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Dr. Luigi De Martini (6 Febbraio 1922 – 1 Febbraio 1975). Una personalità da ammirare. Nel 1974 è industriale genovese nelle riparazioni navali, primo in Europa. E’ Presidente de “A Compagna” dal 1970 fino alla Sua scomparsa nel 1975

Il futuro della Liguria (1973-2023)! Innanzi tutto bisogna stabilire che cosa intendiamo per futuro della Liguria, cosa dobbiamo programmare: un anno, due anni, 10 anni, 100 anni? Pensiamo a soluzioni transitorie o a soluzioni definitive? Proviamo una buona volta a dire pane al pane, e guardarci negli occhi e, rimboccare le maniche, metterci a lavorare per il nostro futuro, inteso in un programma vasto, organico, che comporti scelte, indirizzi, progetti, piani interessanti almeno i prossimi 50 anni, (per il 2023) ed oltre.
Dr. Luigi De Martini

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DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI LIGURI DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI
Fondato da William Piastra – V – A cura della Consulta Ligure delle Associazioni per la cultura, le arti, le tradizioni e la difesa dell’ambiente.  Genova, Consulta Ligure 1999

Il Dr. De Martini Luigi (Gigetto)

Industriale, Presidente de “A Compagna”, nato a Genova il 6 Febbraio 1922 da Augusto e da Adelita Monteverde, ivi morto il 1 Febbraio 1975.

                     https://www.acompagna.org/wit/chisiamo/organi/index.htm

Il suo carattere vivace e generoso, unito a un innato spirito di libertà lo conduce, ancora studente, a partecipare alla Resistenza con il nome di battaglia “Gordon” nelle file dei Garibaldini dove, in momenti particolarmente difficili, comanda la divisione “Gin Bevilacqua”.

Nel 1950 sposa a Londra, Annelore Fein, dalla cui unione nasceranno otto figli. Presa la guida dell’azienda paterna, insieme al fratello Mario, la porta a essere la prima in Europa nel settore delle riparazioni navali.

La sua presidenza dell’Associazione “A Compagna”, dall’elezione nel 1970 fino alla morte, gli consente di attivare il suo profondo amore per Genova e per la Liguria. Attento a tutti i problemi programma con acutezza una serie di iniziative atte al rilancio e alla valorizzazione della Regione Liguria, basta pensare al volumetto che segue: “Considerazioni sul futuro di Genova e della Liguria”(Genova 1973).

Il sodalizio, sotto la sua guida, ritrova una considerevole vitalità: si apre la nuova sede in Palazzo Ducale alla Loggia degli Abati del Popolo, e il numero dei soci aumenta notevolmente e così pure il prestigio. Getta le basi dell’unione organica fra tutte le associazioni liguri che abbiano a cuore lo studio della storia, delle tradizioni, della lingua, della conservazione dei valori naturali e artistici, tutelando gli interessi della Liguria al di fuori e al di sopra di ogni fede politica: nasce così nel 1973 la Consulta Ligure. Sua è l’idea della ristampa del proclama – datato 1814 – dei Governatori e Promotori della Serenissima Repubblica di Genova. Tale proclama, affisso nuovamente nel 1970, suscita scalpore: la Repubblica è annessa (nolente) al Regno di Sardegna e i Governatori e Procuratori depongono l’autorità, onde non “usar mezzi inutili e funesti”.

Secondo De Martini, con tale documento la Repubblica di Genova, annessa d’autorità al Regno di Sardegna, potrebbe rivendicare il diritto all’autogoverno regionale. Il sodalizio vede, con la sua presidenza, l’avvio di cicli di conferenze sulla cultura regionale, i grandi convegni di studio, per esempio (Storia e vita dei dialetti liguri nel novembre 1973), le premiazioni dei cittadini benemeriti, le mostre e le pubblicazioni a stampa. Il suo notevole senso dell’umorismo lo ha condotto sovente a una sana e positiva polemica, di cui si serba ancora divertita memoria.  E. PONGIGLIONE.

