero come destinatari perfetti dei fondi di Next Generation EU, che possono essere considerati l’occasione per superare i limiti strutturali del sistema logistico nazionale e puntare con determinazione al suo rafforzamento strategico.

Gli investimenti previsti per lo sviluppo della portualità dal Pnrr, dal Piano nazionale complementare (Pnc) e da risorse nazionali ammontano infatti a 9,2 miliardi di euro, come descritto dal rapporto “Investimenti e riforme del Pnrr per la portualità”.

Complessivamente, sono stati definiti interventi in 47 porti localizzati in 14 regioni e di competenza di 16 Autorità di sistema portuale (AdSP). Il 46,9% degli investimenti va ai porti del mezzogiorno, il 37,7% a quelli del nord e il restante 15,4% a quelli del centro Italia. A livello regionale, i porti della Liguria e della Sicilia sono i principali beneficiari: alla Liguria sono stati assegnati circa 2,7 miliardi di euro, di cui 600 milioni per la nuova diga foranea di Genova, alla Sicilia circa 1,1 miliardi. 

Nel 2023 diminuiscono le merci movimentate

360 milioni di tonnellate movimentate al III trim 2023 (lieve calo del 3% rispetto al III del 2022), Ro-Ro in crescita (+0,6%),  e ottime performance per passeggeri e crociere (+16,4% e +54,4%).

Ma nello stesso periodo, la movimentazione dei container è diminuita del 4,4%, corrispondente a 8,44 milioni di TEU (l’unità di misura usata per i container da 20 piedi).
Quasi tutte le 16 Autorità di sistema portuale hanno mostrato una diminuzione nel volume di merci movimentate, a eccezione di quella dello Stretto di Messina (+1,9%) e del Mar di Sicilia Occidentale (+1,7%).

Questo lo scenario dal Port infographics 2024 di Assoporti e Srm, secondo cui il 37% dell’import export italiano nei primi 9 mesi del 2023 (254 miliardi di euro) è trasportato via mare; nel 2003 la quota era del 29%.

Secondo il report, Cina e Stati Uniti si confermano primi partner italiani rispettivamente per importazioni ed esportazioni marittime e, sul fronte sostenibilità, il 49% del tonnellaggio attualmente in ordine nei cantieri navali è alimentato a combustibili alternativi, al 2030 il 23% della flotta navale complessiva in acqua sarà alimentata a carburante alternativo e il 40% delle navi ordinate nel 2023 andrà a GNL ed il 24% a metanolo

L’ Italia è quindi sulla strada della decarbonizzazione dello shipping: 126 navi sulle 145 totali ordinate dagli armatori italiani ai cantieri nazionali ed esteri prevedono carburanti alternativi.

Il direttore generale di SRM, Massimo Deandreis dichiarava: “Il trasporto marittimo e la portualità vivono un momento geopolitico complesso connesso alla situazione che stiamo vivendo nel Canale di Suez, ma anche denso di sfide ed opportunità; si ravvisa quanto mai l’esigenza da parte degli operatori di avere informazioni e dati per interpretare e conoscere al meglio i fenomeni in atto. L’obiettivo che ci siamo proposti da tempo, insieme ad Assoporti, è proprio quello di avere un outlook periodico che possa essere un valido strumento di supporto ai protagonisti della filiera logistica e manifatturiera”.

Nel 2024 attesi 13,8 mln di passeggeri

Oltre l’aspetto logistico, nel 2024 transiteranno dai porti italiani 13,8 milioni di passeggeri, con 5.187 toccate effettuate da ben 166 navi da crociera. Le previsioni sono state fornite a Miami dal Cemar Agency Network in occasione del Seatrade Cruise Global e riportate dal Magazine dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale

Al primo posto si conferma Civitavecchia con 3,5 milioni di passeggeri, seguita da Genova (1,7 milioni) e Napoli (1,6 milioni). Tra i primi 10 porti figurano anche Livorno, Palermo, Savona, Messina, La Spezia, Venezia e Trieste.

Tra le compagnie che nel 2024 movimenteranno il maggior numero di passeggeri, spicca ancora Msc Crociere che sfiorerà i 4,5 milioni di passeggeri movimentati. Seguiranno Costa Crociere (2,7 milioni), Norwegian Cruise Line (1,2 milioni), Royal Caribbean (1,1 milioni), e Celebrity Cruises (0,8 milioni).

Secondo Cemar la crescita proseguirà anche nel 2025, quando i passeggeri movimentati nei porti italiani supereranno certamente i 13,9 milioni. “L’Italia si riconferma prima destinazione crocieristica nel Mar Mediterraneo – ha detto il presidente di Cemar, Sergio Senesi – La crescita non si arresterà per tutto il biennio 2024-2025, grazie anche a diverse compagnie americane che hanno scelto di posizionare alcune unità nel Mar Mediterraneo durante i mesi invernali. Concludo con un dato molto importante, quello relativo all’età delle 166 navi da crociera che scaleranno i porti italiani nel 2024”.

Milioni di tonnellate di merce e milioni di passeggeri quindi, per un sistema che pesa sul Pil e che è tra i più esposti alle crisi internazionali. I dati del ‘23 lo confermano e i fatti di cronaca più recente minano le strutture dal punto di vista gestionale.

Non a caso il sindaco di Genova Bucci ha dichiarato che ‘bisogna ripristinare la verità sul porto di Genova’, infrastruttura che assieme al porto di Savona e Vado Ligure rappresenta i Ports of Genoa.

Secondo un’intervista di Paolo Piacenza, commissario straordinario AdSP Mar Ligure Occidentale a Sky24, i porti di Genova sono la prima stazione appaltante del paese, che movimenta circa un terzo dei traffici gateway italiani e dunque il principale canale di relazione internazionale per le industrie italiane.

 

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