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Bibl.: Pubblicazioni dell’associazione sotto la presidenza di De Martini, in “a Compagna”, VI (1974), n. 2 (marzo-aprile), p. 6; L. Balestreri, Luigi De Martini, in “A Compagna”, n.s., VI (1975), n. 2 (marzo-aprile), pp 4-5; G. De Martini, Ricordando Gigetto De Martini, in “La Casana”, XXV (1983), n. 2 (aprile-giugno), pp. 36-41; S. Patrone, Luigi De Martini, dieci anni dopo, in “A Compagna”, XVII (1985), n. 1 (gennaio-febbraio), p. 2.

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CONSIDERAZIONI SUL FUTURO DI GENOVA E DELLA LIGURIA di Luigi De Martini
(Impresso nel cinquantesimo anno di Fondazione de “A COMPAGNA” – Genova 1973 -)

LA LIGURIA NELLA SUA NUOVA VESTE DI ZONA DIREZIONALE E RESIDENZIALE DELLE ZONE INDUSTRIALIZZATE DEL NORD

Proviamo ad ipotizzare il futuro della Liguria. Analizziamo quali possono essere gli elementi di sviluppo ed in conseguenza quali scelte si debbono fare.

Considerazioni sul futuro di Genova e della Liguria di Luigi De Martini (Impresso nel 50°mo anno di fondazione de “A Compagna” – Genova 1973

La prima ipotesi di sviluppo dovrebbe essere l’industria Ma perché l’industria ristagna, non progredisce e se ne va? Purtroppo vi è una, ed una sola ragione per la quale l’industria (la grande industria, quella pesante), quella che richiede grandi spazi, sia presenti che futuri per il suo sviluppo, non può svilupparsi e vivere qui da noi: questa ragione è appunto lo spazio. In Liguria spazio pianeggiante non ce n’è o ce n’è ben poco; l’industria pesante ne ha bisogno di molto, sia per il proprio insediamento, sia di riserva per il suo sviluppo. Un’azienda viva che aumenti siti del 5% all’anno (e ciò è veramente poco) in venti anni ha bisogno di uno spazio almeno doppio. Cosa possiamo fare in Liguria dove lo spazio necessario non c’è? E’ quindi chiaro che non si può puntare sull’industria se non nell’intento di conservare quello che c’è, e che nello stesso tempo bisogna studiare il modo di poter assicurare lavoro ai nostri lavoratori. Poiché le industrie possono invece fiorire nelle pianure dell’immediato Nord, dove le stesse hanno tutto lo spazio presente e futuro che occorre per poter assicurare un’occupazione sicura e suscettibile di un adeguato incremento per le nostre genti, bisogna ipotizzare un sistema di trasporti economici e veloci che consenta il trasferimento giornaliero della massa di lavoratori sui posti di lavoro.

Vista la situazione dell’industria, si dovrebbe puntare sullo sviluppo del turismo. Purtroppo anche per il turismo, pollice verso. Ma come! Se ne parla da sempre, si cerca di fare l’Azienda Autonoma di Soggiorno, e c’è chi dice turismo no? Certo! Turismo, quello di massa, quello estivo, no. E’ infatti assurdo e ridicolo pensare di dare lavoro alle genti liguri solo per due mesi all’anno o poco più. Andrebbe benissimo un turismo che si svolgesse nell’arco dei dodici mesi, ma il turismo quantitativo non potrà che essere un turismo estivo. Ed è ancora più assurdo quindi cercare di aumentare la percentuale di lavoratori che lavorano solo due mesi all’anno sviluppando tale turismo. Cosa potrà fare questo esercito provvisorio di addetti al turismo per gli altri nove-dieci mesi dell’anno?

Si deve assolutamente pensare a dare lavoro alla nostra gente per 12 mesi all’anno e far diminuire talmente la percentuale di lavoratori che lavorano solo due mesi all’anno, da renderla praticamente irrilevante. Altro che sviluppare il turismo! I grandi alberghi chiusi e trasformati in condomini non dicono nulla?

Si è sentito molto parlare in questi ultimi tempi di <Genova-città di servizi> e allargando il concetto: <Liguria-zona di servizi>. Benissimo! Pare infatti che non vi sia altra scelta. Ma, servizi a chi e per chi? Dobbiamo dunque mettere in chiaro quali servizi, come, chi pagherà per questi servizi, in che modo ciò sarà organizzato, ecc. La risposta valida dovrebbe venir fuori dalla scoperta della vocazione naturale della nostra terra ligure: zona direzionale e residenziale delle zone altamente industrializzate del Nord. Ciò naturalmente, oltre che dall’organizzazione necessaria, è condizionato da un sistema di trasporto moderno, velocissimo ed efficiente, che esiste già ed ha un nome: aereo-treno.

Con questi mezzi sarebbe oggi possibile andare da Genova centro a Milano in 15 minuti, sicché, con una appropriata rete di aero-treni il pendolare ligure-lombardo o ligure-piemontese  o ligure-emiliano potrà recarsi giornalmente in pochissimo tempo e con poca spesa dalla zona ligure residenziale alle zone padane di lavoro.

Per quanto riguarda gli insediamenti residenziali è solo quindi un problema di innesco del processo. Per quanto riguarda gli insediamenti direzionali, anziché aspettare che diventino una conseguenza di quelli residenziali, bisognerebbe cercare di accelerarli.

Perché ciò avvenga le aziende dovrebbero avere dei notevoli vantaggi nel trasferire le loro Sedi a Genova, dato che solo questi vantaggi potrebbero accelerare e dare una priorità agli insediamenti direzionali. Ci vorrebbero quindi delle grosse agevolazioni per quelle Aziende che trasferissero le loro direzioni in Liguria.

A questo proposito non si vede perché certe Regioni possano farlo e noi no. Sarebbe forse il caso, sia pure a titolo di reminiscenza storica, ricordare che dal 1814 la Repubblica di Genova è occupata militarmente e che nessun Governo genovese ha mai sottoscritto o ratificato le decisioni del Congresso di Vienna? Cosa c’entra questo discorso? Beh, può anche entrarci per ricordare che quantomeno dovremmo avere un trattamento uguale a quelle Regioni che per <ragioni di riguardo> sono privilegiate.

Quindi per invogliare le Direzioni delle Aziende d’oltreappennino a venire qui, pensiamo alle agevolazioni fiscali o di altra natura, anche se la cosa parrebbe quasi umoristica se ci si dovesse riferire all’articolo apparso sul < Secolo XIX > il 16-11-1972 in cui Genova viene definita la città più tassata, mentre il sottotitolo dice < persino la Grande Milano è meno severa con i contribuenti >. Non è certo così che si invogliano le Aziende a trasferire le loro Sedi a Genova, anzi come è nella realtà di oggi, se ne vanno quelle che ci sono!

Rassegna stampa di allora

Considerando che non sia possibile fare agevolazioni fiscali o di altra natura e che le stesse siano uguali per tutto il territorio nazionale o non esistano affatto, il sistema più logico, lento ma sicuro, per portare Sedi di grandi Società a Genova è certamente quello di portarvi prima i loro proprietari e i loro dirigenti, i quali, un bel momento, purché (e ciò è essenziale) siano state previste aree da adibirsi a centro di affari (cioè isole di grattacieli, adeguate infrastrutture, ecc.) decideranno, perché ci abitano già, per il clima, per l’aria non inquinata e per cento altre ragioni, di trasferire qui le loro Sedi e le loro Direzioni.

Ci vorrà del tempo, certo, ma un futuro che interessa una trasformazione notevole della nostra regione, non può essere che ipotizzato con un tempo abbastanza lungo. Liguria, zona di servizi, ecco l’unica cosa possibile per il nostro avvenire e quindi, lavoro per tutti, sia per quelli che lavoreranno nell’immediato Nord, sia per quelli che si occuperanno dei servizi che saranno pagati proprio dai centri direzionali e da quelli che lavorando al Nord risiederanno in Liguria.

Troppo facile? Beh, nulla è semplice e nulla è complicato. Bisogna solo fare ora delle scelte e dei programmi e poi mettersi in cammino con fiducia e cercare di non commettere errori irreparabili.

GLI AEREOTRENI – COSA SONO – A COSA SERVONO – PERCHE’

Prototipo di aereotreno con motore lineare (LIM, Linear, induction motor) in prova a Gometz (Francia) (da Jane’s surface skimmers edizione 1971-72)

            Desideriamo spiegare ora, nel modo più semplice possibile che cosa sono e come funzionano gli Aereo-treni, questi moderni e veloci mezzi di trasporto e ciò facciamo perché proprio su tali nuovi mezzi sono basate le nostre considerazioni sul futuro della Liguria.

Aereotreno con motore a gas in funzione a Orleans Francia (da Jane’s surface skimmers ediz. 1971-72)

Sono vetture a cuscino d’aria, vetture leggere con 80-120 posti e possono essere paragonati a carlinghe di aeroplani che volano, anziché a 10.000 mt. dal suolo, a solo due centimetri dalla loro pista. Possono essere un po’ considerati i diretti discendenti degli
< Hovercraft >, che da molti anni ormai fanno regolare servizio sulla Manica ed in tutto il mondo, con la differenza che la loro pista non è il mare, ma una specie di mini-strada di cemento che corre in prevalenza sopraelevata e che può essere pensata come un connubio tra autostrada e ferrovia, ma di costo inferiore perché l’armamento è leggero, in quanto proporzionato alla leggerezza dei mezzi, e composto da elementi prefabbricati.

Quali vantaggi rispetto ai treni tradizionali? Innanzi tutto la velocità può arrivare a 500 km/orari, poi la frequenza delle vetture (una ogni due minuti) il che libera dall’assillo dell’orario (non si può, cioè, perdere il treno): corsa silenziosissima ed estremamente dolce, leggerezza delle vetture e quindi rapidissima accelerazione o decelerazione, costi estremamente bassi. Ciò tradotto in caso pratico vorrebbe dire andare da Genova-centro a Milano-centro in 15 minuti con un costo che i Tecnici calcolano di circa 700 Lire (Lit.700 : 1936,27 equivalenti a = Euro 0,36) per posto passeggero.

            Quali sono i vantaggi rispetto ai trasporti aerei? Eliminazione dei tempi morti per andare dal centro all’aeroporto, eliminazioni delle operazioni di imbarco, rullaggio, ecc. e viceversa; massima sicurezza con qualunque tempo (nebbia compresa); costi enormi più bassi.

            Era logico che il trasporto ferroviario passeggeri, vecchio più di un secolo, dovesse prima o poi essere riveduto, così come era logico servirsi di un mezzo veloce come il Jet (e qui si considerano le medie e piccole distanze) per perdere ore per raggiungere gli aeroporti e per tutte le operazioni connesse. Oggi i Tecnici dei trasporti sono tutti d’accordo che per distanze fino a 500 km. il mezzo più idoneo, perché più rapido e meno costoso, è l’aereotreno.

            Per fare una breve storia, si può dire che i primi a far funzionare un aereotreno su scala naturale sono stati i francesi nel 1966 con il primo tratto della linea Parigi-Orléans (18 km. circa). I mezzi di propulsione sono stati in un primo tempo i motori a reazione degli aerei e poi i cosiddetti motori lineari, cioè motori elettrici a induzione. Per dare un’idea di cosa siano questi motori si può pensare al disco di alluminio del contatore della luce: questo disco ha alla sua periferia un cavaliere, che altro non è che un elettromagnete: quando passa corrente il disco gira, più corrente passa più il disco gira veloce. Pensate ora di  prendere questo disco di alluminio e di raddrizzarlo come a farlo diventare un binario centrale molto alto (come un piccolo muretto), mettete sulla vettura un grosso cavaliere (elettromagnete) che sta (come la vettura) a cavallo del muretto di alluminio: date corrente e la vettura comincia a correre! Interessante, vero? Pensate (ed avrete certamente notato che due magneti, se dello stesso segno, si respingono, cioè non riuscite ad attaccarli assieme) che in modo analogo si può far <galleggiare> per aria, le vetture con un ingegnoso sistema elettromagnetico, cioè anziché un cuscino prodotto da getti d’aria, un cuscino elettromagnetico! Ma queste cose dette così semplicemente sono solo particolarità tecniche. Quello che importa ora sottolineare  è che gli aereotreni sono una realtà funzionante, che possono essere applicati come moderno mezzo di trasporto già da domani e che, fuori di ogni dubbio, sono i mezzi che sostituiranno le ferrovie e gli aerei (questi ultimi solo nelle medie e piccole distanze).

Le Società che attualmente producono o si occupano degli aereotreni sono le seguenti:

  • Societé de l’aerotrain (Francia);
  • Societé le Moteur Linéaire (Francia);
  • Tridim Urban Transportation System (Francia);
  • Tracked Hovercraft Limited (Inghilterra);
  • Aerotrain System Inc. (U.S.A.);
  • Garret Corporation (U.S.A.);
  • Grumman Aerospace Corporation (U.S.A.);
  • L T V – Aerospace Corporation (U.S.A.);
  • Vniivos-Korost (U.R.S.S.).

Linee già funzionanti: Parigi – Orléans (1° tronco)
Linee in costruzione: La Défense-(Cergy-Pontoise) pronta per il 1976 (collegata con il sistema metropolitano di Parigi con due linee convenzionali: la Défense-Opera e la Défense-Etoile).

           E’ giusto quindi che di ciò l’opinione pubblica sia informata, che tutti i preposti a nuovi programmi, viabilità, comunicazioni, progetti, urbanistica, ecc. ne tengano debito conto per non avere a breve scadenza tutto da rifare (come dice il nostro amico Gino Bartali). Il che purtroppo è accaduto molto spesso nel recente passato e non deve assolutamente più accadere perché, se sbagliare è ammesso (e gente preparata e seria non lo dovrebbe) non si può perseverare in errori di valutazione sul nostro futuro, ritardando così enormemente l’evoluzione ed il benessere delle nostre genti. Non si deve correre il rischio di arrivare costantemente in ritardo rimanendo a guardare dalla finestra cosa faranno gli altri perdendo così tempo prezioso e causando danni forse irrimediabili.

L’EVOLUZIONE E LO SVILUPPO DELLA CITTA’ E DI TUTTO IL TERRITORIO LIGURE

Pianta della città di Genova nel 1973 – 1. Zone da adibirsi alla costruzione di grattacieli –  2.  Zone di smistamento del traffico e di parcheggio – 3. Collettore del traffico – 4. Metropolitana regionale

            Non v’è dubbio che chi ha tempo sostiene la tesi di Genova città direzionale, città residenziale e <città di servizi> vede lontano ed ha perfettamente ragione. Il discorso  é lo stesso per tutto il territorio ligure. Il futuro di Genova e della Liguria ed i piani per esso devono essere quindi basati senza compromessi su questo concetto fondamentale. E’ ovvio che tutte le categorie di tecnici dovranno dare il loro specifico contributo nel proprio campo specializzato, ma è altrettanto ovvio che, il tutto deve essere coordinato in modo omogeneo ed armonico in un’unica visione del nostro avvenire.

Cerchiamo ora di avere a grandi linee una panoramica generale facendo risaltare le cose principali di quell’insieme di problemi che riguardano il nostro futuro.

Una delle cose essenziali certamente sono i trasporti. Dovranno esserci (otre ai tradizionali mezzi di superficie) tre tipi di mezzi veloci:

  1. la metropolitana urbana, di tipo convenzionale con fermate molto frequenti;
  2. la metropolitana regionale basata su autotreni di media velocità con fermate meno frequenti;
  3. il sistema a pettine (interessante tutta la Liguria) di linee di aereotreni con fermate solo ai capilinea per il collegamento con i vari centri industriali del Nord.

             Come conseguenza ne verrebbe alleggerito anche il traffico sulle autostrade, perché ci sarebbe molta più convenienza ad usare, sia in città che fuori, tali velocissimi mezzi pubblici, anziché l’automobile. Per quanto riguarda le autostrade, le stesse dovranno essere previste proporzionate al traffico non dopo, ma prima, cioè farle e raddoppiare prima che rimangano intasate e soprattutto avere caselli debitamente proporzionati per smaltire il traffico e non formare il famoso collo di bottiglia che lo blocca. Dalle autostrade al traffico automobilistico cittadino non c’è soluzione di continuità. Previsti quindi gli svincoli delle autostrade sufficientemente grandi da non creare intoppi, bisogna prevedere le vie di smaltimento di tale traffico che si aggiunge a quello cittadino e che lo alimenta. Una delle soluzioni più logiche, data la conformazione del terreno, parrebbe quella di un grande <collettore> che a corsie crescenti, con raccordi con tutti i caselli delle autostrade e con raccordi molto frequenti con le strade cittadine, partendo da Voltri arrivasse fino al centro (e cioè nella zona di Carignano – Fiera del mare lato ponente) con un numero di corsie adeguato (forse otto ma questo devono dirlo gli specialisti del traffico) per smaltire tutto il traffico previsto (la sopraelevata è un’opera bellissima, ma purtroppo è nata insufficiente). Tale collettore proseguendo poi sopra il Bisagno e sopra Brignole-Terralba dovrebbe proseguire decrescendo proporzionatamente nel numero delle corsie fino a Nervi.

              Ciò costituirebbe l’aorta della città con il suo centro di smistamento e di parcheggio sotto Carignano e a lato della Fiera, consentendo di riservare il centro città ai soli mezzi pubblici. Il costruire auto-silos nel centro è una soluzione che aumenterebbe ancora di più il caos cittadino, dato che già da tempo nelle ore di punta il traffico è impossibile e gli auto-silos non farebbero che aggravare tale situazione.

             Si dice che la città non può < reggere > più di 800.000 abitanti. Qualcuno ha ipotizzato un massimo di 1.000.000. A parte il fatto che gli stessi problemi esistevano anche 100 anni fa e che allora si era detto che la città non poteva recepire più abitanti di quanti ne avesse (nel 1872 erano 162.000) non si può certo comprimere la popolazione entro un numero fisso massimo perché altrimenti cosa se ne farebbe di quelli in soprannumero? Si uccidono? Si deportano? Ma se la città si avvilisce, muore lentamente la stazionarietà o la diminuzione (come si è già verificato negli ultimi tempi) è automatica, ma se la città si sviluppa e progredisce, anche la sua popolazione aumenta e lo spazio per essa deve essere trovato.

            Se ipotizziamo un futuro positivo, si deve tener conto dell’incremento della popolazione e non si può far altro quindi che prevedere sia isole di grattacieli sia insediamenti collinari, pur nel sacro rispetto del verde e della natura.

            Ed a proposito dei nuovi insediamenti residenziali, sarebbe ora di finirla con l’insistere nella creazione di quartieri o di case così dette popolari: certe reminiscenze di
< ghetti > sono ormai anacronistiche, assurde e lesive della stessa dignità umana. Il futuro dovrà prevedere quartieri e case per tutti senza discriminazione alcuna, con servizi (scuole, piscine, parchi, ospedali, impianti sportivi, ecc.), e quanto più verde sia possibile ma senza dimenticare che nel rapporto verde-cemento, a differenza di altre Regioni, noi abbiamo quella enorme pianura depuratrice che è il mare e della quale bisogna tenere conto.

            Per le comunicazioni con i quartieri collinari, oltre a pensare  collegati alle linee metropolitane, dovranno essere costruite strade di ampiezza adeguata, partendo di massima dalle carte orografiche e non considerando gli intoppi che possano esservi sulla strada stessa. Gli errori commessi in passato devono essere cancellati anche a costo di demolire delle costruzioni recenti. A questo proposito bisognerebbe sancire il concetto che l’espropriato deve essere pagato per quello che vale la sua proprietà e ciò per un criterio di eguaglianza e di giustizia verso tutti i cittadini.

           Il porto è ovviamente una delle cose essenziali per il nostro futuro e non solo è urgente e indispensabile la sua ristrutturazione ed il suo ampliamento, ma dovrebbe, assieme ai porti di Voltri, di Savona, La Spezia e Imperia, far parte di un unico Consorzio. In materia, Marsiglia Docet.

          E’ chiaro che anche per il porto sono essenziali, veloci e numerose vie di comunicazione.

         Una particolare attenzione meritano la ristrutturazione e l’ampliamento dell’Aeroporto ed il Centro Storico di cui si parla chissà da quando ma per il quale non è stato fatto ancora nulla di concreto. Per non far nulla e lasciare andare tutto in rovina (certo, perché col tempo i monumenti e le case del centro storico crollerano  ad una ad una), non sarebbe meglio decidere cosa di più interessante e significativo si debba salvare e tramandare ai nostri posteri, mettendolo quindi in grado di sopravvivere nei secoli venturi, consolidando e riportando all’aspetto originale quei settori e quei palazzi che sono più rappresentativi? Si può anche rimettere insesto tutto, d’accordo, ma forse siamo già in ritardo perché si doveva incominciare già parecchi anni addietro.

Altro problema che non deve essere dimenticato è il pericolo di alluvioni, per cui i corsi d’acqua (ed in particolar modo il Bisagno) debbono essere studiati risolvendone il problema con opportuni scolmatori. Cosa potrà succedere se, quando ci sarà la metropolitana, verrà un’alluvione e per esempio il Bisagno non potrà scaricare tutta l’acqua che riceve? Quante centinaia di cittadini potranno perdere la vita annegati in una tale eventualità?

Tutto il resto, e cioè, scuole, ospedali, impianti sportivi, miglioramenti della viabilità, agricoltura, ecologia, turismo (quello non stagionale di cui si è già parlato), artigianato, industria  (tutta quella possibile), commercio, territorio, ambiente, ecc. devono essere coordinati dai Tecnici preposti in un tutto armonico che non disperda tempo e quattrini, badando bene a non fare opere che, appena realizzate, o  addirittura non ancora finite, siano già superate e debbano essere rifatte, oppure opere che non siano inserite o inseribili in tutto il piano dello sviluppo futuro.

        Ovviamente non si può dar mano subito a tutto. Ogni cosa che si fa dovrà però essere realizzata secondo un piano organico e secondo precedenze prestabilite. Ma appunto qui sta il nocciolo della questione, bisogna prevedere, progettare e pianificare tutto, perché nel nostro futuro il tutto possa legare ed amalgamare assieme, tenendo conto del progresso della tecnica, delle esigenze e delle prospettive future di tutta la Liguria.

        Naturalmente su quanto detto il discorso potrebbe essere ben più ampio scendendo nei particolari, ma lo scopo di queste considerazioni vuole essere solamente una informazione in linea generale ed uno sprone per tutti gli Uomini, i Tecnici, gli Enti preposti ad avere una visione veramente lontana e chiara del nostro futuro, a concentrare le forze camminando tutti in una stessa direzione: il nostro futuro, il futuro della Liguria.

E’ nel convincimento che si può fare, che si deve fare; è nella speranza che tutto sarà fatto; che, nonostante gli avvenimenti negativi costantemente susseguitisi negli ultimi lustri, siamo convinti che la situazione un giorno cambierà e che ogni ligure potrà sperare in un avvenire migliore.

Noi guardiamo al nostro futuro con fiducia riponendola nelle mani dei Responsabili che devono guidare la Regione Liguria proprio verso quel futuro di pace e di benessere che tutti si auspicano.

Noi pensiamo che un avvenire di prosperità per la Liguria sia certo: è solo questione di giuste previsioni, di programmi, di volontà e di tempo.
Dr. Luigi De Martini.

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CHI ERA IL DR. LUIGI DE MARTINI
(6 Febbraio 1923 – 1 Febbraio 1975)

L’On. Isabella Susy De Martini già Membro del Parlamento Europeo

L’On. Isabella Susy De Martini, lo ricorda così:

“…nella giornata del 25 aprile 2024 – 79° Anniversario della liberazione d’Italia nel 1945, voglio ricordare un Partigiano per me molto speciale, che nel 1944 durante la Resistenza, all’età di 22 anni, nelle file dei Garibaldini, era al Comando della “Divisione Gin Bevilacqua”, con il nome di battaglia “Gordon”. 

“…Era mio Papà Luigi, del quale sono molto fiera ed al quale sono dedicate le pagine nel Dizionario Biografico dei Liguri che hanno fatto la Storia. Sposò poi nel 1950, a Londra, una bionda e splendida ragazza Ebrea che gli diede 8 figli. Io sono la più grande di 7 sorelle ed un fratello”.
Nel 1974 é eletto Presidente de “A Compagna” ed è industriale genovese nelle riparazioni navali, (sua l’azienda prima in Europa del settore).
< https://www.acompagna.org/wit/chisiamo/organi/index.htm >

“…Felice quindi di aver festeggiato la Bandiera Italiana il 7 Gennaio 2024 alla Festa del Tricolore, dopo aver festeggiato il 23 Aprile 2024 la gloriosa giornata della Bandiera di Genova. Un abbraccio a tutti voi. On. Isabella Susy De Martini”.

 

 

 

 

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LE BARCHE A VELA DI LUIGI DE MARTINI

  • Ecco il documento di proprietà originale del Varazze Club Nautico della prima barca a vela del 1937 di Luigi De Martini (ne ebbe poi altre, compresa una Star).
La prima barca a vela di Luigi De Martini – Il documento di proprietà originale del 1937
  • Ecco il Premio Regionale de “A Compagna” che ogni hanno viene assegnato alla Memoria di Luigi De Martini

PREMI “A COMPAGNA”
https://www.acompagna.org/wit/chisiamo/iniziative/premi/premio_de_martini.htm

Premio 1978 de A Compagna dedicato a Luigi De Martini
Dr. Luigi De Martini (6 Febbraio 1922 – 1 Febbraio 1975). Una personalità da ammirare. Nel 1974 è industriale genovese e Presidente de “A Compagna”

A COMPAGNA RAPPRESENTA PER LA CITTA’ IL TESTIMONE, IL CONSERVATORE, IL GARANTE DELLA GRANDE TRADIZIONE STORICA DI GENOVA, DELLA SUA LINGUA. DELLA SUA CULTURA CHE E’ STATA PER SECOLI AL CENTRO DEL MEDITERRANEO QUANDO IL MEDITERRANEO ERA AL CENTRO DEL MONDO.

LE SUE RADICI RISALGONO AL MEDIOEVO, IN PARTICOLARE PRIMA DELL’ANNO 1100, ED ANTICIPA, NELLA SUA FORMA ISTITUZIONALE DI ORGANIZZAZIONE CIVILE ED AMMINISTRATIVA, LA SUCCESSIVA FORMAZIONE DEL COMUNE, DI CUI E’ ELEMENTO COSTITUTIVO.

Il Dr. Luigi De Martini e la Signora Annelore Fein, vedova De Martini

SONO PROPRIO I CARATTERI FONDANTI DE A COMPAGNA, CHE LUIGI DE MARTINI CON GRANDE PASSIONE SOSTENEVA E PROMUOVEVA, CHE HANNO SOLLECITATO A COMPAGNA, IN UNIONE ALLA SIGNORA ANNELORE FEIN VEDOVA DE MARTINI, A VOLER DAR VITA NEL 1978 AL PREMIO A LUI DEDICATO, PER ONORARNE LA MEMORIA E MANTENERE VIVO IL RICORDO DEL COMPIANTO PRESIDENTE PERCHE’ DESIDERAVAMO CONTINUARE AD ESSERE QUELLA VOCE FORTE DI GENOVA, NON SOLO CULTURALE, E CONTINUARE SULLA ROTTA DA LUI TRACCIATA PER STIMOLARE LE RICERCHE E GLI STUDI SULLE PARLATE LIGURI.

PER QUESTO MOTIVO I PREMI “A COMPAGNA” HANNO UN PARTICOLARE VALORE DI RAPPRESENTATIVITA’ E DI SIGNIFICATO ALL’INTERNO SIA DELLA STORIA DELLA NOSTRA CITTA’ SIA DI TUTTA LA LIGURIA, OGGI REGIONE, IERI TERRITORIO UNITO SOTTO IL NOME DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA DI GENOVA.

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Angelo Martinengo.
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